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Il nome
Nome rinascimentale è Mathesium (usato da Flavio Biondo in Italia illustrata); nome medievale è Matese (nella Cronaca Volturnese, per l'anno 819), e potrebbe essere il nome antichissimo. Per assonanza è stato pensato derivato dal greco (o mantano, da cui metesis, che si osserva, il panoramico, o matèuo dalle sfrenate tormente). Esclusa ogni derivazione dal greco, e anche da un tardo latino, non resta che un nebuloso sannitico, e forse una residua toponomastica di razze mediterranee.

Geologia
Dagli studi geologici sappiamo della lenta evoluzione del massiccio attraverso le sconfinate epoche in cui, dal mare detto Teide, cominciò ad emergere l'ossatura appenninica. Siamo nel Paleozoico, o epoca primaria, e andiamo dai 400 ai 120 milioni di anni, ed è in quest'epoca che si forma il basamento dolomitico del Matese, che emerge dal mare.
Nel Secondario o Mesozoico c'è stato un abbassamento di queste terre, tornate sotto le acque, ed all'ultimo periodo dell'era Mesozoica, e cioè al Cretacico, appartengono i calcari che formano lo strato superficiale dell'ossatura matesina. Arriviamo a 70 milioni di anni.
Nel Terziario o Cenozoico c'è stato il secondo sollevamento dal mare, quello attuale, cominciato nel primo periodo, l'Eocene, e completamente terminato nel Pliocene. Andiamo dai 70 milioni di anni a 700.000.
L'ultima era, Quaternaria o antropozoica, vede lentamente abbassarsi le cime matesine e riempirsi intorno le vallate. Esplode il vulcano di Roccamonfina, e devia il corso del Volturno.
Questo, ristretto fra il Matese e le montagne di Baia - Dragoni - Caiazzo, vi forma un enorme lago che poi lentamente si apre la via fra Ruviano e Marafi, e la pianurra torna asciutta. Fenomeni vulcanici si manifestano anche nella regione di Telese e i corrugamenti della crosta terrestre hanno spezzato il Matese con una enorme linea di frattura centrale che si è colmata e ha dato ricetto al lago.
Terremoti grandiosi, risalenti a non molte migliaia di anni fa, provocarono improvvise fratture, creando nuove valli.....Ecco la vicenda grandiosa di queste montagne sulle quali noi, da trenta secoli, siamo appollaiati.

Configurazione
La configurazione orizzontale del massiccio, ci dà la figura di un grosso quadrilatero, con una lunghezza massima di  tra Isernia e Ponte Casalduni, di km. 45 e una larghezza massima tra Boiano e Piedimonte, di circa 20 km.
Più compatto. e perciò geologicamente più giovane, il versante molisano, più eroso e abbassato quello tirrenico. Qui le acque ed i fenomeni tellurici hanno creato i tre sistemi di valli del Lete, del Torano e del Titerno.Lo spaccato verticale del massiccio ci mostra le due pieghe di corrugamento di differente altezza, quella tirrenica sui 1200-1500 metri, e quella adriatica sui 1500-2050 metri. Fra esse c'è una regione piatta, lunga sui 25 km. circa e larga 2,5 km., nella stessa direzione dell'asse maggiore.
E' stata formata dalle acque su qualche fondo impermeabile. In essa stanno il lago, i fiumi Lete e Sava e numerosi torrenti. Tra le montagne più importanti del massiccio matesino bisogna citare il Monte Miletto (m.2050), che rappresenta anche la vetta più alta della Campania, la Gallinola (m.1923), il Mutria (m.1882), Monte Porco (m.1605), Monte Cappello (m.1406), Monte Erbano (m.1385), Monte Janara (m.1406), Monaco di Gioia(m.1332), Monte Maio (m.1302), Monte S. Angiolillo (m. 1290), Monte Acuto (m.1266).

Il Clima
Il Matese presenta, nella sua estensione di grande pilastro ellittico dell’Appennino Meridionale, svariate qualità climatiche in rapporto con la presenza di aree di pianura, vallate alpine, burroni, colline, media ed alta montagna, fiancate e pendii ripidissimi che degradano verso i fiumi Calore, Biferno, Tammaro, Sava, Lete e Volturno. Le altezze variano da metri 150 a 2050 s.l.m. (cima di Monte Miletto).
Nello studio della biologia climatica, cioè delle reazioni biologiche organiche sotto l’influenza del clima, il Matese occupa un posto di primo piano per l’azione terapeutica delle sue località a seconda della varietà del clima e della possibilità di assuefazione, dalla quale dipendono in gran parte i benefici climatici per l’organismo umano.
Il clima in generale ed il microclima in particolare devono essere intesi quale sintesi di tutti i fattori terrestri ed atmosferici che siano capaci da soli o col concorso di speciali predisposizioni individuali (per lo più a sfondo neurovegetativo ed endocrinologico) di favorire la regressione di malattie infettive (specie nel periodo di attacco da parte dei germi) o di modificare gli stati minerali ed umorali organici per rendere l’uomo sempre meno ricettivo agli stimoli morbosi e più sensibile al ristabilimento dell’equilibrio funzionale con l’ambiente esterno. Di qui la necessità di precisare l’importanza della medicina per la scelta dello sport più adatto in montagna o della villeggiatura da praticare, in una parola per l’applicazione del clima alle esigenze fisiopsichiche e sportive, soprattutto della gioventù. Per la vasta regione montana del Matese che ha un circuito perimetrale di circa 200 km gli elementi da prendere in considerazione sono quelli abituali che o si elidono o interferiscono a creare il complesso climatologico dinamico locale (microclima) e cioè la costituzione del suolo e del sottosuolo, la vegetazione, le sorgenti, i corsi d’acqua, i componenti dell’atmosfera, la temperatura, i cambiamenti delle precipitazioni atmosferiche, la pressione barometrica, il regime dei venti, la ionizzazione dell’aria, i campi elettrici, la frequenza dei temporali, le radiazioni solari, le irradiazioni dal suolo e la radioattività cioè l’emanazione RADON.
Nelle varie località del Matese ove, pur nella prevalenza del clima temperato continentale proprio delle montagne appenniniche meridionali, sono individuabili ed applicabili varietà di climi locali o microclimi, tutti i fattori componenti il clima sono stimolanti oppure sedativi a seconda della posizione topografica delle singole località che si prestano così alle più svariate selezioni individuali ed alle migliori applicazioni terapeutiche.
Le stagioni climatiche, anche per il Matese, si possono dividere in stagioni estive (giugno, luglio, agosto fino a metà settembre) e stagioni invernali (dicembre, gennaio e febbraio fino a metà marzo), considerando gli altri mesi come indifferenti. Fra le zone preferite per le stagioni invernali si segnalano Gallo Matese, Letino, S. Gregorio e Castello d’Alife e la vasta conca a mille metri di altitudine che ha, al suo centro, il lago omonimo. Vi sono inoltre estesi campi di neve lungo il costone meridionale dei monti Gallinola, Esule, Montemiletto e sul costone settentrionale di Campitello verso la pianura del Matese Molisano.
Il Clima di media montagna che va dai metri 600 ai 1200 s.l.m. è consigliabile, oltre che per le indicazioni generali del riposo dopo il faticoso lavoro annuale o come svago estivo, anche alle persone anziane, agli individui eretistici, ai convalescenti di malattie reumatiche (come complemento delle cure termominerali) a scopo tonificante ed anche ai cardiaci in fase di compenso circolatorio e ai renali e vascolari ai quali sia stata interdetta la residenza al mare o in alta montagna.
Il microclima delle suddette località di media montagna del Matese si lascia facilmente e beneficamente sopportare e ciò in base ai seguenti requisiti: scarsa umidità la quale è sempre inferiore al punto di saturazione del vapore acqueo atmosferico; temperatura giornaliera con scarse differenze tra il giorno e la notte e fra una stagione e l’altra; pressione barometrica senza grandi rilievi massimi e minimi giornalieri; radiazioni solari mitigate dai leggeri venti quotidiani; la vicinanza di altre cime montuose e la presenza dei boschi coi quali avviene lo scambio temperante dell’aria rendendo tonico-stimolante l’azione del clima locale.
Nelle località del Matese, di alta montagna, come il monte Ianara, il Tamburro, la Gallinola, il Montemiletto, l’effetto terapeutico è essenzialmente eccitante o clinicamente si rivela con l’aumento del ritmo circolatorio e respiratorio, con la frequenza del polso e con l’aumento dei globuli rossi e dell’emoglobina, della forza muscolare e con la migliorata resistenza agli esercizi fisici e sportivi. Questo clima può essere consigliato solo agli organismi che non abbiano tare ereditarie e che siano consolidati nei loro sistemi organici termoregolatori e neurovegetativi-endocrini. In proposito occorre il giudizio e la vigilanza del medico ed in tal caso anche i bambini molto depressi, intossicati, affaticati, e soprattutto i torpidi ipertemici ed ipotiroidei possono essere avviati in alta montagna assieme agli adulti anemici, agli infermi di diatesi essudativa, ai reumatici cronicizzati, ai nervosi ereditari.
Gli altri fattori climatici da considerare sono quelli legati alla qualità del suolo.
Il terreno dell’altipiano del Matese presenta pascoli naturali e, graminacee e leguminose. Essi danno vita ad una fiorentissima industria zootecnica e casearia durante sette mesi dell’anno in alternativa con i pascoli della pianura ubertosa del Volturno. Vi è in uso la cosiddetta transumanza dei greggi, cioè la vita lavorativa alternata fra il Matese e la pianura del Volturno secondo il ciclo climatico stagionale. I latticini freschi che si producono localmente durante l’estate servono quale utile complemento alimentare nel corso della cura climatica. Il fieno che si ricava è morbido, aromatico, composto in prevalenza di logli, festuche, agrostidi, leguminose, erbe mediche e trifoglio. Una parte dei terreni è coltivata a grano, segala e patata. L’aria è salubre. Sul Matese da molti anni non sono stati riscontrati focolai malarigeni. Sull’Altipiano vi sono molte sorgenti i cui corsi naturali si riversano nel lago posto al centro e che è alimentato dalle acque sorgive e dal quelle provenienti dallo scioglimento delle nevi. Il lago ha circa cinque chilometri quadrati di superficie, una profondità media di 5 metri ed un volume di 15 milioni di metri cubi di acquea; il suo fondo è costituito da uno strato argilloso impermeabile e, specie alla sua periferia, presenta alcuni infossamenti a spirale (inghiottitoi) dai quali una parte delle acque viene risucchiata verso ignote destinazioni. La temperatura di superficie è di 20°-22° C. durante l’estate; d’inverno si raggiungono temperature al di sotto dello zero ed il lago si presenta per lo più con estese croste di ghiaccio da novembre a febbraio. Questa grande massa di acqua, situata in una conca montuosa, contribuisce a mitigare le radiazioni solari e fa notevolmente aumentare l’umidità atmosferica mentre che, di inverno, raggiunto il punto di solidificazione dell’acqua, contribuisce, assieme ai venti, a conservare per due o tre mesi il manto di neve e di ghiaccio alla regione.
I boschi sono quasi tutti di antichissima origine e costituiti da querce, elci, cerri, rovere, carpini, frassini, avellani, aceri, cornioli, castagni e noci selvatici, al di sotto degli 800 m di altitudine, mentre nelle località poste al di sopra fino a un massimo di metri 1600 di altitudine, predominano nettamente il faggio e, solo in qualche zona (Letino-Boiano), è presente l’abete. L’efficacia dei boschi sta nella correzione delle acque di displuvio, nel ricambio della clorofilla, nella presenza dell’ozono il quale ultimo testimonia sicuramente della purezza batteriologica dell’aria e del suolo. Nei campi più riparati dai venti e nella quiete dei boschi, il cui terreno è ricco di humus, vegeta una flora lussureggiante che circa ottanta anni or sono venne messa in valore da un chiaro studioso e patriota: Beniamino Caso. Il Matese è ricco di piante e fiori locali: pelosella, dente di leone (cicoria pregiatissima), carlina, camomilla, albrano, ribes, nepitella, lichene, genziana, genzianella, trifoglio fibrino, arnica, anemoni azzurrini, papaveri, crisantemo dorato, miosotis, ciclamino, astri alpini, viola gialla, viola alpestre, bucaneve, lamponi, fragole odorose e ricercatissime, tutti insieme piante e fiori costituiscono l’ornamento cromatico e profumato delle distese verdi e riposanti, espressione della fertilità e della salubrità del suolo.
Questa montagna del Matese così ricca di possibilità climatiche è dunque un tesoro a disposizione degli abitanti di Terra di Lavoro e di Napoli di cui costituisce l’immediato retroterra.
(Giovanni Caso, Invito al Matese, 1953)
 

La flora e la fauna
Tutta l’area presenta una eccezionale valenza naturalistica: i rilievi sono ammantati di faggete che coprono i versanti alle quote più elevate, soprattutto nel versante orientale.
Più in basso, domina il bosco misto che spesso si interseca con i castagneti modellati dall'uomo, e con le leccete che risalgono dal piede del massiccio specialmente nei quadranti più caldi dell'area.
Le essenze prevalenti sono dunque la Roverella (Quercus pubescens), il Cerro (Quercus cerris), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), il Castagno (Castanea sativa), e nei versanti più assolati la Macchia mediterranea. Nel sottobosco fioriscono numerose specie di Orchidee selvatiche del genere “Orchis”.
Le rupi, ed in particolare quelle di vetta, ospitano una interessante flora ricca di endemismi e specie rare. Si tratta in generale di specie che denotano affinità con i popolamenti dei pascoli e delle rupi elevate dell'Appennino centrale, come le Sassifraghe, tra le quali la rara Saxifraga porophylla, le Primule montane (Primula auricola), le Viole dei pascoli rupestri (V. pseudo gracilis, V. eugeniae, V. aetnensis ssp. splendida), gli Edraianti (Edraeanthus sp.), la Lingua di cane appenninica (Solenanthus apenninus), le Pedicolari (Pedicularis sp.), le Creste di gallo (Rhinanthus wettsteinii, R. personatus), ed i Verbaschi (Verbascum sp.) solo per citare le più appariscenti. Molto rappresentati sul Massiccio sono i prati pascoli di quota e le praterie aride che spesso ospitano interessanti entità floristiche mediterranee che qui trovano il loro limite settentrionale di espansione. Notevole, infine, la presenza nel territorio del comune di Fontegreca di una vasta cipresseta spontanea, con alberi che raggiungono i 30 metri di altezza, ed attraversa dal corso del Fiume Sava.
Eccezionale è il patrimonio faunistico: i rilievi sono frequentati dal Lupo (Canis lupus) e dal Gatto selvatico (Felis silvestris); alle quote inferiori dominano, invece, i boschi misti in cui sono frequenti Astori (Accipiter gentilis), Sparvieri (A. nisus), Colombacci (Columba palumbus) e Poiane (Buteo buteo), che non di rado si spingono verso le pareti rocciose, regno di rapaci come il Lanario (Falco biarmicus), l'Aquila reale (Aquila chirysaetos) ed altre specie rupicole quali il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), il Codirossone (Monticola saxatilis) il Culbianco (Oenanthe oenanthe) e lo Spioncello (Anthus spinoletta). Nei boschi è particolarmente frequente il Picchio rosso minore (Dendrocopos minor).
La fauna alata che sorvola questi ambienti in primavera è costituita, tra gli altri, da Nibbio reale (Milvus milvus) e Pellegrino (Falco peregrinus).
La presenza degli specchi d'acqua fa sì che il birdwatching possa essere molto fruttuoso per la presenza di nidificanti come Svasso maggiore (Podiceps cristatus), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Moretta tabaccata (Aythya niroca) e Germano reale (Anas platyrhinchos). Durante i passi si avvistano anche Airone bianco maggiore (Casmerodius albus), Cicogna bianca e Cicogna nera (Ciconia ciconia, C.nigra) Falco di palude (Circus aeruginosus), Combattente (Philomacus pugnax) e Marzaiola (Anas querquedula). In inverno diverse specie di anatre cercano rifugio tra i chiari nei canneti.
Ed ancora va ricordata la presenza nel Parco della Salmandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e tra i Rettili dell’ormai raro Orbettino (Anguis fragilis).

Economia
Fino a 80 anni or sono l'economia era quella tradizionale. Il prodotto delle nostre montagne, a dorso d'asino o di mulo, scendeva nei centri alla periferia. Coi nuovi metodi e i moderni mezzi di comunicazione, tutto è profondamente mutato. Di formazione recente, il Matese non può avere grandi possibilità
minerarie.
La bauxite è già stata sfruttata: Cusano Mutri, Gallo Matese, Raviscanina e altri punti, specie Valle Cusanara, attendono un più attento esame. Vi sono banchi lunghi fino a 20 km. e spessi sui 2 metri. Non mancano le piriti di ferro, il manganese, la lignite e la torba. Presenza di minerali c'è, quel che difetta e la quantità.
Il caolino a Pratella è noto e sfruttato, ma l'alabastro di Letino non è ancora conosciuto; Fontegreca in passato ha fornito marmi pregiati, e può fornirne ancora; in pieno sfruttamento sono soltanto le acque minerali di Telese Terme: 29 sorgenti, delle quali 19 sono sulfureo-carboniche, a 21°C ed apparvero in seguito al terremoto del 1349, a Pratella bicarbonato-calcico-magnesiaca a 13°C e ferrugginose, oramai diffuse in tutta Italia dalla società Lete; a Ciorlano, solforose a 17°C, a Pontelandolfo ferrugginosa fredda; a San Massimo, a Sepino a 9°C, 6 antiuriche e diuretiche.
Come si vede c'è qualcosa, ma i minerali non sono il suo forte. Molto di più rende nel campo agricolo.La patata del Matese, introdotta nel 1820, oggi invia alla periferia del massiccio, ma soprattutto al mercato di Roma, migliaia di quintali di prodotto (1980); sviluppo hanno avuto i cereali, dove fino al '700 non c'era che segala. I legumi e in ispecie la lenticchia, piccola e gustosa, hanno il loro peso; le foraggere cominciano a manifestarsi anche sull'altopiano. Nella fascia collinare fino a 500 m. l'ulivo e la vite danno il rinomato e notevole prodotto oleario e vinicolo, ed anche la frutta è pregiata.
Il sottobosco matesino è apprezzato per i funghi e le fragole. Le industrie tipiche, antichissime, sono quelle del formaggio, legna e terrecotte. In epoche più vicine a noi si aggiunsero coltelli forse derivazione di un'attività più antica di armi; coperte a trapunto (Piedimonte), legno (Sassinoro e Piedimonte), laterizi (Cerreto e un pò dovunque), merletti (Isernia e Pontelandolfo), pietra (Cusano Mutri).
Industrie moderne e di grande attrezzatura sono le paste alimentari di Isernia, la centrale idroelettrica di Campitelli che dà luce al Molise. Le stazioni sciistiche di Bocca della Selva e quella molto più importante di Campitello Matese.
I centri di commercio matesino rimangono sempre quelli della periferia: Piedimonte, Boiano, Isernia, Cerreto, Morcone, coi loro mercati settimanali, le vie che da essi si addentrano nel massiccio, le ferrovie e le grandi arterie asfaltate che li toccano e, circuendo il Matese per 210 Km., si legano alla rete nazionale.
Un'industria finita è quella della neve. Nessuno più la conserva dopo la fabbricazione del ghiaccio. Sepolta in punti non esposti a Sud, coperta di foglie e di terra, d'estate veniva scesa a dorso di mulo in appositi recipienti e venduta per uso medico e per gelati, sorbetti "subretta". Quanta se ne faceva sul Matese? "Dans la vallée dite Fondacone au dessus de Roccamandolfe, ainsi que dans celle de Chiusano on en ramasse en si grande quantité, qu'elle peut suffire à la consommation de tous le pays circonvoisins pendant toute l'eté".

Leggende del Matese
Fra le leggende più note ricordiamo quella dell'Esule(1), di una principessa esule che sul Matese si spogliò di tutto per fare del bene, e poi fu trovata morta, assiderata. E' un'invenzione, in quanto il monte omonimo si chiama Esere non Esule.
C'è quella di Pretemorto(2) di cui però esistono due versioni: una idealizzata, un sacerdote ucciso dai briganti perché si rifiutò di legittimare una colpevole relazione, e un'altra, irriverente, di un prete che tenne per sé la taglia che avrebbe dovuto consegnare, e fu ucciso.
Ci sono quelle relative ai briganti, del tesoro nascosto nella gola del Falco (in dialetto fàllaco), e rivelato da un vecchio bandito prima di morire, dell'altro tesoro nascosto in una piccola grotta inaccessibile, in alto su una rupe nel versante Nord di monte Miletto; ce n'è una amorosa nel bosco di Amore, così detto per il truce assassinio di una pastorella; ce n'è perfino di quelle che ricordano le guerre sannitiche: ricostruzione bellissima del prof. Guido Della Valle che doveva essere ripresa a cinema; ce n'è di medioevali, di streghe, di fantasmi e saraceni.......; e fra storia e leggenda è la vita della beata Maddalena Caso, anima francescana di S. Gregorio che invitava le piante e gli uccelli a lodare Dio, e viveva contenta nella sua povertà.
Il cadavere sul catafalco, tendendo la mano in atto di saluto.


(1) E' una fiaba coniata di sana pianta da G. del Giudice di San Gregorio, in quanto la vetta del Matese è Esere (per la prima volta citata in una pergamena del 969), arbitrariamente italianizzato in Esule. V. Bollettino del C.A.I., vol. IX, n.24 (1876), pag.142.
(2) Il nome Pretemorto preesiste al 1860, e la leggenda non riguarda l'ultimo brigantaggio.

Turismo e viabilità
Il campeggio estivo e l'automobile hanno fatto uscire decisamente il Matese da quel pauroso isolamento cui si avvolgeva da millenni, e che pure era il suo fascino. Oggi numerosi campeggi ben attrezzati, molti nell'ampio pianoro del lago, presso boschetti e sorgenti, iniziano ad una vita semplice, autonoma e sana, gruppi di giovani, ragazzi e ragazze. Li mandano lassù, se non autonomamente, associazioni religiose, politiche e sportive e dai punti più vari: dalla base, da Terra di Lavoro, da Napoli, dal Sannio, dalla Puglia e da Roma.
Vi salgono perfino roulottes che vengono dall'estero. Nelle domeniche estive, le vie intorno al lago risuonano di richiami e di risate. Tutti benvenuti, anche se i pastori, taciturni, li guardano con freddezza. A questa festa chiassosa "solo le cime rimangono inviolate, quasi ad indicare che nel secolo in cui tutto si vuole accessibile e comodo, c'è ancora qualcosa di alto che non si conquista senza sforzo".
Le vie che hanno causato questo imponente movimento turistico dal versante tirrenico risalgono al 1905, anno in cui, su interessamento dell'on. Scorciarini, fu iniziata la carrozzabile per Castello, dove arrivò nel 1912, completata nel 1920. Questa strada valorizza la campagna di Vallata, supera Valle Paterno con un ardito ponte a due archi, distrutto dai tedeschi nel 1943, e ricostruito dai Royal  Engineers nel 1944, quasi identico. Diventa quindi assai panoramica, passa sotto la condotte forzate dell'Enel, e si inoltra attraverso il Taglio di Castello quasi a picco, e che costò gran lavoro di mine.
Dopo un altro piccolo ponte si tocca Castello e, attraverso tornanti ed angoli, sempre più panoramica giunge a San Gregorio. Siamo nel 1928.
Di qui, dopo altri due tornanti, passata la piccola cappella di S. Croce, si dirige verso Pretemorto dove giunse nel 1932 e che fu ribattezzato Miralago. Siamo a 1.109 metri sul mare. La via in seguito fu fatta proseguire per Campo Maiuri con ampio tornante al Perrone. Qui era giunta la strada a cura della provincia di Campobasso. Nel 1954 sono avvenuti i primi passaggi sulla Transmatesina, lunga 41 km. da Piedimonte al bivio di Guardiaregia.
Sempre dal Perrone è possibile proseguire, quando la neve lo permette, per Campitello Matese e Bocca della Selva. Da Miralago, costeggiando il lago si può proseguire per Letino e Gallo. A Gallo si può scegliere se scendere a valle per Fontegreca o proseguire per la sua frazione, Vallelunga e da qui scendere a Monteroduni in provincia di Isernia.
Perfino la poesia ha toccato le corde. Il versante molisano ha creato note canzoni come: "Discende dal Matese la molisana...." e "Fra tutte le fanciulle del Matese - Rosella è la più bella che ci sta". Il versante campano ha ispirato E. A. Mario nel 1954. Nei suoi versi si vede l'uomo della pianura, non allenato, ma stupito e inebriato delle altezze: "Ncoppa 'o Matese nun ghi maje sulo..... - Faie na tappa a ogni paese - gente semplice e curtese - po vaje nfino addò può ghi - e po 'a lla ncoppa, affaccete - giacché ce si arrivato, vuoi vedé - Guarda attuorno a te, e che vide? - Tutte cose a stravedé.....Tu staje ncielo e nun 'o cride - pare suonno, ma nun è.....".
Ma il Matese non è soltanto bello, è utile. La villeggiatura sotto l'apparente svago, col disambientamento guarisce l'esaurimento, colla purezza e varietà del clima sana e fortifica costituzioni delicate. Ci sono cinque punti di altitudine di cui i medici tengono conto: Piedimonte 200, Castello 470, San Gregorio 800, Piana del lago 1.025, Bocca della Selva 1.450, e Campitello , allo stesso livello. San Gregorio ha applicazioni terapeutiche della media montagna, Piedimonte di pianura, Castello di collina, Bocca della Selva di vera montagna, dove inizia anche l'azione dei raggi X. La media montagna ha, in genere, effetto terapeutico sedativo; l'alto Matese ha effetto eccitante.
L'aria pura di Castello e San Gregorio si spiega colla posizione degli abitati, ai cui lati due profondi valloni canalizzano le correnti, e producono uno scambio purificatore dell'aria. Il silenzio, il verde, l'aria pura e leggera, l'elioterapia, ecc., costituiscono gli elementi di un'azione stimolante. Organismi anemici e rallentati nel ricambio constateranno un grande progresso. Aumenterà respiro e circolazione, peso, appetito, forza muscolare e resistenza al cammino e al lavoro.

Bocca della Selva è una piccola stazione sciistica  posta al confine di ben tre provincie: Caserta, Benevento e Campobasso.
Situata ad un'altezza di 1450 metri, in pieno Parco regionale del Matese, d'inverno è meta di sciatori ma soprattutto snowboarder e freestyler, provenienti da quasi tutta la Campania, data la vicinanza della più nota Campitello Matese.
Tanti sono i percorsi contrassegnati che permettono di percorrere nella bella stagione, in lungo e in largo, le vaste zone di verde. Si possono infatti fare delle bellissime escursioni all'interno dei fitti boschi e in alcuni casi raggiungere la vetta del monte Mutria che svetta su Bocca della Selva ad un'altezza di ben 1882 metri.
Se si è volenterosi si può camminare per diversi km e la fatica è notevolmente mitigata dalle tante bellezze che ci circondano, un'oasi di natura incontaminata, dove passeggiare è davvero un piacere.
Ai piedi della pista da sci c'è un'ampia zona destinata al grill, con strutture per grigliate, un bel prato all'inglese e tante piante, quanto serve per fare un indimenticabile pic-nic.
Esiste da tempo anche un mercatino domenicale fatto di tante  bancarelle ricche di prodotti tipici, affettati vari, verdure sott'olio, caciotte e i tanti tipi di formaggio di pecora,  tutti prodotti fatti in casa dai contadini della zona, ed ancora tanti prodotti artigianali di vimini e legno.

 
Sia che si provenga da Roma o da Napoli l'uscita sull'autostrada A1 è Caianello, quindi si prosegue per la superstrada "Telesina", uscita Piedimonte Matese, e qui si trovano le indicazioni per Bocca della Selva.
Relazione di una gita al Matese fatta dalla sezione del Club Alpino in Napoli
nei primi di luglio 1873
IL MATESE nel Giornale enciclopedico di Napoli del 1807

DESCRIZIONE TOPOGRAFICA, FISICA, ECONOMICA, POLITICA DE'REALI DOMJNI AL DI QUA DEL FARO NEL REGNO DELLE DUE SICILIE
Giuseppe del Re, 1836

PIEDIMONTE MATESE PER LA GALLERIA INTERREGIONALE DEL MATESE
Giuseppe PACE

Matese
poesia di Luigi Cimmino