Il
nome Nome rinascimentale è Mathesium
(usato da Flavio Biondo in Italia illustrata); nome medievale è Matese
(nella Cronaca Volturnese, per l'anno 819), e potrebbe essere il nome
antichissimo. Per assonanza è stato pensato derivato dal greco (o mantano,
da cui metesis, che si osserva, il panoramico, o matèuo
dalle sfrenate tormente). Esclusa ogni derivazione dal greco, e anche da
un tardo latino, non resta che un nebuloso sannitico, e forse una
residua toponomastica di razze mediterranee.
Geologia Dagli studi geologici sappiamo della lenta evoluzione del massiccio
attraverso le sconfinate epoche in cui, dal mare detto Teide, cominciò
ad emergere l'ossatura appenninica. Siamo nel Paleozoico, o epoca
primaria, e andiamo dai 400 ai 120 milioni di anni, ed è in quest'epoca
che si forma il basamento dolomitico del Matese, che emerge dal mare.
Nel
Secondario o Mesozoico c'è stato un abbassamento di queste terre,
tornate sotto le acque, ed all'ultimo periodo dell'era Mesozoica, e
cioè al Cretacico, appartengono i calcari che formano lo strato
superficiale dell'ossatura matesina. Arriviamo a 70 milioni di anni.
Nel Terziario o Cenozoico c'è stato il secondo sollevamento dal mare,
quello attuale, cominciato nel primo periodo, l'Eocene, e completamente
terminato nel Pliocene. Andiamo dai 70 milioni di anni a 700.000.
L'ultima era, Quaternaria o antropozoica, vede lentamente abbassarsi le
cime matesine e riempirsi intorno le vallate. Esplode il vulcano di
Roccamonfina, e devia il corso del Volturno.
Questo, ristretto fra
il Matese e le montagne di Baia - Dragoni - Caiazzo, vi forma un enorme
lago che poi lentamente si apre la via fra Ruviano e Marafi, e la
pianurra torna asciutta. Fenomeni vulcanici si manifestano anche nella
regione di Telese e i corrugamenti della crosta terrestre hanno spezzato
il Matese con una enorme linea di frattura centrale che si è colmata e
ha dato ricetto al lago.
Terremoti grandiosi, risalenti a non molte migliaia di anni fa,
provocarono improvvise fratture, creando nuove valli.....Ecco la vicenda
grandiosa di queste montagne sulle quali noi, da trenta secoli, siamo
appollaiati.
Configurazione La configurazione orizzontale
del massiccio, ci dà la figura di un grosso quadrilatero, con una
lunghezza massima di tra Isernia e Ponte Casalduni, di km. 45 e
una larghezza massima tra Boiano e Piedimonte, di circa 20 km.
Più compatto. e perciò geologicamente più giovane, il versante
molisano, più eroso e abbassato quello tirrenico. Qui le acque ed i
fenomeni tellurici hanno creato i tre sistemi di valli del Lete, del
Torano e del Titerno.Lo
spaccato verticale del massiccio ci mostra le due
pieghe di corrugamento di differente altezza, quella tirrenica sui 1200-1500 metri, e quella
adriatica sui 1500-2050 metri. Fra esse c'è una regione piatta, lunga
sui 25 km. circa e larga 2,5 km., nella stessa direzione dell'asse
maggiore.
E' stata formata dalle acque su qualche fondo impermeabile. In essa
stanno il lago, i fiumi Lete e Sava e numerosi torrenti. Tra le montagne più
importanti del massiccio matesino bisogna citare il Monte Miletto
(m.2050), che rappresenta anche la vetta più alta della Campania, la
Gallinola (m.1923), il Mutria (m.1882), Monte Porco
(m.1605), Monte Cappello (m.1406), Monte Erbano (m.1385), Monte Janara
(m.1406), Monaco di Gioia(m.1332), Monte Maio (m.1302), Monte S.
Angiolillo (m. 1290), Monte Acuto (m.1266).
Il
Clima
Il Matese presenta, nella sua estensione di grande pilastro ellittico
dellAppennino Meridionale, svariate qualità climatiche in rapporto con la
presenza di aree di pianura, vallate alpine, burroni, colline, media ed
alta montagna, fiancate e pendii ripidissimi che degradano verso i fiumi
Calore, Biferno, Tammaro, Sava, Lete e Volturno. Le altezze variano da
metri 150 a 2050 s.l.m. (cima di Monte Miletto).
Nello studio della biologia climatica, cioè delle reazioni biologiche
organiche sotto linfluenza del clima, il Matese occupa un posto di primo
piano per lazione terapeutica delle sue località a seconda della varietà
del clima e della possibilità di assuefazione, dalla quale dipendono in
gran parte i benefici climatici per lorganismo umano.
Il clima in generale ed il microclima in particolare devono essere intesi
quale sintesi di tutti i fattori terrestri ed atmosferici che siano capaci
da soli o col concorso di speciali predisposizioni individuali (per lo più
a sfondo neurovegetativo ed endocrinologico) di favorire la regressione di
malattie infettive (specie nel periodo di attacco da parte dei germi) o di
modificare gli stati minerali ed umorali organici per rendere luomo
sempre meno ricettivo agli stimoli morbosi e più sensibile al
ristabilimento dellequilibrio funzionale con lambiente esterno. Di qui
la necessità di precisare limportanza della medicina per la scelta dello
sport più adatto in montagna o della villeggiatura da praticare, in una
parola per lapplicazione del clima alle esigenze fisiopsichiche e
sportive, soprattutto della gioventù. Per la vasta regione montana del
Matese che ha un circuito perimetrale di circa 200 km gli elementi da
prendere in considerazione sono quelli abituali che o si elidono o
interferiscono a creare il complesso climatologico dinamico locale
(microclima) e cioè la costituzione del suolo e del sottosuolo, la
vegetazione, le sorgenti, i corsi dacqua, i componenti dellatmosfera, la
temperatura, i cambiamenti delle precipitazioni atmosferiche, la pressione
barometrica, il regime dei venti, la ionizzazione dellaria, i campi
elettrici, la frequenza dei temporali, le radiazioni solari, le
irradiazioni dal suolo e la radioattività cioè lemanazione RADON.
Nelle varie località del Matese ove, pur nella prevalenza del clima
temperato continentale proprio delle montagne appenniniche meridionali,
sono individuabili ed applicabili varietà di climi locali o microclimi,
tutti i fattori componenti il clima sono stimolanti oppure sedativi a
seconda della posizione topografica delle singole località che si prestano
così alle più svariate selezioni individuali ed alle migliori applicazioni
terapeutiche.
Le stagioni climatiche, anche per il Matese, si possono dividere in
stagioni estive (giugno, luglio, agosto fino a metà settembre) e stagioni
invernali (dicembre, gennaio e febbraio fino a metà marzo), considerando
gli altri mesi come indifferenti. Fra le zone preferite per le stagioni
invernali si segnalano Gallo Matese, Letino, S. Gregorio e Castello dAlife
e la vasta conca a mille metri di altitudine che ha, al suo centro, il
lago omonimo. Vi sono inoltre estesi campi di neve lungo il costone
meridionale dei monti Gallinola, Esule, Montemiletto e sul costone
settentrionale di Campitello verso la pianura del Matese Molisano.
Il Clima di media montagna che va dai metri 600 ai 1200 s.l.m. è
consigliabile, oltre che per le indicazioni generali del riposo dopo il
faticoso lavoro annuale o come svago estivo, anche alle persone anziane,
agli individui eretistici, ai convalescenti di malattie reumatiche (come
complemento delle cure termominerali) a scopo tonificante ed anche ai
cardiaci in fase di compenso circolatorio e ai renali e vascolari ai quali
sia stata interdetta la residenza al mare o in alta montagna.
Il microclima delle suddette località di media montagna del Matese si
lascia facilmente e beneficamente sopportare e ciò in base ai seguenti
requisiti: scarsa umidità la quale è sempre inferiore al punto di
saturazione del vapore acqueo atmosferico; temperatura giornaliera con
scarse differenze tra il giorno e la notte e fra una stagione e laltra;
pressione barometrica senza grandi rilievi massimi e minimi giornalieri;
radiazioni solari mitigate dai leggeri venti quotidiani; la vicinanza di
altre cime montuose e la presenza dei boschi coi quali avviene lo scambio
temperante dellaria rendendo tonico-stimolante lazione del clima locale.
Nelle località del Matese, di alta montagna, come il monte Ianara, il
Tamburro, la Gallinola, il Montemiletto, leffetto terapeutico è
essenzialmente eccitante o clinicamente si rivela con laumento del ritmo
circolatorio e respiratorio, con la frequenza del polso e con laumento
dei globuli rossi e dellemoglobina, della forza muscolare e con la
migliorata resistenza agli esercizi fisici e sportivi. Questo clima può
essere consigliato solo agli organismi che non abbiano tare ereditarie e
che siano consolidati nei loro sistemi organici termoregolatori e
neurovegetativi-endocrini. In proposito occorre il giudizio e la vigilanza
del medico ed in tal caso anche i bambini molto depressi, intossicati,
affaticati, e soprattutto i torpidi ipertemici ed ipotiroidei possono
essere avviati in alta montagna assieme agli adulti anemici, agli infermi
di diatesi essudativa, ai reumatici cronicizzati, ai nervosi ereditari.
Gli altri fattori climatici da considerare sono quelli legati alla qualità
del suolo.
Il terreno dellaltipiano del Matese presenta pascoli naturali e,
graminacee e leguminose. Essi danno vita ad una fiorentissima industria
zootecnica e casearia durante sette mesi dellanno in alternativa con i
pascoli della pianura ubertosa del Volturno. Vi è in uso la cosiddetta
transumanza dei greggi, cioè la vita lavorativa alternata fra il Matese e
la pianura del Volturno secondo il ciclo climatico stagionale. I latticini
freschi che si producono localmente durante lestate servono quale utile
complemento alimentare nel corso della cura climatica. Il fieno che si
ricava è morbido, aromatico, composto in prevalenza di logli, festuche,
agrostidi, leguminose, erbe mediche e trifoglio. Una parte dei terreni è
coltivata a grano, segala e patata. Laria è salubre. Sul Matese da molti
anni non sono stati riscontrati focolai malarigeni. SullAltipiano vi sono
molte sorgenti i cui corsi naturali si riversano nel lago posto al centro
e che è alimentato dalle acque sorgive e dal quelle provenienti dallo
scioglimento delle nevi. Il lago ha circa cinque chilometri quadrati di
superficie, una profondità media di 5 metri ed un volume di 15 milioni di
metri cubi di acquea; il suo fondo è costituito da uno strato argilloso
impermeabile e, specie alla sua periferia, presenta alcuni infossamenti a
spirale (inghiottitoi) dai quali una parte delle acque viene risucchiata
verso ignote destinazioni. La temperatura di superficie è di 20°-22° C.
durante lestate; dinverno si raggiungono temperature al di sotto dello
zero ed il lago si presenta per lo più con estese croste di ghiaccio da
novembre a febbraio. Questa grande massa di acqua, situata in una conca
montuosa, contribuisce a mitigare le radiazioni solari e fa notevolmente
aumentare lumidità atmosferica mentre che, di inverno, raggiunto il punto
di solidificazione dellacqua, contribuisce, assieme ai venti, a
conservare per due o tre mesi il manto di neve e di ghiaccio alla regione.
I boschi sono quasi tutti di antichissima origine e costituiti da querce,
elci, cerri, rovere, carpini, frassini, avellani, aceri, cornioli,
castagni e noci selvatici, al di sotto degli 800 m di altitudine, mentre
nelle località poste al di sopra fino a un massimo di metri 1600 di
altitudine, predominano nettamente il faggio e, solo in qualche zona (Letino-Boiano),
è presente labete. Lefficacia dei boschi sta nella correzione delle
acque di displuvio, nel ricambio della clorofilla, nella presenza
dellozono il quale ultimo testimonia sicuramente della purezza
batteriologica dellaria e del suolo. Nei campi più riparati dai venti e
nella quiete dei boschi, il cui terreno è ricco di humus, vegeta una flora
lussureggiante che circa ottanta anni or sono venne messa in valore da un
chiaro studioso e patriota: Beniamino Caso. Il Matese è ricco di piante e
fiori locali: pelosella, dente di leone (cicoria pregiatissima), carlina,
camomilla, albrano, ribes, nepitella, lichene, genziana, genzianella,
trifoglio fibrino, arnica, anemoni azzurrini, papaveri, crisantemo dorato,
miosotis, ciclamino, astri alpini, viola gialla, viola alpestre, bucaneve,
lamponi, fragole odorose e ricercatissime, tutti insieme piante e fiori
costituiscono lornamento cromatico e profumato delle distese verdi e
riposanti, espressione della fertilità e della salubrità del suolo.
Questa montagna del Matese così ricca di possibilità climatiche è dunque
un tesoro a disposizione degli abitanti di Terra di Lavoro e di Napoli di
cui costituisce limmediato retroterra.
(Giovanni Caso, Invito al Matese,
1953)
La flora e la fauna
Tutta l’area presenta una eccezionale valenza naturalistica: i rilievi
sono ammantati di faggete che coprono i versanti alle quote più
elevate, soprattutto nel versante orientale.
Più in basso, domina il bosco misto che spesso si interseca con i
castagneti modellati dall'uomo, e con le leccete che risalgono dal piede
del massiccio specialmente nei quadranti più caldi dell'area.
Le essenze prevalenti sono dunque la Roverella (Quercus pubescens),
il Cerro (Quercus cerris), il Carpino nero (Ostrya
carpinifolia), il Castagno (Castanea sativa), e nei versanti
più assolati la Macchia mediterranea. Nel sottobosco fioriscono
numerose specie di Orchidee selvatiche del genere “Orchis”.
Le
rupi, ed in
particolare quelle di vetta, ospitano una interessante flora ricca di
endemismi e specie rare. Si tratta in generale di specie che denotano
affinità con i popolamenti dei pascoli e delle rupi elevate
dell'Appennino centrale, come le Sassifraghe, tra le quali la rara
Saxifraga porophylla, le Primule montane (Primula auricola), le
Viole dei pascoli rupestri (V. pseudo gracilis, V. eugeniae, V.
aetnensis ssp. splendida), gli Edraianti (Edraeanthus sp.),
la Lingua di cane appenninica (Solenanthus apenninus), le
Pedicolari (Pedicularis sp.), le Creste di gallo (Rhinanthus
wettsteinii, R. personatus), ed i Verbaschi (Verbascum sp.)
solo per citare le più appariscenti. Molto rappresentati sul Massiccio
sono i prati pascoli di quota e le praterie aride che spesso ospitano
interessanti entità floristiche mediterranee che qui trovano il loro
limite settentrionale di espansione. Notevole, infine, la presenza nel
territorio del comune di Fontegreca di una vasta cipresseta spontanea,
con alberi che raggiungono i 30 metri di altezza, ed attraversa dal
corso del Fiume Sava.
Eccezionale è il patrimonio faunistico: i rilievi sono frequentati dal
Lupo (Canis lupus) e dal Gatto selvatico (Felis silvestris);
alle quote inferiori dominano, invece, i boschi misti in cui sono
frequenti Astori (Accipiter gentilis), Sparvieri (A. nisus),
Colombacci (Columba palumbus) e Poiane (Buteo buteo), che non di
rado si spingono verso le pareti rocciose, regno di rapaci come il
Lanario (Falco biarmicus), l'Aquila reale (Aquila chirysaetos)
ed altre specie rupicole quali il Gracchio corallino (Pyrrhocorax
pyrrhocorax), il Codirossone (Monticola saxatilis) il
Culbianco (Oenanthe oenanthe) e lo Spioncello (Anthus
spinoletta). Nei boschi è particolarmente frequente il Picchio rosso
minore
(Dendrocopos minor).
La fauna alata che sorvola questi ambienti
in primavera è costituita, tra gli altri, da Nibbio reale (Milvus milvus) e Pellegrino (Falco peregrinus).
La presenza degli specchi d'acqua fa sì che il birdwatching possa
essere molto fruttuoso per la presenza di nidificanti come Svasso
maggiore (Podiceps cristatus), Tarabusino (Ixobrychus minutus),
Moretta tabaccata (Aythya niroca) e Germano reale (Anas
platyrhinchos). Durante i passi si avvistano anche Airone bianco
maggiore (Casmerodius albus), Cicogna bianca e Cicogna nera (Ciconia
ciconia, C.nigra) Falco di palude (Circus aeruginosus),
Combattente (Philomacus pugnax) e Marzaiola (Anas querquedula).
In inverno diverse specie di anatre cercano rifugio tra i chiari nei
canneti.
Ed ancora va ricordata la presenza nel Parco della Salmandrina dagli
occhiali (Salamandrina terdigitata) e tra i Rettili dell’ormai
raro Orbettino (Anguis fragilis).
Economia Fino a 80 anni or sono
l'economia era quella tradizionale. Il prodotto delle nostre montagne, a
dorso d'asino o di mulo, scendeva nei centri alla periferia. Coi nuovi
metodi e i moderni mezzi di comunicazione, tutto è profondamente
mutato. Di formazione recente, il Matese non può avere grandi
possibilità
minerarie.
La bauxite è già stata sfruttata: Cusano Mutri,
Gallo Matese, Raviscanina e altri punti, specie Valle Cusanara,
attendono un più attento esame. Vi sono banchi lunghi fino a 20 km. e
spessi sui 2 metri. Non mancano le piriti di ferro, il manganese, la
lignite e la torba. Presenza di minerali c'è, quel che difetta e la
quantità.
Il caolino a Pratella è noto e sfruttato, ma l'alabastro di Letino non
è ancora conosciuto; Fontegreca in passato ha fornito marmi pregiati, e
può fornirne ancora; in pieno sfruttamento sono soltanto le acque minerali di Telese
Terme: 29 sorgenti, delle quali 19 sono sulfureo-carboniche, a 21°C ed
apparvero in seguito al terremoto del 1349, a Pratella bicarbonato-calcico-magnesiaca a 13°C e ferrugginose,
oramai diffuse in tutta Italia dalla società Lete; a Ciorlano,
solforose a 17°C, a Pontelandolfo ferrugginosa fredda; a San Massimo, a
Sepino a 9°C, 6 antiuriche e diuretiche.
Come si vede c'è qualcosa, ma i minerali non sono il suo forte. Molto
di più rende nel campo agricolo.La patata del Matese, introdotta nel
1820, oggi invia alla periferia del massiccio, ma soprattutto al mercato
di Roma, migliaia di quintali di prodotto (1980); sviluppo hanno avuto i
cereali, dove fino al '700 non c'era che segala. I legumi e in ispecie
la lenticchia, piccola e gustosa, hanno il loro peso; le foraggere
cominciano a manifestarsi anche sull'altopiano. Nella fascia collinare
fino a 500 m. l'ulivo e la vite danno il rinomato e notevole prodotto
oleario e vinicolo, ed anche la frutta è pregiata.
Il sottobosco matesino è apprezzato per i funghi e le fragole.
Le industrie tipiche, antichissime, sono quelle del formaggio, legna e
terrecotte. In epoche più vicine a noi si aggiunsero coltelli forse
derivazione di un'attività più antica di armi; coperte a trapunto (Piedimonte),
legno (Sassinoro e Piedimonte), laterizi (Cerreto e un pò dovunque),
merletti (Isernia e Pontelandolfo), pietra (Cusano Mutri).
Industrie moderne e di grande attrezzatura sono le paste alimentari di
Isernia, la centrale idroelettrica di Campitelli che dà luce al Molise.
Le stazioni sciistiche di Bocca della Selva e quella molto più
importante di Campitello Matese.
I centri di commercio matesino rimangono sempre quelli della periferia:
Piedimonte, Boiano, Isernia, Cerreto, Morcone, coi loro mercati
settimanali, le vie che da essi si addentrano nel massiccio, le ferrovie
e le grandi arterie asfaltate che li toccano e, circuendo il Matese per
210 Km., si legano alla rete nazionale.
Un'industria finita è
quella della neve. Nessuno più la conserva dopo la fabbricazione del
ghiaccio. Sepolta in punti non esposti a Sud, coperta di foglie e di
terra, d'estate veniva scesa a dorso di mulo in appositi recipienti e
venduta per uso medico e per gelati, sorbetti "subretta".
Quanta se ne faceva sul Matese? "Dans la vallée dite Fondacone
au dessus de Roccamandolfe, ainsi que dans celle de Chiusano on en
ramasse en si grande quantité, qu'elle peut suffire à la consommation
de tous le pays circonvoisins pendant toute l'eté".
Leggende
del Matese Fra le leggende più note
ricordiamo quella dell'Esule(1), di una principessa esule che sul Matese
si spogliò di tutto per fare del bene, e poi fu trovata morta,
assiderata. E' un'invenzione, in quanto il monte omonimo si chiama Esere
non Esule.
C'è quella di Pretemorto(2) di cui però esistono due versioni: una
idealizzata, un sacerdote ucciso dai briganti perché si rifiutò di
legittimare una colpevole relazione, e un'altra, irriverente, di un
prete che tenne per sé la taglia che avrebbe dovuto consegnare, e fu
ucciso.
Ci sono quelle relative ai briganti, del tesoro nascosto nella gola del
Falco (in dialetto fàllaco), e rivelato da un vecchio bandito prima di
morire, dell'altro tesoro nascosto in una piccola grotta inaccessibile,
in alto su una rupe nel versante Nord di monte Miletto; ce n'è una
amorosa nel bosco di Amore, così detto per il truce assassinio di una
pastorella; ce n'è perfino di quelle che ricordano le guerre
sannitiche: ricostruzione bellissima del prof. Guido Della Valle che
doveva essere ripresa a cinema; ce n'è di medioevali, di streghe, di
fantasmi e saraceni.......; e fra storia e leggenda è la vita della
beata Maddalena Caso, anima francescana di S. Gregorio che invitava le
piante e gli uccelli a lodare Dio, e viveva contenta nella sua povertà.
Il cadavere sul catafalco, tendendo la mano in atto di saluto.
(1) E' una fiaba coniata di
sana pianta da G. del Giudice di San Gregorio, in quanto la vetta del
Matese è Esere (per la prima volta citata in una pergamena del 969),
arbitrariamente italianizzato in Esule. V. Bollettino del C.A.I., vol.
IX, n.24 (1876), pag.142.
(2) Il nome Pretemorto preesiste al 1860, e la leggenda non riguarda
l'ultimo brigantaggio.
Turismo e viabilità Il campeggio estivo e
l'automobile hanno fatto uscire decisamente il Matese da quel pauroso
isolamento cui si avvolgeva da millenni, e che pure era il suo fascino.
Oggi numerosi campeggi ben attrezzati, molti nell'ampio pianoro del
lago, presso boschetti e sorgenti, iniziano ad una vita semplice,
autonoma e sana, gruppi di giovani, ragazzi e ragazze. Li mandano
lassù, se non autonomamente, associazioni religiose, politiche e
sportive e dai punti più vari: dalla base, da Terra di Lavoro, da
Napoli, dal Sannio, dalla Puglia e da Roma.
Vi
salgono perfino roulottes che vengono dall'estero. Nelle
domeniche estive, le vie intorno al lago risuonano di richiami e di
risate. Tutti benvenuti, anche se i pastori, taciturni, li guardano con
freddezza. A questa festa chiassosa "solo le cime rimangono
inviolate, quasi ad indicare che nel secolo in cui tutto si vuole
accessibile e comodo, c'è ancora qualcosa di alto che non si conquista
senza sforzo".
Le vie che hanno causato questo imponente movimento turistico dal
versante tirrenico risalgono al 1905, anno in cui, su interessamento
dell'on. Scorciarini, fu iniziata la carrozzabile per Castello, dove
arrivò nel 1912, completata nel 1920. Questa strada valorizza la
campagna di Vallata, supera Valle Paterno con un ardito ponte a due
archi, distrutto dai tedeschi nel 1943, e ricostruito dai Royal
Engineers nel 1944, quasi identico. Diventa quindi assai panoramica,
passa sotto la condotte forzate dell'Enel, e si inoltra attraverso il
Taglio di Castello quasi a picco, e che costò gran lavoro di mine.
Dopo un altro piccolo
ponte si tocca Castello e, attraverso tornanti ed angoli, sempre più
panoramica giunge a San Gregorio. Siamo nel 1928.
Di qui, dopo altri due tornanti,
passata la piccola cappella di S. Croce, si dirige verso Pretemorto dove
giunse nel 1932 e che fu ribattezzato Miralago. Siamo a 1.109 metri sul mare. La via in
seguito fu fatta proseguire per Campo Maiuri con ampio tornante al
Perrone. Qui era giunta la strada a cura della provincia di Campobasso.
Nel 1954 sono avvenuti i primi passaggi sulla Transmatesina, lunga 41
km. da Piedimonte al bivio di Guardiaregia.
Sempre dal Perrone è possibile proseguire, quando la neve lo permette,
per Campitello Matese e Bocca della Selva. Da Miralago, costeggiando il
lago si può proseguire per Letino e Gallo. A Gallo si può scegliere se
scendere a valle per Fontegreca o proseguire per la sua frazione,
Vallelunga e da qui scendere a Monteroduni in provincia di Isernia.
Perfino la poesia ha toccato le corde. Il versante molisano ha creato
note canzoni come: "Discende dal Matese la molisana...."
e "Fra tutte le fanciulle del Matese - Rosella è la più bella
che ci sta". Il versante campano ha ispirato E. A. Mario nel
1954. Nei suoi versi si vede l'uomo della pianura, non allenato, ma
stupito e inebriato delle altezze: "Ncoppa 'o Matese nun ghi
maje sulo..... - Faie na tappa a ogni paese - gente semplice e curtese -
po vaje nfino addò può ghi - e po 'a lla ncoppa, affaccete - giacché
ce si arrivato, vuoi vedé - Guarda attuorno a te, e che vide? - Tutte
cose a stravedé.....Tu staje ncielo e nun 'o cride - pare suonno, ma
nun è.....". Ma il Matese non è soltanto bello, è utile. La villeggiatura sotto
l'apparente svago, col disambientamento guarisce l'esaurimento, colla
purezza e varietà del clima sana e fortifica costituzioni delicate. Ci
sono cinque punti di altitudine di cui i medici tengono conto:
Piedimonte 200, Castello 470, San Gregorio 800, Piana del lago 1.025,
Bocca della Selva 1.450, e Campitello , allo stesso livello. San
Gregorio ha applicazioni terapeutiche della media montagna, Piedimonte
di pianura, Castello di collina, Bocca della Selva di vera montagna,
dove inizia anche l'azione dei raggi X. La media montagna ha, in genere,
effetto terapeutico sedativo; l'alto Matese ha effetto eccitante.
L'aria pura di Castello e San Gregorio si spiega colla posizione degli
abitati, ai cui lati due profondi valloni canalizzano le correnti, e
producono uno scambio purificatore dell'aria. Il silenzio, il verde,
l'aria pura e leggera, l'elioterapia, ecc., costituiscono gli elementi
di un'azione stimolante. Organismi anemici e rallentati nel ricambio
constateranno un grande progresso. Aumenterà respiro e circolazione,
peso, appetito, forza muscolare e resistenza al cammino e al lavoro.
Bocca della Selva è una piccola stazione
sciistica posta al confine di ben tre provincie: Caserta,
Benevento e Campobasso.
Situata ad un'altezza di 1450 metri, in pieno Parco regionale del Matese,
d'inverno è meta di sciatori ma soprattutto snowboarder e freestyler,
provenienti da quasi tutta la Campania, data la vicinanza della più nota
Campitello Matese.
Tanti sono i percorsi contrassegnati che permettono di percorrere nella
bella stagione, in lungo e in largo, le vaste zone di verde. Si possono
infatti fare delle bellissime escursioni all'interno dei fitti boschi e
in alcuni casi raggiungere la vetta del monte Mutria che svetta su Bocca
della Selva ad un'altezza di ben 1882 metri.
Se si è volenterosi si può camminare per diversi km e la fatica è
notevolmente mitigata dalle tante bellezze che ci circondano, un'oasi di
natura incontaminata, dove passeggiare è davvero un piacere.
Ai piedi della pista da sci c'è un'ampia zona destinata al grill, con
strutture per grigliate, un bel prato all'inglese e tante piante, quanto
serve per fare un indimenticabile pic-nic.
Esiste da tempo anche un mercatino domenicale fatto di tante
bancarelle ricche di prodotti tipici, affettati vari, verdure sott'olio,
caciotte e i tanti tipi di formaggio di pecora, tutti prodotti
fatti in casa dai contadini della zona, ed ancora tanti prodotti
artigianali di vimini e legno.
Sia che si provenga da Roma o da Napoli l'uscita sull'autostrada A1 è
Caianello, quindi si prosegue per la superstrada "Telesina", uscita Piedimonte Matese, e qui si trovano le indicazioni per Bocca della
Selva.