Chi
entra oggi nella chiesa di
S.
Maria Maggiore non riconosce più il gelido tempio di un anno
fa, aggraziata comè da una veste di pura bellezza e da una musicalità di
colori armoniosa e seducente. Anzi vi si accede ora con più rispettosa
compostezza sapendosi di entrare in un tempio ove alita unaria di dignità
ed ove si effonde un soffio novello di celeste fragranza. Questa
trasformazione la dobbiamo a Gaetano Bocchetti, lautore dimportanti
pitture sparse in numerosi paesi dItalia, principalmente nella chiesa di
S. Dorotea di Roma e nella basilica di S. Giuseppe da Copertino di Osimo,
che sono le più interessanti fra quelle da lui finora eseguite e che
meritarono le lodi dei competenti, lodi che, del resto, non potevano
mancare essendo il Bocchetti uno dei pochi, fra gli artisti italiani, che
tratta magistralmente il soggetto religioso.
Le sue infatti sono pitture che, attingendo in gran parte i motivi dai
Testi scritti, senza attenersi strettamente agli astrattismi teologici,
parlano il linguaggio della fede; sono cioè pitture dispirazione,
sviluppate in una forma definita, con immagini non corrispondenti a nulla
di reale pure aventi lapparenza della realtà materiale, pitture chiare, di
elevate concezioni e rispondenti pienamente al principio ideale di purezza
estetica richiesto in particolar modo per le opere di carattere sacro.
Espresse con semplicità, senza sforzo e senza contrasti sgradevoli, e
rasentanti direi quellingenuità che si riscontra nei primitivi, le
pitture, qui eseguite, presentano indizi di una nuova tendenza dellarte di
Gaetano Bocchetti, che comincia ad allontanarsi dagli impetuosi svolgimenti
di Osimo, pur conservandone i geniali fulgori, in conseguenza naturalmente
della di lui maturità artistica e del migliore e maggiore studio che egli
ha fatto del dogma, della morale e dellessenza religiosa. Spirano cioè
nelle scene e nei personaggi serenità ed espressioni idealizzate, anche
quando abbiano aspetti e caratteri di drammaticità. Anzi, se questa
serenità e questa idealizzazione non ci fossero, si dovrebbero creare per
rendere questi quadri, come lo sono, doviziosi di bellezza e di commozione,
giacché lanimo umano, lanimo che ha fede, non si appaga soltanto della
proporzione della linea, del ritmo del chiaroscuro o della gioia dei
colori, ma vuole qualcosa che lo spinga in un mondo diverso da quello,
pieno di tribolazioni, in cui vive.
Questo obiettivo viene pienamente raggiunto in quanto lartista, esprimendo
i suoi concetti con fremiti di sentimento attraverso unimmaginazione
fantasiosa sì che il soggetto trattato non pare mai visto dai suoi occhi
ma cesellato dal suo spirito creativo riesce ad offrire un mezzo potente
allanimo umano per elevarsi e purificarsi.
Fedele alle grandi tradizioni pittoriche italiane e al principio della
missione sociale e spirituale dellarte, il Bocchetti trascina appunto
lanimo verso il bene ed il bello, ben lontano dalle aberrazioni e dalle
insipidezze dei vari futurismi o cubismi imperversanti.
***
Sulla volta della navata centrale risaltano quattro grandiosi affreschi
situati in altrettanti scompartimenti, divisi da larghe fasce curvilinee di
stucco, che, preesistenti alle pitture, hanno impedito allartista di
svolgere le composizioni in maniera più vasta. In questi quattro
scompartimenti egli ha immaginato una specie di sentiero delle virtù
mercé la rappresentazione di allegorie e della figura di S. Marcellino,
che, quale Patrono di Piedimonte, prende giustamente il posto donore. Il
Santo, in atto di salire al Cielo, è sorretto dalla Fede per la quale subì
il martirio, e siccome esso impersona anche altre virtù, ecco il pittore a
simboleggiare, nel secondo scompartimento, la Speranza e la Carità, nel
terzo la Prudenza e la Fortezza, e nel quarto la Giustizia e la Temperanza.
Queste composizioni hanno a destra e a sinistra, cioè in lungo ed in basso
dellintera volta, numerosi e movimentati gruppi di Angeli, sì che mentre
sembra vedere quattro distinti quadri, a causa delle fasce soprindicate, si
ha ununica scena.
Questa
sintetica manifestazione dei valori morali e spirituali del Santo sarebbe
però riuscita monca e di scarsa efficacia se il pittore non lavesse
accompagnata con laffresco nel cappellone a destra della crociera, ove ha
rappresentata la luce e la grazia divina con figure di Santi e di Sante
in adorazione della Croce, volendo con ciò significare che la vita di S.
Marcellino fu irradiata da quella luce e da quella grazia; come sarebbe
riuscita monca e di scarsa efficacia se non lavesse completata con laltro
affresco nel cappellone a sinistra, relativo allapoteosi del Santo,
affresco che ha espressioni ed interesse non soltanto per la bella
concezione ma anche per lindovinata posa controluce di S. Marcellino, come
per latteggiamento di Papa Damaso, che, interrompendo la scrittura dei
famosi versi sul Martire, resta estatico dinanzi alla visione della di lui
ascensione al Cielo.
Ma le pitture non si arrestano qui. Esse continuano nella volta in fondo
allabside con laffresco dellAssunzione. Il quadro si stacca, è vero, da
ciò che può concernere il Patrono di Piedimonte, ma ha attinenza alla
chiesa, la quale, comè noto, sintitola anche allAssunta. Logica, quindi,
è stata lidea del Bocchetti col dare linteressante quadro, e se lavesse
trascurata, avrebbe commesso un grave errore, non pittorico, intendiamoci,
ma unicamente storico nei riguardi della chiesa stessa. Questo quadro,
scostandosi alquanto dal tipo iconografico ben noto, si presenta di
unoriginalità tutta particolare, e direi per il dinamismo degli Angeli
sostenenti la Vergine nel suo volo dal basso in alto di una concezione
nuova, di largo respiro, specie per quella vastità di azzurro fondale e per
quella magnifica teoria di Cherubini che forma una striscia vaporosa che
locchio appena appena intravede.
A completare poi lintera decorazione del tempio non restava che la cupola,
la quale essendo il punto centrale ove convergono tutte le composizioni
doveva necessariamente assurgere ad un fasto particolare. Mentre nei
pennacchi sottostanti figurano i quattro Evangelisti, che sono di una
potenza artistica veramente notevole, il Bocchetti vi ha rappresentata la
glori di S. Marcellino e dellAssunta, nel senso che entro gli otto
spicchi, preesistenti anchessi alle pitture, ci fa vedere un lembo di
paradiso ove echeggia un tripudio di Cherubini e di Angeli, cui assiste,
dalla sommità del Cielo, lo Spirito Santo, effigiato sotto forma di
colomba, librantesi in una raggiera dorata.
Orbene, anche ad un modesto osservatore riuscirà facile constatare come
questi affreschi sono di n pittore che possiede la facoltà di piacere per
laccurata scelta di soggetti assai graditi per il loro carattere, per la
loro grazia e per la loro nobiltà, dei quali egli si serve per conseguire
quella bontà tanto ricercata nei dipinti e che ottiene anche col dare ai
personaggi il posto che a ciascuno spetta, col legare i gruppi,
collevitare le posizioni simmetriche e col conferire alle teste quelle
arie e quelle movenze, ora solenni ed ora aggraziate, conformemente
allazione e alle affezioni dellanima. Questa bontà, anzi, si rileva
persino col rispetto, che il Bocchetti osserva, delle regole prospettiche,
mercé le quali le dimensioni e le dovute distanze dei personaggi hanno la
giusta misura e il colore quei giusti toni che lasciano ben distinguere i
vari piani delle scene, per cui la massa daria tra il quadro e
losservatore, aumentando in ragione diretta della distanza, rende visibili
o poco appariscenti, i chiari, le ombre e le mezze tinte, a seconda
lesatta e giudiziosa applicazione di quelle regole.
***
Gaetano Bocchetti, utilizzando la bella tecnica Settecentesca e quella
praticata in pieno Ottocento dal Morelli e dal Vietri, mentre ha dimostrato
una solida preparazione, ha evitato di cadere nel decorativismo generico,
usato oggidì, che serve soltanto a riempire gli spazi.
Compositore esperto e disegnatore corretto, egli è riuscito a darci in S.
Maria Maggiore pregevoli dipinti, ricchi di tocchi arditi, di vaghezza di
luci e di progressioni cromatiche tali, da far trasparire dalle figure
lanima di ciascun personaggio.
In grazia appunto di questa tecnica la quale fa sì che gli Angeli
affrescati nelle varie zone en rappresentano il tipico simbolo del casto
effluvio dellanima, e, come dicevo, i Cherubini, che entro la cupola si
muovono con innocente giocondità, la gloria di S. Marcellino e dellAssunta
in grazia di questa tecnica, ripeto, la poesia dello spirito e il trionfo
della fede si manifestano come un epicinio che i messaggeri alati, floridi
di freschezza e di beltà, cantano freneticamente con le loro voci
argentine.
È in sostanza la luce dei colori sapientemente manovrata e disposta che
dona agli affreschi quellestetismo tonale per cui i personaggi acquistano
quel tanto di materiale che locchio può percepire, una luce di colori
trasparente, aleggiante come una sinfonia leggiadra che rende più composte
ed ordinate le attitudini delle figure, più belle le loro espressioni, più
penetranti i loro caratteri. Eppure sono pitture di getto, intuite quasi,
senza ritocchi e senza artifizi, cioè genuine e spontanee, pitture, invero,
piene di visioni celesti, di verità e di bellezza, ed anche suscitatrici di
feconde esaltazioni spirituali. |