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Di seguito è
riportato un elenco di
piedimontesi emigrati negli Stati Uniti
tra il 1892 e il 1924.
I nominativi sono stati ricavati dai registri del
Centro Immigrazione di Ellis Island. La trascrizione sui registri, fatta a mano, non è sempre
chiara. Molto spesso gli stessi cognomi venivano trascritti in modo alterato.
(L'elenco è in continuo aggiornamento.
Attualmente nel database sono presenti
1.258 nomi)
Cerca un emigrato
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NOTA. Nei Registri di Ellis
Island Piedimonte
è molto spesso indicato in forma generica (d'Alife? Etneo? San Germano?),
pertanto non sono stati inseriti quei cognomi di dubbia provenienza, come ad
esempio "Di Fiore", che pur essendo un cognome locale è molto diffuso anche a Piedimonte San Germano. Altri cognomi hanno subito variazioni
nel tempo: Borrega è diventato Borreca, Venditto in Venditti, ecc.. Alcuni emigrati sono rientrati
in Italia e poi ripartiti, anche più volte, per questi ultimi viene indicata la data di
emigrazione più remota.
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Fra il 1880
e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, circa il settanta per cento proveniva dal Meridione, anche se fra il
1876 ed il 1900 la maggior parte degli emigrati era del Nord Italia con
il quarantacinque per cento composto solo da Veneto, Friuli Venezia
Giulia e Piemonte.
Le motivazioni che spinsero masse di milioni di Meridionali ad emigrare
furono molteplici.
Durante l'invasione Piemontese, operata senza
dichiarazione di guerra, del Regno delle due Sicilie, i
macchinari delle fabbriche (non dimentichiamo che
Napoli era allora una città
all'avanguardia in campo industriale) furono portati al Nord
dove in seguito sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e
della Liguria.
Nelle zone più povere della Campania le basse paghe e la mancanza di lavoro assumevano toni drammatici, tanto che in una relazione del 1879 relativa al circondario di Piedimonte d'Alife si leggeva a riguardo dei braccianti:"...quando comincia la stagione delle piogge, durante i giorni festivi, nei mesi in cui la terra riposa e non ha bisogno della mano dell'uomo, egli non ha in serbo alcun risparmio, e non può averlo, perché lo scarso salario giornaliero non gli è bastato nemmeno a vivere nei giorni in cui ha lavorato. Quindi si vedono madri e dei figli che implorano un pane, implorazioni che una volta erano rare, avvenivano nei tempi di guerra e di carestia e destavano la meraviglia e la pietà. Ora tale spettacolo si vede più o meno ogni anno, e il senso della pietà si è sopito davanti a così continua ed esauriente insistenza." Tali parole convenivano tuttavia a tutti i circondari della regione.
Le popolazioni del Meridione devastato dalle guerra con circa un
milione di morti, da cataclismi naturali (il terremoto del 1908 con
l'onda di marea nello Stretto di Messina uccise più di 100.000 persone
nella sola città di Messina) depredate dall'esercito, dissanguate dal
potere ancora di stampo feudale,
non ebbero altra alternativa che migrare in massa.
Da aggiungere ai motivi dell'esodo la crisi
agraria dal 1880 in poi ed il successivo aggravarsi delle imposte
nelle campagne meridionali dopo l'unificazione del paese, il declino dei vecchi mestieri artigianali,
delle industrie domestiche, la crisi della piccola proprietà e delle
aziende montane, delle manifatture rurali.
Gli Stati Uniti dal 1880 aprirono le porte all'immigrazione nel
pieno dell'avvio del loro sviluppo capitalistico; le navi portavano
merci in Europa e ritornavano cariche di emigranti. I costi delle
navi per
l'America erano inferiori a quelli dei
treni per il Nord
Europa, per questo milioni di persone scelsero di
attraversare l'Oceano.
Solo il porto di Ellis Island, in quel periodo, accolse più di 12 milioni di aspiranti
cittadini statunitensi (prima della sua apertura altri 8 milioni
transitarono per il Castle Garden Immigration Depot di Manhattan), che
all'arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni
della nave che li aveva portati a New York. Medici del Servizio
Immigrazione controllavano brevemente ciascun emigrante, contrassegnando
sulla schiena con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un
ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute (ad esempio: PG
per donna incinta, K per ernia e X per problemi mentali).
Chi superava questo primo esame, veniva poi accompagnato nella Sala dei
Registri, dove erano attesi da ispettori che registravano nome, luogo di
nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro,
professione e precedenti penali. Ricevevano alla fine il permesso di
sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan.
I "marchiati" venivano inviati in un'altra stanza per controlli più
approfonditi. "I vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro
che soffrivano di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi
altra infermità venivano inesorabilmente esclusi dal suolo americano",
come rammentava il vademecum destinato ai nuovi venuti. Tuttavia risulta
che solo il 2% degli immigranti furono respinti. Per i
ritenuti non idonei, c'era l'immediato reimbarco sulla stessa nave che
li aveva portati negli Stati Uniti, che in base alla legislazione
americana, aveva l'obbligo di riportarli al porto di provenienza.
Il picco più alto si ebbe nel 1907 con 1.004.756 di persone approdate.
In due soli anni (1912-13) emigrarono ben 482 persone da Piedimonte d'Alife. Da tutto il Circondario, 4.368 persone. A causa l'emigrazione ci fu una forte richiesta di mano d'opera agricola (mezzadri, operai per i lavori del terreno e degli orti); occorrono piccoli e medi affittuari.
Dal 1917, modifiche alle norme d'ingresso, limitarono i flussi
immigratori. Venne introdotto il test dell'alfabetismo e dal 1924 furono approvate le quote d'ingresso: 17.000 dall'Irlanda, 7.000 dal
Regno Unito, 5.800 dall'Italia e 2.700 dalla Russia. La Depressione del
1929 diminuì ulteriormente il numero degli immigrati, dai 241.700 del
1930 diventarono 97.000 nel 1931 e 35.000 nel 1932. Contemporaneamente Ellis Island diventava un centro di detenzione per i rimpatri forzati:
dissidenti politici, anarchici, senza mezzi e senza lavoro furono
obbligati a tornare al loro paese d'origine. Gli espulsi a forza dagli
Stati Uniti furono 62.000 nel 1931, 103.000 l'anno successivo e diventarono
127.000 nel 1933.
Durante la Seconda Guerra Mondiale vi furono detenuti cittadini
giapponesi, italiani e tedeschi e il 12 novembre 1954 il Servizio
Immigrazione lo chiuse definitivamente, spostando i propri uffici a Manhattan. Dopo una parziale ristrutturazione negli anni ottanta, dal
1990 ospita il Museo dell'Immigrazione.
Gli emigrati, la maggior parte analfabeti, partivano in piccoli gruppi dai propri paesi d'origine
utilizzando lo stesso imbarco per la traversata oceanica. Sfogliando i
registri del Centro Immigrazione di Ellis Island si legge di piccoli
gruppi di piedimontesi, a volte singoli individui, a volte intere
famiglie, che molto spesso hanno già un parente o un datore di lavoro di riferimento dove
sistemarsi.
Nel museo dell'Immigrazione a New York
ci sono ancora le valigie piene di suppellettili e di povero
abbigliamento delle persone che reimbarcate per l'Italia, nella
disperazione si buttavano nelle acque gelide della baia andando quasi
sempre incontro alla morte.
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Andamento migratorio da Piedimonte d'Alife per gli USA, dal 1892 al 1924 |
1892 |
1893 |
1894 |
1895 |
1896 |
1897 |
1898 |
1899 |
1900 |
1901 |
1902 |
1903 |
1904 |
1905 |
1906 |
1907 |
1908 |
1909 |
1910 |
1911 |
1912 |
1913 |
1914 |
1915 |
1916 |
1917 |
1918 |
1919 |
1920 |
1921 |
1922 |
1923 |
1924 |
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11 |
4 |
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12 |
33 |
28 |
86 |
88 |
91 |
102 |
73 |
79 |
125 |
72 |
55 |
42 |
55 |
31 |
95 |
41 |
42 |
4 |
13 |
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12 |
26 |
18 |
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7 |
6 |
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Nord America
Prinzess Irene Tartar Prince
Stampalia |
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