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    Chiese e monumenti
    VALUTAZIONE:  indifferente (*) - interessante (**) - molto interessante (***)
    CHIESEa MONUMENTI
   
 
 
 
     
    Chiesa di San Giovanni Battista **
 

Entrando nella cittadina di Piedimonte percorrendo la SS.158 la si vede da lontano, come l'edificio posto più in alto del Borgo antico. E' del XV secolo, ma è stata rifatta in epoca recente.  Di interessante rimane l'arco gotico tardivo al suo ingresso e l'arco ogivale dell'altare.  All'ingresso, sulla destra, vi è una tomba dell'arciprete Benedetto Clarelli del '500. Nel 1935 cinque pregevoli quadri di epoca rinascimentale furono trasportati nella basilica di S. Maria Maggiore. Su una parete il Bocchetti vi ha dipinto scene della Pentecoste. E' ad unica navata.
Attualmente la chiesetta è pressoché abbandonata, salvo una piccola festicciola in onore della Vergine della consolazione.

    Chiesa di San Tommaso d'Aquino (o San Domenico) ***
 

Situata nella piazzetta E. d'Agnese, nella parte a valle del fosso del Rivo, è la rifondazione della vecchia chiesa di S. Pietro (l'attuale coro), a sua volta fondata su un piccolo tempio del VI secolo.
La costruzione della chiesa fu voluta da Sveva Sanseverino in onore del suo prozio S. Tommaso d'Aquino da cui prese il nome. Dopo 14 anni di lavori la chiesa, con l'annesso convento, fu consegnata all'ordine dei Predicatori nel 1414......................................
(continua)

    Cappella di San Biagio ***
 

La costruzione della cappella di San Biagio, ubicata in Via Ercole D'Agnese, è da collocarsi tra la fine del '300 e gli inizi del '400. La piccola cappella patrizia fu eretta dalla famiglia “Iacobuttis” o “Iacobelli”, appartenente ad una corporazione di tessitori (panni di lana) e, secondo una consuetudine dell’epoca, affrescata ed ornata con Storie bibliche del Vecchio e Nuovo Testamento, tratte anche da Vangeli apocrifi, ed episodi riferibili alla vita di San Biagio, protettore, appunto, dei cardatori. Per comprendere appieno il contesto storico-culturale in cui l’edificio s’inserì, basta ricordare la positiva influenza di una donna, Sveva Sanseverino, signora delle terre di Piedimonte e promotrice di un rinnovamento sociale e morale della comunità cittadina, grazie anche alla presenza dell’ordine domenicano che ella favorì e sostenne con la costruzione del Convento monastico, risalente agli stessi anni della cappella e dedicato a San Tommaso d’Aquino.
L’ubicazione, infatti, nel centro cittadino, a ridosso della collina su cui sorse Palazzo Ducale e vicinissima al convento domenicano, dimostra lo stretto legame esistente tra le diverse istituzioni del tempo.
Il piccolo edificio, inoltre, adiacente ad un comprensorio di case edificate nello stesso periodo, adibite ad ospedale per il ricovero di poveri e pellegrini, conferma la pratica del tempo, diffusa presso la nobiltà, di sostenere enti caritativi ed assistenziali.
Dal punto di vista architettonico l’edificio presenta un’unica aula rettangolare (misura 10X5 metri) e linee semplici ed essenziali. La facciata è caratterizzata da un tipico portale ad ogiva in pietra viva, sormontato da una lunetta in ceramica (probabile ex voto che raffigura San Biagio e un fanciullo, in riferimento al miracolo compiuto dal santo nel liberare la gola del fanciullo da una lisca di pesce) e da un oculo circolare, unica fonte di luce. La porta è in legno, a due battenti.
All’interno, la navata unica termina con un altare in muratura, su cui è collocato la statua del Santo, ed è suddivisa in due campate con volte a crociera, da un’arcata che segna l’accesso alla zona presbiteriale. Questa, interamente decorata con fregi floreali e figure, presenta sull’intradosso sette medaglioni in cui sono raffigurate le Virtù Cardinali e Teologali. Le volte a crociera sono suddivise in quattro vele. Agli angoli delle vele, presso i sottarchi e i pennacchi sono presenti eleganti motivi vegetali, girali, tondi e spazi trapezoidali con figure di Santi, Profeti, Apostoli e Dottori della Chiesa, non tutti riconoscibili a causa del deterioramento delle iscrizioni.
Il ciclo di affreschi presenti è uno dei più ricchi fra i pochi dedicati ad episodi della vita di San Biagio esistenti in Italia e rende la Cappella un'opera molto significativa del primo '400 campano, in grado di competere, per qualità, con le più importanti realtà pittoriche della Penisola. Questi affreschi, dalla buona qualità formale e stilistica, presentano diversi tratti in comune con quelli di San Giovanni Battista ad Urbino e quelli di San Biagio realizzati dagli affermati fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni.
Essendo stata abbandonata per lungo tempo, la cappella ha subito diversi danni agli affreschi per questo, nel tempo, ha avuto bisogno di numerosi interventi. I primi lavori di manutenzione vennero effettuati nel 1917 da Salvatore Cenci, ultimo patrono della chiesa, che si preoccupò di segnalare alla Soprintendenza ai Monumenti le condizioni di degrado del tempio. Un successivo restauro fu richiesto dal Vescovo di Alife, Mons. Felice Del Sordo nel 1926, allo scopo di proteggere i dipinti delle pareti. Ulteriori lavori di riparazione della Cappella furono eseguiti negli anni 1964/65. Tra il 1962/63 i lavori di restauro degli affreschi di San Biagio furono effettuati dal restauratore Giuseppe Rosi da Celenzano. Altri affreschi di notevole pregio sono presenti nelle due campate della volta. In epoca imprecisata, l'ignoranza e la barbarie umana portarono alla imbiancatura delle pareti ed al distacco di notevoli parti dell'intonaco. Ciò nonostante rimasero parti significative degli affreschi originari, che nel 1961, come riportato sopra, grazie ad una cospicua somma messa a disposizione dall'allora Ministro G. Bosco, furono restaurati, come fu assicurata la statica della cappella. Da allora la cappella conobbe un nuovo periodo di abbandono e l'incuria stava riprendendo il sopravvento.
Fortunatamente nel dicembre 2008 furono iniziati nuovi lavori di restauro della cappella, vicinissima alla chiesa di San Salvatore, ed oggi la cappella riporta alla luce, nel loro splendore, gli affreschi finora sopravvissuti. San Biagio rappresenta seppure nelle sue modeste dimensioni un complesso architettonico e pittorico ben definito. Sulle pareti gli affreschi della Disputa coi dottori a sinistra e Il martirio di S. Biagio. Ancora oggi, il 3 febbraio, si recano nella Cappella i cittadini piedimontesi per la benedizione dei biscotti della gola. Dal 1926 è Monumento nazionale
La lettura iconografica degli affreschi è ancora oggi sottoposta allo studio degli specialisti e non risulta di facile comprensione, per l’esiguità delle fonti e la presenza di lacune, dovute al deterioramento delle opere.

    Cappella della Pietà *
 

Nei pressi del Largo S. Sebastiano, fu costruita nelle piccole forme attuali nel 1522, ed ha due portali in travertino. Fin dal 1416 fu parrocchia (S. Benedetto) del rione di S. Jacopo. Era dipinta a fresco, e ve n'é qualche resto. L'ultimo restauro è del 1924. E' quasi sempre chiusa ad eccezione del periodo in cui si celebra la festicciola in onore della Madonna della Pietà, la seconda domenica di ottobre, ripresa da qualche decennio.

    Chiesa di San Rocco *
 

Si trova su quello che era una volta il Torano, dove inizia la salita dell'omonima stradina. Fu elevata nel 1528. Il terreno fu ceduto da Maria Trutto ved. Contenta e la costruzione fu fatta a spese della Confraternita di S. Maria Occorrevole. In seguito fu ceduta alla Confraternita Morte ed Orazione. Questa in segno di omaggio si obbligava a portare ogni anno, nel martedì di Pentecoste, a S. Maria Occorrevole, una candela di una libbra. Attigua a San Rocco è la Cappella dell'Addolorata. Non ha nulla di notevole, tranne una statua lignea seicentesca del Cristo morto. Da questa Cappella, ogni anno, parte la tradizionale processione del venerdì santo.

    Chiesa di San Sebastiano *
 

Nel 1400 già esisteva in Piedimonte, nella piazza del Carmine, una cappella dedicata al santo, che fu poi annessa al convento. Quella attuale, situata nell'omonima piazzetta, risale al 1600. La chiesa fu consacrata dal vescovo Porfirio precisamente nel settembre del 1709 e ogni anno i fedeli potevano usufruire delle indulgenze proprio visitando questa chiesa. Essa apparteneva ai confratelli di S. Maria Occorrevole, che la ricostruirono e restaurarono in un secondo momento. La messa veniva celebrata da sei cappellani. Gli stucchi interni appartengono a Giacomo Antonio Ricciardi e furono realizzato nel 1760. E' ad una navata in stile barocco leggero. Oltre a celebrarvi il titolare, San Sebastiano, vi si celebrava anche la reliquia di San Gennaro posta in una custodia d'oro, sparita successivamente.
Dal 1866 è stata amministrata dalla Congrega della Carità. Rimasta abbandonata per lunghissimo tempo è stata restaurata nel 2004 per eliminare i danni che le sono stati arrecati dal terremoto del 1980.

    Chiesa di S. Maria di Costantinopoli *
 

Il culto alla Madonna bizantina "Odigtria" si diffuse in tutto il Regno delle Due Sicilie. Anche a Piedimonte, in località Scorpeto, fu edificata una chiesa dedicata a questa santa, nel 1400. Intorno al '600 la chiesa fu restaurata ed abbellita con altari in marmo e dipinti su tela di un certo pregio, ora bisognevoli di restauro.
Nei primi del '700 il P. Fedele Cuzani dei Chierici era intenzionata a fondarvi un annesso convento, ma il veto posto dal Capitolo di S. Maria fece arenare tale progetto. Dal 1837 al 1841 fu adibita a cimitero comunale poiché era vietato seppellire in paese in virtù di un decreto emanato da Ferdinando II per contrastare il colera che mieteva decine di vittime.
Dopo aver avuto un periodo di splendore, sotto Murat subì la spoliazione degli oggetti più importanti, tale da portarla lentamente ad uno stato di completo abbandono. Il 2 luglio vi si celebrava la festa della Visitazione con la processione di un gruppo statuario fatto fare da un eremita, frà Isidoro, ultimo cappuccino di S. Francesco. Dopo un lungo periodo di abbandono e di chiusura al culto la chiesa è stata riaperta occasionalmente, soprattutto durante la ripresa festa del 2 luglio. Attualmente questa festa ha perso parte del suo significato religioso per acquistarne uno più di tipo folcloristico attraverso la Sagra dello Spicanardo (fiore campestre locale).

    Chiesa di San Francesco **
 

Si trova nell'omonima piazzetta e fa parte del complesso dell'attuale istituto tecnico agrario statale. Realizzata nel 1577 era annessa al concento dei Cappuccini, chiamati a Piedimonte dalla duchessa Cassandra de Capua Gaetani. Questa la fece costruire a proprie spese e vi volle essere sepolta al momento della sua morte. La chiesa cessò il suo culto tra il 1813 ed il 1820 quando, cioé, il Murat la confiscava assieme al convento per destinarlo alla Gendarmeria Reale. Nel 1820 tornarono i cappuccini che furono accolti con una solenne processione, ma nel 1867 il tutto veniva di nuovo confiscato. Gli ultimi frati l'abbandonarono definitivamente nel 1893. Il complesso godeva di una apprezzabile pinacoteca ed una ricca biblioteca che furono in parte disperse: solo una parte fu portata al seminario. La chiesa aveva ricche decorazioni, come un bel coro posto dei frati posto all'entrata che fu poi abbattuto per creare la facciata dell'allora Scuola Agraria.

    Chiesa di San Salvatore ***
 

La chiesa, costruita nel 1568, si trova in Via E. d'Agnese e faceva parte di un convento femminile. Infatti la sua realizzazione fu voluta proprio dall'abbadessa D. Caterina Casta Paterno, vedova del barone De Porcellis, in sostituzione di quella più piccola che si trovava di fronte all'attuale cappella di S. Biagio. Lo splendido stile barocco che la ornamenta è opera dell'architetto bergamasco Cosimo Fonzago. Le monache la arricchirono, nel tempo, con pregevoli opere d'arte e vi mantennero anche un educandato. Il campanile vi fu aggiunto nel 1801 e nel 1881 vi fu un restauro della facciata. Come per le altre chiese anche questa fu confiscata nel 1867 e le ultime monache furono costrette a lasciare il convento nel 1915 per destinarlo alle truppe.
Nel 1926 vi tornarono altre monache, questa volta si trattava delle Benedettine, che si trasferirono in alta Italia nel 1954. Al loro posto arrivarono le suore Canossiane che vi istituirono un istituto magistrale con convitto ed un giardino d'infanzia.
Con l'abolizione dell'istituto magistrale da parte del ministero, l'istituto è stato chiuso e le suore hanno lasciato definitivamente il complesso, che attualmente è in fase di trasformazione per adibirlo ad appartamenti per civili abitazioni (sic!). La chiesa è stata restaurata di recente.
(approfondimento)

    Chiesa dell'Annunziata o Ave Gratia Plena ***
 

Secondo lo storico locale Trutta questa chiesa esisteva fin dal IX secolo e nel 1417 fu elevata a parrocchia del rione Vallata.
L'aumentata popolazione di questo rione rese insufficiente l'originaria chiesetta, sicché fu necessario modificarla ma soprattutto ampliarla nel primo '600.......................................................................................................................................................(
continua)

    Chiesa di San Benedetto **
 

La chiesa si trova in via A. Scorciarini Coppola e fu fondata, assieme all'omonimo monastero, nel 1646 dalla duchessa Porzio Carafa Gaetani. Le due sue giovani figlie furono le prime a rinchiudersi nel monastero edificato dalla loro madre. La fondatrice vi fu sepolta il 10 agosto 1652, ma la sua lapide non esiste più in quanto la chiesetta originaria, trasformata in parlatorio nel 1831, è stata sostituita con quella attuale più grande.
La chiesa, fatta di tre navate, ha forme classicheggianti all'esterno e neorinascimentali all'interno. Anche questa chiesa, nel 1867, fu confiscata. Ricomprata dal vescovo Caracciolo e da B. Martone oggi vi risiedono una numerosa comunità di monache benedettine Adoratrici del SS. Sacramento. All'interno si può ammirare una grande tela raffigurante la Madonna in gloria  del 1674 a nome del siciliano Michele Regolia. Il complesso monastico, già ampio, è stato ulteriormente ingrandito negli anni 1955-60 per potere ospitare ritiri e convegni religiosi. Sono da segnalare anche i bei ricami ed altri piccoli lavori in miniatura cui si dedicano le monache.
(approfondimento)

    Chiesa dei Celestini (o di Sant'Anna o del Carmine) *
 

I monaci Celestini (detti così dal loro fondatore S. Celestino V) vennero a Piedimonte verso la metà del XVII sec. edificando un'abbazia e una piccola chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie. La chiesa attuale è presumibilmente del primo '700. Nel 1809, soppressa l'abbazia, la chiesa fu chiusa al culto. Ma poco dopo vi si trasferì la confraternita del Carmine portandosi dietro le statue di S. Anna e della Vergine.
Nell'alluvione del 1857 la chiesa fu invasa dalle acque provenienti dal Vallone, mentre la gente arrampicata sui tetti delle case, vedeva le due statue trascinate via dalle onde tumultuose. Nel 1957 una nuova statua di S. Anna venne scolpita da V. Demetz di Ortisei, ma ebbe breve vita: un incendio, nel 1976, la distrusse completamente. Quella attuale ha solo pochi decenni di vita.

    Chiesa di San Filippo *
 

la Chiesa venne edificata nel XVII secolo e più precisamente tra il 1659 e il 1661 (anno in cui fu consacrata dal Vescovo Dossena), per iniziativa di Pietro Cavicchia, Andrea Paterno, Lecio Zucchi e Girolamo Majoccolo. Vi si venera il Santo dei fanciulli, ma particolarmente sentita è la devozione per la Madonna della Libera, in onore della quale vengono organizzati festeggiamenti rionali (da un paio d'anni anche con la collaborazione dell'Amministrazione Comunale). Tale devozione pare sia cominciata a seguito della peste del 1656.La chiesa si trova in Via Annunziata. E' ad una sola navata e vi si celebrava la festa del titolare con l'intervento di tutti i religiosi della città. E' stata restaurata nel 1931 e nel 2005. Attualmente vi si celebra la festa civile e religiosa della Madonna della Libera (8 settembre), statua lignea del XVIII secolo, e quella di San Filippo, quest'ultima solo religiosa.
Dal 17 gennaio 1762, su delibera dell'allora Parlamento piedimontese, San Filippo è Patrono di Piedimonte assieme al più antico San Marcellino.

    Chiesa Madonna delle Grazie **
 

Anche questa chiesa, come per molte altre, nasceva annessa ad un convento. L'anno 1499, per opera dell'arciprete Crisostomo De Parrillis, alle falde del Monte Cila, venne edificata una cappella poi consacrata il 14 maggio. La lungimirante duchessa Aurora Sanseverino Gaetani vi edificò la chiesa superiore ed il grande fabbricato, nel 1710, al quale si accede percorrendo due scale laterali che danno su un terrazzino. L'edificio fu offerto ai frati Minimi di S. Francesco di Paola purché questi si dedicassero all'istruzione del popolo. Ma i Minimi, perché eremiti, rifiutarono l'offerta ed il tutto fu donato al bolognese P. Federico Cuzzani, uomo colto e pio. Nel 1777 il convento fu soppresso e la proprietà tornò ai Gaetani. Dopo un ulteriore tentativo di adrlo agli Alcantarini (anche questi rifiutarono), i Gaetani amministrarono direttamente il complesso e verso la metà dell'800 stabilirono ivi la loro residenza.
La cappellina inferiore fu restaurata nel 1926 dal prof. G. Vitale, aveva dipinti del Fabbricatore ed alcune imitazioni del Botticelli. La chiesa superiore fu restaurata nel dopoguerra dal proprietario, conte Raffaele Gaetani. Attualmente la cappellina è abbandonata e la chiesa superiore viene aperta solo in occasione della novena alla Madonna, nell'ultima decade di maggio.

    Chiesa di San Michele in Sepicciano *
 

Si trova nella frazione di Sepicciano. Nata come cappella gentilizia della famiglia Onoratelli nel 1740, fu consacrata nel 1743 dal vescovo Isabella.
Quando la chiesa parrocchiale di San Marcello andò in rovina, il comune l'acquistò nel 1903 dagli eredi Onoratelli, per destinarla a chiesa parrocchiale. Stilisticamente è di un barocco molto carico, mentre la facciata spoglia ricorda il '700 romano ed è per questo Monumento nazionale. Fu in buona parte distrutta dal bombardamento del 15 ottobre 1943 ed i restauri successivi ad opera del Genio Civile ne hanno ridotto notevolmente il valore artistico.
Vi si celebrano ordinariamente i riti e le feste della frazione, come quella principale di S. Michele, la seconda domenica di settembre.

    Basilica di Santa Maria Maggiore (o San Marcellino) ***
  La chiesa madre esisteva, pare, fin dal VI sec all'attuale largo S. Maria Vecchia. Aveva facciata a Nord, un coro laterale, il campanile al lato sinistro vicino all'ingresso superiore del Palazzo ducale, e ad esso si accedeva dall'interno della chiesa. L'interno, alquanto oscuro, era asimmetrico: era lunga 64 palmi, e larga alla porta 38 palmi e all'altare maggiore 60......................................................(continua)
    Chiesa di Santa Lucia *
 

La chiesa si trova in via Gaetani, a ridosso di quello che resta del fiume Torano. La sua origine risale al 1300 ed era intitolata alla SS. Trinità, ma già in quel tempo vi si celebrava la festa alla santa. Nel 1906 la cappella fu ampliata grazie al terreno offerto dall'industriale Egg e consacrata nel 1907. Ma il 19 ottobre 1943 un ulteriore bombardamento, durante la ritirata dei tedeschi, fece si che la cappella venisse quasi completamente distrutta. Quella esistente è stata ricostruita, ancora più grande, nel 1956 ed i suoi affreschi interni sono opera di Giovanni Misani da Cremona. Essendo una costruzione recente non ha elementi di pregio significativi. Vi vengono officiati regolarmente i riti religiosi ed il novenario in onore di S. Lucia per il 13 dicembre.

    Monumento a Ercole d'Agnese *
 

Eretta nel 1899 nell'omonima piazza, nei pressi del Largo San Domenico, è opera dello scultore napoletano Mossuti Enrico. E. d'Agnese nacque a Piedimonte (allora d'Alife) il 3 maggio 1745 da una nobile famiglia trasferitasi da Napoli a Piedimonte nel primo '700. Fu educato nel nostro collegio di San Tommaso dei Domenicani, poi, studente a Napoli, aderì alle ideologie razionalistiche che venivano dalla Francia. Divenne perciò la pecora nera della famiglia, e lo zio D. Domenico, canonico di S. Maria, lo cacciò di casa. Tenuto d'occhio anche a Napoli, emigrò clandestinamente in Francia. Lì la rivoluzione era trionfante e l'esule napoletano ne avvicinò gli esponenti. Egli militava fra i Giacobini e viveva a Marsiglia, insegnando privatamente. Non aveva conseguito lauree, e l'Ercole Giraud (tale nome aveva pigliato in Francia) professore e scrittore di Diritto, è indubbiamente un'altra persona. Una volta rientrato in Italia a seguito dell'esercito rivoluzionario francese d'Agnese fu scelto quale membro del Comitato esecutivo e poi Presidente della repubblica partenopea.
Quando l'esercito borbonico, le bande di Fra Diavolo e la flotta inglese di Nelson costrinsero i rivoluzionari alla resa senza condizioni, anche il nostro d'Agnese fu chiuso nel carcere del Carmine. Egli fu condannato a morte quale traditore e collaboratore degli invasori stranieri e per questo impiccato nella Piazza del Carmine a Napoli il 1° ottobre 1799.

    Famedio nella Villa Comunale **
 

E' costituito da tre busti di cittadini illustri sormontati su altrettante colonne (un quarto piedistallo è libero....). Le colonne sono disposte affiancate su un'unica retta. Guardandole, da sinistra a destra, rappresentano Angelo Scorciarini senior (eletto nel 1967), Giovanni Petella (eletto nel 1965) e Giacomo Vitale (eletto nel 1967) a quest'ultimo è stata intitolata anche una delle due scuole secondarie di I grado locali. La prima inaugurazione, quella del Petella, avvenne in maniera solenne con la partecipazione dell'allora Ministro Giacinto Bosco ed un picchetto d'onore della Marina militare italiana e relativa banda musicale.

    Monumento ai Caduti in Guerra **
 

L'opera originaria era del 1925 e consisteva in in una figura bronzea di soldato all'assalto, ad opera di Ennio Tomai (L?Aquila 1893 - Napoli 1969). La statua fu tolta nel 1942 e donata alla Patria, come tutti gli altri metalli, per essere fusa. Quella attuale, più piccola, è un rifacimento della precedente e si trova in Piazza Europa dove viene commemorata il 4 novembre di ogni anno.

    Il Seminario***
 

La presenza del vescovo ha fatto esistere il seminario in Piedimonte realizzato dal pio De Medici.
Un nostro sacerdote, Gabriele Cittadino, di Castello del Matese, parroco in Roma, a S. Maria di Trastevere, lasciò per questo scopo casa, orto e 1000 ducati, chiedendo in cambio suffragi e facilitazioni per due chierici del casale, ma ponendo come la condizione che il seminario non fosse portato altrove. Questo il 10 giugno 1651. Con la soppressione del convento di S. Francesco in Alife, nel 1651, le rendite passarono al seminario, aiutando così a far studiare un chierico di Alife. Nuove rendite vennero dal soppresso convento dei Crociferi in Ailano.
Il seminario a Castello era fuori mano e non facilmente controllabile dal vescovo. Lasciti, donazioni si succedevano ormai con frequenza. I parroci avevano fatto avere terre in tutta la diocesi, e in più il De Lazara aveva ritirato per il seminario il 5% su tutti i benefici. Si rinunziò, dunque, al legato della famiglia Cittadino, che passò alla Confraternita delle Grazie, e il seminario senza più l'obbligo di sede in Castello, si trasferì a Piedimonte. Non sorse però accanto all'episcopio per ragioni di spazio, ma accanto all'Annunziata. Gli economi della chiesa dettero due case ed un orto del valore di 500 ducati.
Con le abbastanza forti entrate il vescovo Porfirio cominciò a costruire spendendo 1500 ducati e del suo tempo resta una bella cappellina barocca. Il vescovo Puoti, e veramente l'arcidiacono Ottavio Scappaticcio, creò tutto il lato sinistro e la nuova e decorosa cappella (1829). Il vescovo Del Sordo fece un bel salone con pitture (1924), spendendo 10.000 lire di proprio. Nel 1950 fu edificato un piano superiore con la spesa di lire 2.000.000, di cui uno dato dalla Santa Sede e l'altro raccolto fra il clero e vari enti. Nel 1964, le costruzioni al piano superiore furono estese a tutto l'edificio, e vi fu portata la residenza vescovile.
Il seminario ha funzionato dal 1696 con due interruzioni. Nel 1708-10 per le nuove fabbriche, e nel 1860, quando il Di Giacomo trasformò il seminario in ospedale militare, in cui furono ricoverati e curati i soldati feriti borbonici.
Fino al 1807 formò soltanto il numeroso clero diocesano. Cessato il collegio dei Domenicani, cominciò ad assolvere praticamente un'altra funzione: l'educazione di tutta la giovane generazione locale, che vi compiva gli studi ginnasiali in abito talare, anche se poi interrompevano quest'indirizzo per completare gli studi fuori Piedimonte nei collegi borbonici di Napoli e Maddaloni, dal 1860 detti convitti nazionali. Questa duplice funzione cessò quando nello stesso edificio sorse l'istituto "San Tommaso d'Aquino" (1939), con decreto ministeriale n.122 del 28 luglio '39, nei locali del seminario, ma interamente distinto da esso. Ebbe studi classici, e dal 1942 conferì le prime licenze liceali. Fu fondato per concorde volontà del vescovo Noviello e delle autorità cittadine, e il 1° preside fu Francesco Mazzarella. Ebbe fino ad un massimo di 400 alunni durante gli anni della guerra, un attrezzato gabinetto scientifico, una biblioteca, e gli studenti si distinsero in gare sportive e nel giornalismo studentesco. Purtroppo l'utile istituzione, per la progressiva diminuzione di alunni non continuò il suo lavoro, e dal 1958 ha cessato di funzionare.
Tra i professori ricordiamo l'Occhibove e il Trutta; il vescovo Gentile che v'insegnava Dogmatica e Diritto Canonico; V. Meola cultore di Filosofia; G. A. D'Abbraccio grecista, già prof. al Vittorio Emanuele di Napoli e amico di De Amicis; A. Maciocio di Sant'Angelo, mente vasta e alquanto audace, studioso di scienze fisiche; G. Vitale, ingegno brillante, cultore di letteratura italiana, e M. Di Muccio, forbito compositore di poesia latina.

    Convento di San Domenico ***
 

Il Convento di San Tommaso d'Aquino è sorto nei pressi dell'omonima chiesa, eretta alla fine del XIV secolo sui ruderi di un antico tempio romano, successivamente trasformati in una chiesa paleocristiana. Fu consegnata ai Domenicani nel 1414 (di qui il nome di San Domenico assegnato al complesso religioso), su volere di Sveva Sanseverino, pronipote del Santo e Signora di Piedimonte. Il convento si trovava in un punto strategico dell'antica "Terra" (attuale Rione S. Giovanni), il nucleo più antico della città, tra il torrente denominato Rivo" e la Rupe sottostante al Castello di Piedimonte, poi trasformato in Palazzo Ducale. Era un grande edificio quadrato con chiostri caratterizzati da porticati e volte a crociera affrescate in stile tardo-gotico. Divenne sin dalle origini un luogo di studi e fu, nei secoli, centro di spiritualità e cultura oltre che di intense attività economiche, legate alla gestione delle sue numerose proprietà terriere. Soppresso nel 1809, l'edificio fu adibito come alloggio del Sottintendente. Dal 1905 l'ex convento è stato trasformato in edifico scolastico ed ospita attualmente il Primo Circolo Didattico e il Museo Civico cittadino. Sito in Largo San Domenico, era formato da un dormitorio maggiore e due minori, al primo piano, che si affacciavano sui due chiostri del convento. Le volte dei porticati del chiostro grande conservano tuttora gli affreschi dedicati ai miracoli e alle scene della vita di San Domenico di Guzman e San Tommaso d'Aquino, che però necessiterebbero di un restauro. Sul chiostro grande davano gli ingressi del convento, della chiesa, della sagrestia, del refettorio, della sala del capitolo dove un tempo si custodiva l'archivio dell'Università e di un laboratorio farmaceutico, collegato ad un giardinetto dove si coltivavano piante officinali, trasformato successivamente in quello che oggi è il chiostro piccolo. Negli ultimi anni sono stati effettuati dall'Amministrazione Comunale dei primi lavori di restauro dei locali di accesso al chiostro grande e di quelli prospicienti Largo San Domenico, che sono stati trasformati in un moderno auditorium, sede di numerose manifestazioni culturali. Sono prossimi alla conclusione anche i lavori di restauro dei locali del Museo Civico che conserva interessanti reperti della millenaria storia locale.

    Museo **
 

La storia del Museo Civico ebbe inizio il 10 gennaio 1913 quando lo storico locale, Raffaele Marrocco (padre di Dante), in una sua lettera indirizzata all'allora sindaco di Piedimonte d'Alife, Vincenzo Caso, elevava voti affinché si istituisse anche nella nostra cittadina un Museo dove poter raccogliere tutti gli elementi della storia locale. Il 25 luglio dello stesso anno l'amministrazione comunale istituiva tale Museo e nominava come Direttore lo stesso Marrocco.
Nel tempo il Museo si arricchì di documenti, oggetti, monete ed opere d'arte dell'intero circondario. Nel 1949, morto Raffaele Marrocco, alla direzione del Museo gli successe il figlio Dante. Purtroppo, nel tempo, la mancanza di una sorveglianza assidua e l'inesistenza di qualsiasi mezzo tecnologico di controllo fecero sì che il Museo subisse una serie di furti, tanti e tali da far decidere di trasportare tutto il rimanente presso la Sovrintendenza di Napoli: questo nel 1973.
Dopo più di 25 anni, costellati da iniziative continue perché il tutto ritornasse a Piedimonte, nel dicembre del 1999, in occasione della "Prima Mostra d'Arte Presepiale", organizzata dall'Amministrazione Comunale, il Museo è stato riaperto al pubblico.
Attualmente il Museo Civico si trova in Piazza San Domenico, presso l'omonimo ex convento. E' in fase di ulteriore completamento e per questo non ha ancora un orario di apertura al pubblico. E' comunque possibile visitarlo contattando il Comune.
Notizie dettagliate e documentate su tutto il vissuto di tale Museo è rilevabile dal testo di A. Costarella e R. Prisco "Il Museo Civico di Piedimonte nei Documenti dell'Archivio Storico", Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano - Comitato di Caserta - 2004.

    Palazzo ducale ***
 

Il Palazzo ducale accompagna la storia dei feudatari del luogo e quella di Piedimonte, fin dalla costruzione del primo nucleo, intorno all'anno Mille, quando, attorno ad una rude fortificazione normanna con tre torri, posta alla base dell'antica via che portava agli altopiani del Matese, si raggrupparono alcune abitazioni civili. Di forma quadrangolare, l'antica costruzione, aveva tre torri quadrate, poste ai tre angoli esterni dell'edificio, merlate e ricche di decorazioni architettoniche e di bifore, che poi furono trasformate in balconi; mancava la torre rivolta a settentrione. Di qui si controllava uno dei principali accessi al Matese, la cui importanza strategica fu notevole durante tutto il Medioevo. Subì un primo assedio da parte del cardinale Pelagio nel 1228 e successivamente, nel 1437, un secondo ad opera del cardinale Vitelleschi. Tra il XIV e il XV secolo ebbe una prima trasformazione influenzata dallo stile gotico. Nel XVI secolo, dopo l'incendio spagnolo del 1504, si arricchì di elementi rinascimentali come il portico, cui si accede dal Cortile delle Aquile tramite una scala in pietra a doppia rampa ed il quarto superiore detto di San Paolo. All'inizio del XVIII secolo il palazzo acquistò l'attuale aspetto di elegante dimora aristocratica, quando Nicolò Gaetani, principe di Piedimonte, e sua moglie Aurora Sanseverino, diedero inizio alle nuove costruzioni; il maniero si trasformò così in un grandioso palazzo sormontato da un superbo stemma in pietra dei Gaetani Dell'Aquila D'Aragona. Il principe lo arricchì con un secondo piano, elevato sui due fianchi fra le torri trasformate, con un decoratissimo salone delle feste, terrazze e giardini. Le antiche finestre furono quasi tutte modificate in enormi balconi, e l'interno subì anch'esso un radicale rinnovamento nella decorazione delle pareti e del soffitto, interamente ricoperti di festoni e putti. Fanno parte dell'appartamento di rappresentanza il salone dei quadri, la sala delle armi, il salotto, il grande tinello, l'alcova e vari ambienti. Il palazzo diventò centro di cultura letteraria e musicale (nell'annesso teatro si rappresentavano opere e si eseguivano musiche commissionate dalla principessa a grandi artisti del tempo) e vide accresciuti il suo prestigio e la sua fama nel 1734, quando ospitò Carlo III di Borbone. Oggi il palazzo appartiene alla Provincia ed è quasi completamente chiuso, è adibito in parte e temporaneamente ad attività di carattere socio-culturale; solo pochi ambienti sono visitabili.
Purtroppo l'incuria e l'abbandono gli hanno causato lesioni nelle murature portanti; gli intonaci risultano deteriorati e i solai e la copertura in cattivo stato di conservazione (
approfondimento).