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Le
tracce del più antico insediamento umano nel territorio
piedimontese, ritrovate sul Monte Cila, sono riconducibili
senz'altro all'età del bronzo ed all'età del ferro.
Secondo alcune teorie, il villaggio (piedimontese) nasce come un insediamento sannitico arroccato sul
Monte Cila e difeso da mura megalitiche, tale villaggio fu
espugnato dai Romani nel 326 a.C.. Per altri un insediamento
di tipo stanziale sul Cila non è mai esistito, se si escludono
le scorribande ed i rifugi occasionali dell'epoca da parte
degli abitatori della vallata.
Con la conquista romana del Sannio, le popolazioni sconfitte
incominciarono gradualmente ad abbandonare le fortezze sui
monti, spostandosi nelle sottostanti pianure, per farvi
ritorno, successivamente, a causa delle invasioni saracene
dell'VIII e IX secolo, edificando, a volte, proprio sulle
precedenti fortificazioni sannite.
Nella seconda metà del IX secolo, sotto la tutela dei conti
longobardi di Alife, si formò nella zona più elevata del
territorio urbano, identificato attualmente con il quartiere
di San Giovanni, il primo nucleo abitativo che ha dato vita
all'attuale cittadina, in posizione di dominio nella Valle del
Volturno, prospiciente la piana Alifana.
Durante l'Alto medioevo, Piedimonte fece parte del Ducato
longobardo di Benevento e nel XIII secolo divenne una signoria
autonoma: nel 1205 ne fu infatti feudatario Dipold von
Schweisnpeunt. Federico II concesse poi il feudo di Piedimonte
a Tommaso d'Aquino, conte di Acerra; successivamente, in età
angioina, passò ai Della Leonessa e nel 1383 fu ceduta
definitivamente ai Gaetani d'Aragona che la possedettero fino
al 1806, anno dell'eversione della feudalità nel Regno di
Napoli.
I secoli della signoria dei Gaetani d'Aragona furono
importanti per Piedimonte, che occupò un ruolo centrale nella
storia del Mezzogiorno: il
Palazzo dei duchi Gaetani fu teatro
di scontri, saccheggi e congiure baronali, ma fu anche centro di intellettuali e artisti.
In questi secoli il ruolo economico svolto da Piedimonte
divenne determinante: nel XV secolo si sviluppò rapidamente
come centro commerciale e manifatturiero legato alla
produzione di tessuti di lana e di cotone e, a partire dal
XVII secolo, fu sede di importanti attività artigianali e
manifatturiere ramiere e cartiere, controllate e sviluppate
anche dai Gaetani.Ascesa al rango
di Principato, nel 1730 Piedimonte ottenne il titolo di Città
dall'imperatore Carlo VI d'Austria. Nel 1734 il duca Nicolò
riconobbe come re Carlo III di Borbone che si recava a Napoli
per prendere possesso del suo regno. |
Durante la rivoluzione del 1799, fu assediata e saccheggiata dai Francesi.
Nel 1813 l'imprenditore svizzero Jean Jacques Egg impiantò il Cotonificio
omonimo, una grande realtà industriale che, per molti decenni, fu la più
moderna e grande industria del Regno delle Due Sicilie, giungendo a dare
lavoro a più di duemila persone.
Nel 1816 Piedimonte divenne
Capoluogo di Distretto, e , nel 1841, sottintendenza borbonica.
Nel 1860 il territorio pedemontano fu teatro di importanti scontri tra
borbonici e garibaldini e, con la costituzione della Legione del Matese, i
Liberali combatterono a fianco dei garibaldini. Con l'unità d'Italia,
Piedimonte, a seguito della creazione della Provincia di Benevento, perse
la sua importanza amministrativa ed il Circondario che nacque risultò
diviso in tre mandamenti: Piedimonte, Caiazzo, Capriati. Le conseguenze
economiche furono disastrose. Negli anni precedenti Piedimonte, grazie
alle sue industrie, era il centro più importante dell'intera zona;
nell'Italia unita, divenne un piccolo centro, simile a tanti altri, e, a
stento, riuscì a mantenere una certa notorietà nel campo della produzione.
Piedimonte fu anche al centro dell'attività dei briganti nel periodo
post-unitario e della loro feroce repressione. Nel 1900 fu iniziata la
costruzione della ferrovia Napoli - Piedimonte che fu inaugurata il 30
giugno 1914.
Nella prima metà del XX secolo, Piedimonte conservò il suo ruolo economico
grazie alla ferrovia, al Cotonificio, distrutto dai tedeschi solo nel
1943, e alla centrale idroelettrica, costruita all'inizio degli anni venti
sfruttando le acque del lago Matese.
Nei mesi di settembre e ottobre del 1943, anche la cittadina pedemontana
visse i momenti più drammatici dell'azione distruttrice dei tedeschi in
ritirata, subendo un colpo fatale da cui solo lentamente si è risollevata.
Dopo la seconda guerra mondiale, Piedimonte sembrava immersa in una forma
di sopore economico dal quale stentava ad uscirne, come per i tanti comuni italiani in genere. La ripresa economia
italiana degli anni '60 fece conoscere a Piedimonte una nuova stagione di progresso sociale, economico e culturale.
Fu riattivata la ferrovia Napoli - Piedimonte d'Alife; potenziata la centrale idroelettrica del Matese; rilanciata
l'industria manifatturiera attraverso il nuovo cotonificio dei F.lli Radice; istituiti numerosissimi uffici
periferici della pubblica amministrazione e, soprattutto, istituiti sul territorio cittadino tutti
gli istituti scolastici di grado superiore, mancava solo l'università.
Nel 1970 Piedimonte d'Alife cambiava nome e diventava Piedimonte Matese al fine di riconoscerla come porta di accesso al Matese.
Purtroppo, a partire dagli inizi degli anni '90, una nuova fase di declino inarrestabile sta interessando
Piedimonte. In questi ultimi anni Piedimonte ha perso quasi del tutto la sua realtà di piccola cittadina industriale che laveva vista fiorente tra l800 ed il 900. Molti sono i motivi che hanno portato a questo stato di fatto. Tra i tanti, forse il più rilevante è stato quello della mancanza di una forte espressione politica del luogo. Il tentativo di rilanciare Piedimonte turisticamente nei primi anni settanta si è ridotto al solo cambiamento del suo nome da Piedimonte dAlife a Piedimonte Matese, di fatto nulla si è concretizzato affinché questa cittadina almeno avviasse il suo discorso economico in tal senso.
La realtà economica di oggi è limitata al solo terziario, soprattutto a quello dei servizi. Ma, per i motivi di cui sopra, anche questa prospettiva sembra accusare una fase di declino dal quale sembra non riprendersi. Quale sarà il futuro economico di Piedimonte Matese?
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