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Claro. Il vescovo
Claro intervenne a
due Concili Romani, convocati dal Pontefice Simmaco, negli anni 495 e 501.
Nel primo strenuamente difese il Pontefice contro gli sforzi dellempio
antipapa Lorenzo, e nellaltro mostrò linnocenza del medesimo dai delitti
che gli erano stati imputati. Non è da ritenersi come primo vescovo di Alife, ma
soltanto il primo il cui nome per atto pubblico sia arrivato fino a noi.
Tutti gli scrittori convengono nel dire che se ad Alife si può contrastare
una fondazione apostolica, è da tenersi per certo che ai tempi di Costantino
aveva il suo vescovo.
Severo. Il nome di
questo vescovo fu scoperto dietro il frammento del Calendario Alifano,
depositato nel Museo Campano di Capua a tergo del quale fu trovata scolpita
la seguente iscrizione che secondo gli eruditi riporta a Severo. Il pezzo di
marmo, su cui è scolpita liscrizione, era servito di coperchio al sepolcro
del detto vescovo. Dalla suddetta iscrizione si deduce che Severo morì
alletà di circa anni cinquanta, dopo aver retta la chiesa di Alife (non
appaiono gli anni) mesi otto e giorni cinque. Deve deplorarsi che sia
scomparso affatto il V verso, ove era notato il giorno della deposizione
sotto cui avvenne la morte di Severo. Dalla forma delliscrizione secondo il
giudizio e linterpretazione del celebre Archeologo Gian Battista De Rossi,
sembra che questo Vescovo sia vissuto alla fine del quinto secolo o al
principio del sesto e forse potrebbe essere uno degli Anonimi seguenti
vissuti tra Claro e Leone.
Anonimo. Questo
vescovo visse nellanno 750, allorchè da Petronace, abate di Montecassino,
daccordo con Gisulfo II, duca di Benevento e colle generose offerte dun
pio Signore pure di Benevento, fu costruito in Ailano, accanto alla Chiesa
di S. Cassiano, il celebre Monastero di S. Maria in Cingla nei cui atti si
fa cenno del vescovo di Alife.
Anonimo II.
Visse nellanno 770, quando da Arechi II, Duca di Benevento, fu fondato il
Monastero delle Monache Benedettine, sotto il titolo di S. Salvatore,
allestremità orientale dellantico Comune di Alife, e propriamente quasi di
fronte alla vecchia Chiesa di S. Antonio Abate presso la stazione di
Piedimonte. Negli atti riguardanti la fondazione di questo monastero, si
trova nominato il vescovo di Alife, di cui però non si conosce il nome.
Paolo. In un placito
tra il Vescovo di Alife Vito, 998) e le Monache di S. Maria in Cingla (di
cui parla P. Di Meo), fra altri vescovi e conti di Alife, troviamo nominato
un certo Paolo gratia Dei Episcopus Episcopii Sanctae Dei Oenitricis et
Virginis Mariae sedis Aliphanae; il quale (continua il placito) resse
questa Chiesa di Alife nel 779 in tempo di Arechi o Origiso, principe di
Benevento.
Anonimo III.
Sotto questo Vescovo, di cui si ignora il nome, nellanno 865 fu distrutta
la Città di Alife ed atterrata lantica cattedrale dallempio Seodam,
capitano dei Saraceni.
Leone.
Visse nel 978, quando il primo novembre del detto anno intervenne insieme
con Alderico, Vescovo di Calvi, alla consacrazione di S. Stefano Vescovo di
Caiazzo, compiuta in Capua da Gerberto, terzo Arcivescovo di quella sede
metropolitana, come si rileva dalla Bolla spedita, in tale occasione, dal
suddetto Arcivescovo. Esso è sconosciuto al Trutta e allUghelli ed il suo
nome fu rinvenuto nella vita di S. Stefano di Caiazzo. Resse la Chiesa
Alifana dal 978 al 982.
Vito. Da Diacono fu
assunto allEpiscopato di Alife, per elezione di Alfano, Arcivescovo di
Benevento, ed a petizione del popolo e del Clero alifano, a cui egli
apparteneva nellanno 998.
Si rileva da un Placito riportato dal Gattola e dal Muratori, riferito dal
P. Di Meo, che dice: abbiamo un Placito del Giudice Gisemondo, Mondo o
Sandone, per una lite di terre e chiese di Ailano, Gattuccini, Vicabola,
etc. tra il
Monastero di S. Maria in Cingla, di cui era badessa Sichelgaita
e custode Benedetto Prete, e di cui faceva le parti il Conte Pandone
Longobardo, e Vito vescovo di Alife. Questo vescovo presentò 23 scritture, 2
precetti sigillati, ed un privilegio, che furono letti. Le carte contenevano
compere e donazioni fatte alla sua Chiesa, e Decreti ottenuti in altre liti
su questi beni, in favore della medesima. Il precetto era di Pandolfo Capo
di ferro, che nel 971 lo confermò a quella Chiesa e ne assegnò i confini: Il
Privilegio poi era la Bolla di Alfano Arcivescovo di Benevento.
Goffredo.
Nellintonacare le pareti della cripta della Cattedrale, nellanno 1770,
furono trovate le ossa di questo Vescovo, dietro un piccolo pezzo di marmo,
su cui era scolpita la seguente breve iscrizione: GOSFRIDUS EPUS I-IIC REQUI.
Questa iscrizione si conserva tuttora murata nella cripta sulla parete
prospiciente laltare. Il P. Di Meo fa vivere questo Vescovo nellanno 1020;
il Trutta invece lo mette dopo Claro, come lo dimostra, egli dice, la
lettera barbara delliscrizione. Il nome però di Goffredo fu sconosciuto ai
barbari e comune ai Normanni, ragione questa per cui forse il Di Meo lha
assegnato nel 1020.
Artis, o
Arechi, o Arigiso, come lo chiama il P. Di Meo, viveva nel
1059, quando intervenne al Concilio Romano, sotto Papa Nicolò lI, e di lui
si fa menzione in un monumento del 1061, formato da Aldarico Arcivescovo di
Benevento, insieme ad altri Vescovi suffraganei della medesima Chiesa
Metropolitana. Parimenti si trova nominato nella cronaca di S. Sofia.
Roberto I.
Lo si ritrova in un documento del 1098, del mese dì ottobre, pubblicato dal
Gattola, quando Arnaldo da Buscione donò alla chiesa di san Giovanni
Battista del luogo di Chiusa alcuni terreni alla presenza domini Roberto
Dei gratia Alliphiensis episcopi. E questo Roberto si trova commemorato
anche in un altro documento dell'anno 1100, del mese di agosto,
Indictione octava, appartenente al suindicato monastero di santa Maria
di Cingla della diocesi di Alife; e ricorda anch'esso alcune donazioni fatte
a quelle monache, in pretencia domni Roberti Allifiensis episcopi.
Secondo il P. Di Meo fu vescovo di Alife dallanno 1100 al 1126. Secondo
il Trutta, sarebbe vissuto al tempo di Rainulfo III, che fu conte di Alife
dal 1106 al 1139. Il manoscritto invece dice, che Roberto viveva nel 1138,
ai tempi di Rainulfo III, quando la città fu nuovamente presa e distrutta
dal re Ruggiero II. Labate Alesandro Telesino, che scrisse la storia di
Alife, la indirizzò a questo vescovo. Se dunque Roberto viveva al tempo
della distruzione di Alife, fatta da Ruggiero nel 1138, sembra debba
situarsi dopo lAnonimo del numero 9 del manoscritto il quale viveva nel
1126. A dileguare la confusione, in luogo dellAnonimo del numero 9, si deve
riconoscere un Roberto II, il quale, secondo la serie del Di Meo, figura
dallanno 1126 al 1142. Di maniera che sempre si verificherà, che
nellanno 1131, in cui avvenne la traslazione di S. Sisto, e nel 1138 in cui
avvenne la distruzione di Alife, il suo vescovo chiamavasi Roberto, il
quale, secondo lopinione del P. Di Meo, non era lunico, ma il secondo di
questo nome, e sarebbe propriamente lAnonimo del numero IX del manoscritto.
Roberto II.
È quello di cui si è parlato sopra, che compare nel 1126 e va fino al
1142. Sotto di lui avvenne la distruzione di Alife per opera di Ruggiero II,
e a costui labate Telesino mandò la sua storia d Alife. Che questi sia
lAnonimo del numero 9 appare da questa semplice riflessione. Lanno II del
Pontificato di Onorio II, corrisponde allanno 1126; ma in questanno, come
è stato dimostrato sopra, la sede vescovile di Alife era occupata da Roberto
II, giusto il P. Di Meo o dallunico Roberto, secondo il Trutta; dunque la
lettera del Papa al vescovo di Teano, scritta in data 26 Agosto del secondo
anno di Onorio, per avere informazione sulla condotta del vescovo di Alife
di quel tempo, riguarda Roberto e non altri.
Pietro.
E' presente in una sentenza, pronunziata il 22 aprile 1148, dai giudici
Siginoldo vescovo di Valve e da Pietro vescovo di Alife contro il
vescovo di Teramo ed a favore dei monaci casssinesi intorno la giurisdizione
del monastero di san Nicolò. Probabilmente sotto il vescovato di questo
Pietro avvenne la traslazione del corpo di san Sisto I, papa e martire,
donato nell'anno 1131 dal papa Anacleto II a Rainolfo conte di Alife, che
gliene aveva fatto calde istanze, per portarselo ad arricchire la sua città.
"Ma nel mentre viaggiava il pio convoglio per la via Latina alla volta di
Alife, la mula, su cui era stato collocato il sacro deposito, prese invece
irresistibilmente il cammino alla volta di Alatri, e là fu duopo, che lo si
lasciasse, tal essendo palesemente la volontà superna". Tutto ciò viene
minutamente narrato nella storia appunto della chiesa di Alatri.
Baldovino. Secondo l'Ughelli di questo vescovo altro non si sa, tranne che
nel 1179 si trovava al concilio lateranense del papa Alessandro III, e che
se ne hanno memorie anche nel 118, ma non ci fa poi sapere in che consistano
queste memorie. L'anonimo, che egli nel 1200 collocò successore di
Baldovino, e di cui non ebbe notizia che da una lettera del papa Innocenzo
III, si chiamava Landolfo: ed intorno appunto al detto anno lo si trova
commemoralo nel necrologio di san Benedetto di Capua, con queste parole:
V. Kal. Octobris Landulfus Can. et Ep. Alifanus; cosicché, se
nell'ottobre dell'anno 1200 se ne segnava la morte, conviene dire, ch'egli
anche prima ne possedesse la sede. La suddetta lettera del papa, scritta al
vescovo di Alife, gli dice, spettare a lui lo scomunicare i cherici,
che nelle cause ecclesiastiche si facevano lecito di anteporre il giudizio
secolare. È poi falsa la supposizione dell'Ughelli e conseguentemente
altresì del Dizionario Moroni, che questo loro anonimo vivesse anche sotto
il pontificato di Onorio II; perchè le recate parole del necrologio capuano
ce lo mostrano morto nel 1200. Dal che ne segue, che il vescovo anonimo,
contro cui questo pontefice scriveva al vescovo di Teano (Dal. Later. VII.
Kal. Sept. an. II), debbasi annoverare tra i sacri pastori della chiesa
alifana, vivente appunto nell'anno secondo del pontificato di quell'Onorio;
e che similmente o un altro anonimo, o forse questo medesimo, il quale
vivesse ancora, sia stato quel vescovo di Alife, commemorato dal papa Onorio
III in una lettera dell'abate e decano del monastero di Montecassino, l'anno
X del suo pontificalo (Dal. Reatae XIII. Kal. Sept.), acciocché fosse
presa notizia, s' egli veramente si opponeva alla costruzione del monastero
e della chiesa dei cisterciesi nella selva, che nominavasi Tora, in diocesi
di Alife. Ma per non moltiplicare senza necessità i vescovi alifani, io lo
reputo il medesimo anonimo, vissuto e nell'anno II di Onorio II e noll'anno
X di Onorio III. E chi potrà dirci, che l'anonimo, di cui parlo, non sia
quel desso, che appunto siccome anonimo è commemorato dall'Ughelli ai tempi
del papa Gregorio IX, e che sino a quest' epoca abbia continuato la sua
vita? In tale supposizione, sarebb'egli stato quel vescovo di Alife, il
quale, per essersi conservato fedele all'obbedienza del summentovato
pontefice, avrebbe sostenuto persecuzioni e di esilio e di prigionia per
comando dell' imperatore Federigo II, e finalmente avrebbe finito nella più
squallida povertà miseramente i suoi giorni. (G.
Cappelletti, op.cit.).
Landolfo. Secondo
il Cappelletti, Landolfo viveva circa lanno 1200 sotto il Pontificato di
Innocenzo III, il quale gli scrisse delle lettere intorno allosservanza
della disciplina ecclesiastica, ordinando di scomunicare quei chierici, i
quali avevano avuta la temerità di citarlo al tribunale civile per cause
ecclesiastiche.
Anonimo IV.
Viveva lanno 1226, sotto il Papa Onorio III, il quale da Rieti scrisse di
lui allabate e Decano di Montecassino, in data 20 Agosto dellanno decimo
del suo Pontificato che corrisponde al 1225. Loggetto della lettera,
secondo lUghelli, era lopposizione di questo vescovo alla fondazione dun
monastero di Cistercensi nella selva di Alife, in contrada Fabbrica.
Anonimo V. Visse
al tempo del Pontefice Gregorio IX (1227-41). Soffrì una terribile
persecuzione dellempio Federico Il, perchè strenuo sostenitore del Papa,
per cui fu mandato in esilio, quindi carcerato, finché terminò la vita
nellestrema povertà, come si rileva dagli Atti del Pontificato dello stesso
Gregorio, esistenti nella Biblioteca Aniciana.
Alferio. Fu
canonico di Alife, quando il primo di maggio dellanno 1251 fu creato
vescovo della medesima Chiesa, dal Papa Innocenzo IV (1243-54). Da questa
Sede, il 28 di Marzo del 1254, fu trasferito a quella di Viterbo ove morì.
Romano. Dellordine
dei Predicatori, fu creato vescovo di Alife sotto il Pontificato di
Innocenzo IV e propriamente il 30 aprile del 1254. Governò la Chiesa di
Alife per oltre 40 anni. Vincenzo Fontana, nel suo Sacro Teatro
Domenicano, stampato a Roma nel 1666 così scrive: Allifa pervetusta
Ecclesia Episcopalis, prope Volturnurn, in Samnio, sub Metropolitana
Beneventana atque temporali Dominio Excellentiss. DD. Ducum De Laurenzana et
nobilissima Gaietana Familia, tres sequentes Episcopos habuit damenicanos .
. . inter quos resedit Episcopus Pater Frater Romanus, superior in Urbe,
creatus ab Innocentio IV anno 1254
.
Tommaso De Fondi.
Canonico di Teano, fu creato vescovo di Alife sotto Clemente VI l'8 marzo
1346.
Governò la chiesa Alifana, solo per quattro o cinque anni. Durante il suo
episcopato avvenne il tre di settembre 1340 il terribile terremoto, che
devastò Alife e molte altre province dItalia, facendosi sentire persino in
Germania ed in Ungheria.
Andrea da
Castel San Severino. Della diocesi di Salerno, fu Vescovo di
Alife, circa lanno 1356, sotto il Pontificato di Innocenzo VI (1352-62).
Allepoca di questo vescovo, visse il celebre Niccolò Alunno.
Guglielmo. Fu
creato Vescovo da Urbano VI (1378 - 1389) verso lanno 1380, allorchè da
Donna Sveva Sanseverino, duchessa di Laurenzana e pronipote di S. Innocenzo
dAquino, fu fondato in Piedimonte il convento dei Domenicani, sotto il
titolo appunto di S. Innocenzo.
Giovanni degli
Alfieri. Della nobile famiglia De Alferiis di Alife, nipote
di Nicolò d'Alife, fu
assunto al Vescovado della sua patria lanno 1389, da Papa Urbano VI suo
affine. Fu uomo commendabile per le scienze legali per cui ebbe lonore di
esercitare lufficio di Consigliere presso il re Ladislao. Morì lanno 1412.
Angelo
Sanfelice. Da
arcidiacono della Chiesa di Alife fu
innalzato alla sede vescovile della stessa città, nel 1413. Diede luminosi
esempi di saviezza e
di zelo nel ridurre a forme regolari il clero e la cura delle anime,
specialmente in Piedimonte dove, ad istanza della contessa di Fondi, moglie
del Duca di Laurenzana Signore di Piedimonte, e delluniversità, divise la
città ed il clero in quattro Chiese Parrocchiali, che furono Santa Maria
Maggiore, S. Giovanni B., S. Croce e la SS.ma Annunziata. A questo fine
pronunziò un laudo contenente diversi statuti e leggi. Riunì in una massa
comune il ricavato di parecchie vendite, iniziando così la fondazione delle
Collegiate, che poi divennero giuridicamente tali, colla Bolla di Callisto
III nellanno 1455. Morì nel 1458, dopo aver governata la Chiesa Alifana per
45 anni.. Sotto il suo
governo, e propriamente nel 1436, da un mandriano fu scoperta, sul monte
Muto che sovrasta Piedimonte, una piccola cappella, in cui fu trovato un
affresco della B. Vergine, che per essere stata dipinta colle braccia
aperte, fu chiamata S. Maria Occorrevole. Raccolte copiose elemosine, ivi
edificò una chiesa, istallando sul luogo una confraternita che la
governasse.
Antonio Moretti.
Successore di Angelo di Sanfelice, il 6 luglio 1457, fu Antonio Moretti,
nominato vescovo di Alife dal pontefice Callisto III (1455-58). Era frate domenicano, che dal Fontana è detto Marresi anziché Moretti.
Di lui fece menzione anche il Ripoll, recando la facoltà concessagli da fr.
Leonardo de' Mansueti, generale dell' ordine, di tener con sé due frati
francescani, per assisterlo nelle confessioni e nell'adempimento degli altri
obblighi del professato istituto. La quale facoltà era espressa cosi: «Reverendissimus
Dominus Episcopus Aliphi, qui est de Ordine nostro, potest assumere et
commutare duos Fratres in socios; qui maneant ad obsequium suum ad audiendas
Confessiones ejus et aliorum et efficiendum nec non confaciendum ea, quae
suae professioni conveniunt, sine molestia alicujus. Datum Romae XXVIII
Aprilis MCCCCLXXV. Hic vocatur Antonius Maresius.». Inoltre Sisto IV
(1471-84), con Bolla trasmessa al Moretti, per mezzo dellArcivescovo di
Benevento, istituì sei Canonici coadiutori in ciascuna delle quattro
Parrocchie di Piedimonte. Al tempo di questo vescovo e propriamente nel 1460
fu fondato in Prata Sannita il convento dei F. Minori Osservanti. Da una
biografia scritta dal suo confratello P. Fontana, nel suo Sacro Teatro
Domenicano, si rileva che egli riedificò quasi dalle fondamenta la
Cattedrale di Alife, caduta per vetustà. Egli resse la Diocesi per 25 anni.
Morì nell anno 1483 e fu sepolto presso la porta maggiore della Cattedrale
e successivamente, in occasione della rinnovazione del pavimento, fu
estratta la lapide superiore del suo sepolcro, su cui è scolpita a
bassorilievo la sua effigie e lo stemma di famiglia, e venne murata
nellinterno della Cattedrale medesima, al lato destro della porta del
campanile.
Giovanni da Toledo.
Della famiglia Zefra, fu eletto Vescovo il 6 settembre del 1486 dal
Pontefice Innocenzo VIII (1484-92) e morì 1anno 1504. Durante il tempo del
suo Episcopato, la Confraternita di S. Maria Occorrevole edificò sul Monte
Muto un monastero per i Frati, Servi di Maria, i quali vi si andarono a
stabilire nel 1611, ma per beghe insorte cogli economi vi rimasero appena un
anno. Nel 1612 vi tornarono di nuovo i Sacerdoti Cappellani, che vi rimasero
fino al 1674 quando la Chiesa fu data ai Padri Alcantarini.
Angelo Sacco.
Olivetano, fu creato Vescovo dal Papa Giulio II (1503-13). Egli inaugurò la
Chiesa di S. Maria Porta del Paradiso, in S. Angelo dAlife. Sotto il suo
Episcopato, e propriamente nel 1528, s'incominciò ad edificare la Chiesa di
S. Rocco in Piedimonte, dalla Confraternita di S. Maria Occorrevole, con
lobbligo di celebrare una Messa alla settimana per lanima di Maria De
Trutto vedova di Onorato Contenti, di cui era il fondo ove si edificò detta
Chiesa, come da rogato, per mano del Notaio Angelo De Rinaldis di
Roccamonfina. Questa Chiesa, con rogato del 21 novembre 1611, per mano del
Notaio Giov. Michele Perrotta di Piedimonte, dagli Economi di S. Maria
Occorrevole fu concessa ai Fratelli della Confraternita della Morte, con
alcuni patti e condizioni e col tributo di una libbra di cera da portarsi
processionalmente a S. M. Occorrevole, nel martedì di Pentecoste. Questo
Vescovo morì nel 1529.
Bernardino Fumarello.
Toscano, da Clemente VII (1523-34) fu dapprima eletto vescovo di Minervino,
in provincia di Bari, il 16 agosto 1529 fu trasferito alla Sede alifana e
nel 1532 fu traslocato alla Chiesa di Sulmona.
Michele Turellos.
Spagnolo, fu creato Vescovo di Alife, il 4 di novembre 1532, dal
Papa Clemente VII. Quindi il 6 aprile 1541, da Paolo III fu trasferito alla
Chiesa di Anagni. Durante il suo governo, e propriamente nel 1538, fu eretto
in Piedimonte il Convento dei Carmelitani, da un tal Giovanni Antonio di
Messere, nel sito ove era una cappella di S. Maria del Ponte ed unaltra
chiesetta di S. Sebastiano, concessa agli stessi Carmelitani da una
Congregazione di Laici.
IIppolito De
Marsiliis di Lucca, fu innalzato alla Cattedra alifana da
Paolo III (1534-49) il 6 aprile del 1541. Morì nel 1546 e fu seppellito
nella Chiesa Cattedrale.
Sebastiano Pighi
di Reggio fu uomo insigne così per il sapere, come per i posti eminenti che
occupò. Fu assunto a vescovado di Alife il 22 agosto 1547. Già canonico di Capua ed
uditore della Sacra Rota romana fu trasferito alla sede di Ferentino e di là alla Chiesa sìpontina, dopo alla arcivescovile di
Adria; e finalmente furono coronate le sue virtù colla porpora. Intervenne
al concilio di Trento, dove diede in luminosissimi argomenti del suo gran
sapere. Il Trutta dice che Alife gli è molto tenuto per aver conservato
molte antichità.
Antonio
Agostino di Saragozza. Fu personaggio superiore ad ogni lode
per la scienza, per le cariche sostenute, e per pietà. Da Paolo III fu
destinato giudice nella ruota romana, e da Giulio III fu spedito nunzio
nella gran Bretagna nel 1554. Fu consacrato vescovo di Alife nel 1556 da
Paolo IV, il quale gli affidò varie legazioni presso l'imperatore Ferdinando
I, facendo sommi elogi di lui in tutte le lettere agli illustri personaggi,
cui era diretto. Basterà leggere il principio della lettera scritta a Maria
regina di Baviera, in data del 7 gennaio 1558, nella quale si dice: "Mittimus
Ven. F. Antonium Augustino Episcopum Aliphanum, virum nobis propter
praestantes virtutes suas admodum probatum et charum". Da Alife, nel
1561, fu trasferito alla Chiesa di Lerida nella Catalogna, dove si condusse
al concilio di Trento. Finalmente nel 1575 fu promosso alla sede
arcivescovile di Tarragona. Diede alla luce molte dottissime opere, fra le
quali l'emendazione di Graziano. Si ammirò sempre in lui eminente
scienza, erudizione vastissima, una iniegrità, una costanza ed una
magnanimità, che lo resero rispettabile all'universale. Era dolce, affabile,
umano, e molto caritatevole verso i poveri, che quando morì, il 30 maggio
1586, all'età di 70
anni circa, appena lasciò con che essere seppellito. I suoi numerosissimi
incarichi lo resero sempre assente dalla sua sede vescovile.
(1)
Antonio Agostini spagnuolo ,
vescovo di Lerida ' a 18 agosto 1561,
collegiale del collegio maggiore di s Clemente di Spagna in Bologna nel
1539, ( secondo la deposizione di Giovanni Malo de Briancs nella di lui
descrizione di Saragozza) figliuolo di Antonio
vice-cancelliere del regno di Aragona, dottore delluna e laltra
legge, celeberrimo nelle iscrizioni, e pratichissimo nelle medaglie antiche;
uditore di rota, nunzio apostolico presso Ferdinando re de romani,
vescovo di Alife, visitatore del regno della
Sicilia, poi arcivescovo di Tarragona, gloriosamente mori a 30 maggio 1586,
di anni 69, nel di cui funerale fece lorazione Andrea Scot, tra i molti, i
quali di lui parlano, è da osservarsi il Panziroli, Ghilini, ed
Antonio. (S. Pallavicino, Istoria
del Concilio di Trento, Tomo IV, Collegio Urbano di Propaganda Fide,
Roma 1883)
Giacomo
Giberti de Nogueras. Fu creato Vescovo di Alife dal Pontefice
Pio IV (1559-65) il 2 agosto del 1561. Fu uno dei Vescovi che intervenne al
Concilio di Trento, radunato per la terza volta.
Fra gli Atti del Notaio Ercole De Parrillis, che si conservano nei
Protocolli del Notaio Carlo Ciccarelli, si trovano due atti pubblici, fatti
in Alife, di cui uno nella Cattedrale a suono di campana, e laltro nella
Chiesa di S. Caterina, dagli Ufficiali e Nobili della Città, per ricorso
fatto al Pontefice Pio IV contro il Vescovo, il quale ritornato dal Concilio
negò e proibì i sacramentali ed altro, per cui, accusato di eresia, fu
condannato dal S. Uffizio a ritenersi come morto. Il P. Lagomarsini autore
del Dizionario delle Scienze ecclesiastiche e Mons. Emilio Gentile,
lo dichiararono innocente dalle surriferite accuse, il che sarebbe conforme
a quanto si legge ai piedi della sua effigie esistente nel seminario di
Piedimonte fra la serie dei vescovi alifani
Questi fu il primo Vescovo che si trasferì a Piedimonte, a causa della
confisca e devastazione di Alife, compiuta per ordine di Filippo II.
Giovanni
Battista Santorio, tarantino, essendo arciprete di Gravina,
fu eletto vescovo di Alife da S. Pio V, nel 1568; di qui fu trasferito alla
Chiesa di Tricarico quindi, sempre da Sisto V, fu elevato all'eminente
carica di Maggiordomo dei Sacri Palazzi Apostolici, ed in ultimo mandato
Nunzio in Germania ove rimase fino a tarda età. Questo vescovo istituì
lArcipretura di S. Maria Maggiore in Piedimonte, assegnandole la prebenda
duno dei 12 canonicati, che a tal fine soppresse ed annullò. Nel tempo del
suo governo, le monache di S. Salvatore dal monastero campestre situato
nellantico tenimento di Alife fuori la Vallata, fondato al tempo di Areclii
II principe di Benevento, furono trasferite dentro labitato di Piedimonte,
giusto la disposizione del Concilio di Trento Sez. 25, Cap. 50. Anche in
questo tempo fu edificato in Piedimonte, a spese del pubblico, il Convento
di S. Francesco dei Padri Cappuccini.
Enrico Cini,
di Siracusa, religioso dellordine dei Minori Conventuali, uomo di somma
dottrina e rinomato, specialmente per le scienze astronomiche, fu creato
vescovo di Alife da Sisto V (1585-90), il 14 febbraio del 1586. Morì
nellanno 1588.
Modesto Ganuzio,
Minore conventuale, fu creato Vescovo di Alife dal Papa Clemente VIII
(1592-605) il 7 agosto del 1598. Uomo di grande eloquenza e molto chiaro nel
pulpito. Morì lanno 1608.
Nella breve storia di S. Maria
Maggiore di Piedimonte, nel secolo XVII, si dice che fin dal possesso del
Vescovado mostrò di essere cervello torbido ed inquieto, per cui ben presto
si distaccò dal clero e dal popolo di Piedimonte, in modo che la vertenza fu
portata perfino alle Congregazioni Romane, che in data 21 febbraio 1601
fecero al vescovo un severo richiamo. Irritato maggiormente per questo, il
vescovo, con un decreto di S. Visita, fatto approvare dalla S.
Congregazione, staccò dalla Parrocchia di S. Maria Maggiore la Chiesa di S.
Potito che fu eretta di nuovo a Parrocchia, nominandone tosto il parroco, in
persona di D. Pietro lacobucci, con Bolla Vescovile del 14 aprile 1601. I
canonici che dovevano per turno settimanale andare ad assistere alla cura di
S. Potito, allora paese miserabile, badando più al proprio comodo che al
pregiudizio della loro chiesa, accettarono il decreto senza osservazioni.
Ammalatosi nel 1603, il vescovo decise di portarsi a Ferrara sua Patria, ma
essendo privo di mezzi, per affrontare un così lungo viaggio chiese soccorso
ai Capitoli di Piedimonte, i quali gli cedettero la terza parte della
rendita, che percepivano dalluniversità comunale.
Valerio Seta,
da Verona, dellordine dei Servi di Maria Addolorata, fu creato Vescovo di
Alife da Paolo V (1605-21) il 12 novembre 1608. Costui comprò il palazzo
vescovile a Piedimonte, per la somma di ducati duemila, di cui 300 li ebbe
dal Comune col patto che se il vescovo avesse abbandonato la residenza di
Piedimonte, avrebbe dovuto restituirli alluniversità.
Secondo il Catalogo manoscritto egli sarebbe morto nel 1610, restando vedova
la Diocesi per 15 anni, ma da un decreto della S. Congregazione dei Riti, in
data 31 marzo 1620, riguardante una vertenza sorta tra lArciprete di S.
Maria Maggiore e i Canonici della medesima chiesa, se cioè, in alcune sacre
funzioni spettasse la precedenza allArciprete, decreto che è indirizzato a
Mons. Seta, si deduce che egli nel 1620 era ancora in vita.
Girolamo Zambeccari,
bolognese, dellordine dei Predicatori, fu eletto Vescovo di Alife da Urbano
VIII (1623-44) il 17 marzo 1625. Sotto il suo governo fu eretto in Vallata
lospedale degli infermi, sotto il titolo di Ave Gratia Plena. Per
divergenze sorte colla casa di Laurenzana, fu trasferito alla sede di
Minervino in provincia di Bari nel 1633. Questo vescovo, nel primo anno del
suo episcopato, mandò a Roma una relazione dello stato della sua Chiesa,
nella quale, fra le altre cose, dice: La Città di Alife, un tempo, come è
fama, di circa diciassettemila fuochi è attualmente, a causa delle guerre e
di altre avversità, quasi completamente distrutta. Per la troppa quantità di
acque stagnanti, laria è divenuta insalubre e micidiale, per cui buona
parte dei cittadini hanno cercato un rifugio più sano, nella vicina
Piedimonte.
Angelo Rossi, fu creato vescovo di
Alife dal Pontefice S. Pio V (1565-72), il 24 gennaio del 1567. Governò la
Diocesi appena per un anno, giacchè visitando la Diocesi morì in Prata
Sannita, e fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco di detto Comune, ove
tuttora si vede il sepolcro con relativa iscrizione.
Pietro Paolo.
Patrizio fiorentino, del ramo di Casa De Medici detto di «Lungarno», nacque
a Firenze, terzogenito di Orazio colonnello nellesercito granducale, e di
Camilla della Robbia. Dal 1624 canonico di S. Maria del Fiore, vestì presto
labito dellOrdine di S. Stefano dalla croce rossa a otto punte, e il 2
Giugno 1652 raggiungeva in quellOrdine cavalleresco il grado di Balì del
Delfinato.
L11 Aprile 1639 fu nominato vescovo di Alife da Papa Urbano VIII, e restò
in sede 17 anni. . Al tempo del suo governo fu
edificata la Chiesa delle Monache di S. Salvatore, in Piedimonte. Nello
stesso tempo, e propriamente nel 1646, fu fondato il Monastero di S.
Benedetto, nel rione di Vallata. Arricchì la Chiesa di S. Maria Maggiore
dell insigne reliquia di quasi metà del Cranio di S. Marcellino Prete e
Martire. Con Bolla Vescovile del 10 giugno 1651, eresse in Castello di Alife
il Seminario Diocesano, la cui fondazione era stata già autorizzata dallo
stesso Urbano VIII con Rescritto del 1627. La ragione perchè fu istituito a
Castello, si fu la donazione di una casa, dun orto e di mille ducati, fatta
a tale scopo da un certo Gabriele di Giovanni Antonio, a condizione però che
il Seminario dovesse tenere gratuitamente due alunni di Castello e che non
dovesse mai trasferirsi altrove, nel qual caso la donazione s intendesse
nulla e come non fatta, e tanto la casa con lorto, quanto i mille ducati
dovessero passare in dominio della Congrega di S. Maria delle Grazie di
Castello. Questa erezione, con tutte le dette clausole, fu confermata dalla
S. Congregazione del Concilio, a dì 13 gennaio 1652. Fra le cose memorande di quest'ottimo prelato è
da noverarsi il prezioso dono fatto alla chiesa di S. Maria Maggiore di una
porzione del cranio dell'inclito prete e martire S. Marcellino, nel 1642, il
quale in seguito fu eletto patrono principale di Piedimonte e, nel 1650, la
collegiata stessa di S. Maria Maggiore fu decorata del titolo d'insigne, con
decreto della S. C. de'Riti del 9 luglio dello stesso anno; decreto
confermato poi con breve apostolico da Alessandro VII, in data del 5 giugno
1660. Quello però che rende più famoso il nome di questo prelato fu proprio l'installazione di
un seminario: opera tanto inculcata dal concilio di Trento.
Se non che sviluppatasi la peste nel 1656, l'ottimo pastore
nell'amministrare impavidamente i sacramenti agli appestali, contrasse
anch'egli il contagio, e dette la vita per le sue amate pecorelle.
La morte venne il 22 Ottobre 1656. La peste che spopolava il reame, aveva
ridotto a metà la popolazione di Piedimonte e dei casali (9.060 abitanti nel
1648, 4.645 nel 1669), le chiese restavano vuote e non officiate, ognuno
evitava laltro, e chi poteva, fuggiva in campagna. I paesi vivevano
isolati. Proibito rigorosamente laccesso. Ancora convalescenti venivano ora
portati a Castello per laria mossa e leggera. E a Castello egli si trovava
in Ottobre ad amministrare i Sacramenti, coraggioso e pio, e ne fu
contagiato, e morì. Semplice e commosso lelogio di Ughelli: «
defunctus
est in contagiosa lue, mense Octobris, anno 1656, dum pro sibi commendato
grege, intrepide infirmis ac peste tactis administraret, boi sane pastoris
exemplar futurus, quippe qui, qua virtute, qua constantia, animam pro ovibus
sui posuit». Per il gregge a lui affidato aveva dato la vita!
È sepolto nellAnnunziata. Scelse quel luogo per la sua devozione alla
Vergine venerata sotto quel mistero. Vi confluiva la pietà per i suoi, che
nella Annunziata di Firenze tenevano il loro secolare sepolcro.
Enrico Borghi.
Dell'ordine dei Servi di Maria, di cui era stato generale. Dopo aver ricevuta in Roma
l'episcopale consacrazione, venne a pigliare il possesso del vescovado di
Alife su ordine di Alessandro VII l'anno 1658. Ma 8 giorni dopo il possesso
della Diocesi morì, a dì 30 novembre 1658, e fu seppellito nella Chiesa di
S. Maria Maggiore.
Sebastiano Dossena,
milanese dei chierici regolari Barnabiti , fu creato Vescovo di Alife da
Alessandro VII, lanno 1659. Fu insigne teologo e distinto predicatore. Nel
tempo del suo episcopato i Padri Celestini che avevano il loro Monastero
nella pianura di Alife, si trasferirono a Piedimonte, nel rione di Vallata,
ove edificarono il nuovo Monastero accanto alla Chiesa della Dottrina
Cristiana , che fu elevata alla dignità di Abbazia e venne poi soppressa
nellanno 1809. In questo stesso tempo fu edificata ancora in Vallata la
Chiesa di S. Filippo Neri. Morì il 21 dicembre 1662 e fu sepolto nella
Chiesa di S. Maria Maggiore.
Domenico Caracciolo,
patrizio di Gaeta, fu creato vescovo di Alife da Alessandro VII il 3
marzo 1664. Nelle lotte per la preminenza tra S. Maria Maggiore e la
Collegiata dellAnnunziata di Vallata, cercò di favorire questultima,
proponendo che S. Marcellino non fosse più il Patrono comune, ma della sola
Piedimonte. Rigettata la sua proposta, sia da Roma, che dalla Nunziatura di
Napoli, sindispettì talmente, che decise di mutare la sua residenza e andò
a stabilirsi a S. Angelo. Ma dove credeva di trovare la quiete trovò morte
disgraziata; giacchè assalita di notte la sua abitazione, e messa a fuoco da
ignoti malviventi, colpito in fronte da una fucilata, morì il 15 ottobre del
1675. Anche il Canonico suo confidente, ritornato a Piedimonte, finì
miseramente annegato nel fiume Torano.
Durante il suo governo il Convento di S. Maria Occorrevole, lasciato nel
1612 dai Servi di Maria, fu dato nel 1674 ai Frati Minori Alcantarini, che
andarono a prenderne possesso, portando in processione il SS. Sacramento, il
12 luglio di detto anno. Celebrò anche il Sinodo Diocesano il 9 aprile
1673 nella Cattedrale di Alife, gli atti del quale in 13 Capitoli si
conservano nellarchivio Vescovile. In essi rinnova e conferma gli ordini da
lui emanati nel 1670. Fu sepolto in S. Angelo, ove avvenne la sua morte.
Giuseppe de Lazara.
Padovano, eletto vescovo di Alife il 22 marzo 1676, era già parroco della Chiesa dei SS.Vincenzo ed Anastasio detta ad aquas salvias, in Roma. Venuto in
diocesi celebrò un sinodo, nel quale furono pubblicate varie utilissime
costituzioni. Appoggiò e sostenne la mozione degli alifani, invitando i
Canonici di Piedimonte, che avevano portata dopo il terremoto lufficiatura
nella chiesa di Vallata, a ritornare in cattedrale. Trasferì in Piedimonte
il Seminario, che dal Vescovo Pietro Paolo era stato fondato a Castello. Portò in Piedimonte un'altra
insigne reliquia dì S. Marcellino, liniera tibia del santo, la quale, nel
1685, fu collocata a piedi della statua del medesimo. Consacrò solennemente
la piccola chiesa della così detta solitudine del convento degli
alcantarini di Piedimonte, fondata da S. Giovan Giuseppe della Croce,
ch'egli stesso aveva ordinato sacerdote. Riparò la cattedrale danneggiata
dal terremoto del 1688. Nel 1697 canonicamente eresse a parrocchia la chiesa
di S. Marcello di Sepicciano, contrada della città di Piedimonte. Confermò e
rese esecutivo nel 1682 il Decreto della Sacra Congregazione dei Riti, del
1643, con cui si proclamava S. Marcellino Patrono non solo di Piedimonte, ma
anche di Vallata, Castello e S. Potito ed infine,
dopo un lodevolissimo governo di circa 27 anni, morì nellanno 1702, all'età
di 75 anni, e fu sepolto nella chiesa di S. Tommaso dAquino.
Angelo Maria Porfirio,
abate di Camerino, fu eletto vescovo di Alife il 5 marzo 1703 da Clemente XI
(1700-21). Fu amantissimo dei poveri, e
zelantissimo dell'amministrazione della giustizia e della osservanza
dell'ecclesiastica disciplina. Alle sue preghiere e mortificazioni siamo
debitori della invenzione del corpo di S. Sisto I, papa e martire, il che a
nessuno dei suoi predecessori era riuscito, nonostante le molte ricerche da
loro usate all'oggetto. Infatti con grande pietà si diede alla ricerca del
Corpo di S. Sisto nella cripta della Cattedrale e dopo averlo ritrovato lo
chiuse in unurna di marmo, che depositò sotto laltare della nuova cappella
detta di S. Sisto, da lui stesso fatto edificare all estremità sinistra
della crociera, di fronte a quella del Sacramento.
Ingrandì il Seminario diocesano. Sotto il suo governo fu fondato il Convento
di S. Agostino in Castello di Alife.
Nel 25° del suo Vescovato, nei giorni 21 e 22 aprile, celebrò il Sinodo
Diocesano nel quale, in 45 Capitoli, tratta abbondantemente di tutte le
materie ecclesiastiche. Migliorò il palazzo Vescovile e la Chiesa
Cattedrale. Aggiunse altri 6 Canonici alla Collegiata di Ave Gratia Piena,
ed iniziò la fabbrica della nuova Chiesa di Santa Maria Maggiore in
Piedimonte. Morì il 3 di luglio dellanno 1730, alletà di 86 anni,
assistito da monsignor Baccari vescovo di Telese, e fu sepolto nella Chiesa
di Ave Gratia Plena, nella sepoltura che aveva fatta costruire a sue spese.
Gaetano Iovone,
della diocesi di Capaccio. Fu Canonico di S. Lucia in Roma, esaminatore e
visitatore Apostolico, e quindi il I gennaio 1731 eletto vescovo di Alife da
Clemente XII (1730-40). Morì il 13 ottobre 1732.
Pietro Abbondio
Battiloro, di Arpino ma oriundo di Piedimonte; vescovo di
Guardia Alfieri, fu trasferito alla cattedra alifana, da Clemente XII, il 19
dicembre 1732. Fu uomo collerico. Morì il 18 ottobre del 1735, e fu sepolto
nella Chiesa di Ave Gratia Plena in Piedimonte.
Egidio Antonio
Isabelli. Di Potenza, patrizio romano, per privilegio
pontificio, fu creato vescovo di Alife da Clemente XII nel 1735. Nel corso di 17 anni, che
governò questa diocesi, fece conoscere il suo animo grande e generoso, con
il restaurare in parte l'episcopio, col costruire dalle fondamenta un
casamento nelle vicinanze di Alife, luogo detto la Fabbrica, e con
accrescere le rendite del seminario. Mostrò la sua valentia nella sagra
audizione in Roma nel concistoro del 13 giugno 1746, sotto il pontificato di
Benedetto XIV, per la canonizzazione dei cinque beati, Giuseppe da Leonessa,
Fedele da Sigmaringa, Camillo de Lellis, Pietro Regalato e Caterina de
Riccis. Morì ai 3 di gennaio del 1752.
Carlo Rosati,
della diocesi di Troia da preposto di Canosa, fu creato vescovo di Alife da
Benedetto XIV (1740-58) il 10 marzo 1752; ma il suo governo non durò neppure
un anno, perchè morì il 19 febbraio 1753, di anni 47, e fu sepolto nella
Chiesa di S. Tommaso dAquino in Piedimonte.
Innocenzo
Sanseverino. Nato a Nocera dei Pagani, da nobile famiglia,
già vescovo di Monte Marano, dove vi fu eletto nel 1742, passò ad Alife nel
1754 e ne fece poi rinunzia nel 1757; ed allora ebbe il titolo di
arcivescovo di Filadelfia, nelle parti degli infedeli, con il patto di
occuparsi dell'assistenza dell' arcivescovo di Napoli, che lo dichiarò suo
vicario generale. Mori in quella città, il giorno 4 luglio 1762, ed ebbe
sepoltura in quel luogo nella chiesa metropolitana.
Filippo Sanseverino,
fratello germano di Innocenzo, fu creato vescovo di Alife da Benedetto XIV,
il 6 gennaio 1757. Dopo aver arricchita la cattedrale delluno e laltro
coro ed aver rifatto il pavimento, le porte, il battistero e diversi altari,
fu egli pure chiamato alla carica di Vicario Generale di Napoli. Occupò
anche lofficio di confessore del re Ferdinando IV e fu nominato arcivescovo
di Nicea nellanno 1770.
Francesco Ferdinando Sanseverino, nipote dei due precedenti,
della Congregazione dei Pii Operai, fu creato vescovo di Alife da Clemente
XIV (1709-74) il 4 febbraio 1770. Fu uomo di somma destrezza nel trattare
gli affari, per cui fu trasferito allarcivescovado di Palermo il 13 aprile
1776. Egli consacrò la nuova chiesa di S. Maria Maggiore in Piedimonte, dopo
di che il giudice comunale Vincenzo dAmore, ne consegnò le chiavi al
Capitolo, con atto pubblico, rogato dal notaio Pasquale Paterno.
Emilio Gentile.
D'illustre famiglia napoletana, fu vicario generale della
diocesi di Telese per 12 anni, ed in quella di Aversa per 3 anni circa, e
quindi innalzalo alla cattedra di Alife il 20 maggio 1776 da papa Pio VI
(1774-99). Dottissimo nell'uno e
nell'altro diritto, diede alla luce due opere molto stimate, una intitolala
Teorico-Pratica secondo l'ecclesiastica e civil polizia; e l'altra:
De beneficiis et jure patronatus. Celebrò due sinodi, nei quali
stabili ottime norme riguardo alla amministrazione dei sacramenti ed al buon
costume, specialmente del clero. Persuaso che il bene della diocesi
dipendesse dal buon regolamento del seminario, procurò stabilirvi la buona
disciplina nei costumi e nelle scienze, non disdegnando dettare egli stesso
per più anni le lezioni di teologia dommatica, di diritto canonico e civile,
del diritto del regno, e la pratica del foro.
Restaurò, ingrandì e decorò il palazzo episcopale, dotandolo di una decente
cappella, che ora più non esiste. Riattò il coro nella Cappella di S. Lucia
e la sacrestia della Cattedrale, che abbellì con una porta di marmo.
Arricchì la Cattedrale dellartistico altare maggiore, che costò circa
tremila ducati; del faldistorio in ferro e ottone, del bacolo pastorale,
dun piviale e pianeta violacea in trama doro, dun piviale e pianeta
gialla ricamati in argento, e duna pianeta rossa ricamata in oro. Morì il
22 marzo 1822, all'età di 86 anni di cui 46 di episcopato.
Raffaele Longobardi,
napoletano, preposito generale dei Pii Operai,, fu creato Vescovo di Telese
dal Pontefice Pio VII (1800-23) e consacrato dal Cardinale Ruffo, il 29
aprile 1819. Avvenuta la morte di Monsignor Gentile, il 29 aprile 1822
assunse il governo della Diocesi di Alife già unita aeque principaliter
a quella di Telese-Cerreto. Per il peso del governo. delle due Diocesi,
essendo di gracile costituzione, si ammalò, e recatosi a Napoli per curarsi,
vi morì il 29 settembre 1823, dopo aver retta la Diocesi per soli 17 mesi.
Giovanni
Battista De Martino, dei Duchi di Pietra dOro, Preposito
Generale della Congregazione dei Pii Operai. Nacque in Napoli il 22 di
aprile 1758. Nel marzo 1824 fu creato vescovo di Alife-Telese, da Leone XII
(1823-29), preceduto dalla fama di oratore, letterato e pio. Consacrato in
Roma, il 9 maggio, dal Cardinale Falsacoppa, entrò in Diocesi l'11 giugno
dello stesso anno. Fu oculatissimo nel governo delle Diocesi. Mise la pace
tra il Capitolo Cattedrale e le due collegiate di Piedimonte. Mori in
Napoli, il 1 maggio 1826, dopo due anni di episcopato, e fu sepolto nella
chiesa di S. Nicola della Carità.
Carlo Puoti.
Di nobile lignaggio, nacque in Napoli, il 12 giugno 1763, da Giammaria Puoti,
ornamento della magistratura napoletana e da Anna De Masi, Patrizia leccese.
Fece a Napoli i suoi studi, ma più che nella palestra del sapere, primeggiò
nello spirito di pietà e nella urbanità del tratto. Imparentato a famiglie
potenti fu creato Arcivescovo di Rossano, su proposta del re Ferdinando 1,
dal Papa Pio VI, a soli 31 anni di età. Il 15 luglio del 1826, fu trasferito
alle Diocesi riunite di Alife-Cerreto, delle quali predilesse Alife, ove
abitualmente risiedeva. Sotto il suo governo furono fatte le seguenti opere
ed istituzioni.
Nel 1827 essendo morto il Rev. D. Arcangelo Riccio, unico cappellano della
chiesa di S. Caterina in Alife, in una seduta decurionale, fu diviso il
benefizio della Cappella in 6 porzioni, formandone 6 cappellanie in servizio
della chiesa, che fu riedificata a spese dei cappellani medesimi (1845).
Costruì a proprie spese la volta della nave di mezzo della Cattedrale, la
cappella del Seminario ed un nuovo quarto dei medesimo, la cui spesa ascese
a circa 8000 ducati. Restaurò lepiscopio, aggiungendovi un nuovo quarto.
Aggiunse al Capitolo Cattedrale ed a quello di Santa M. Maggiore altri
partecipanti, mentre, in quello di Ave Gratia Plena di Vallata ne furono
installati quattro partecipanti della chiesa recettìzia di S. Angelo sotto
il titolo di Ave Gratia Plena furono insigniti, ed addetti alla Chiesa
Arcipretale di detto Comune.
Istituì in Piedimonte la Confraternita dei Nobili, sotto il titolo del SS.
Sacramento, e fu edificata e consacrata la chiesa delle monache di S.
Benedetto.
Quello che sopratutto lo distinse, fu la grande Carità verso i poveri e gli
sventurati, nella quale virtù si segnalò particolarmente durante lepidemia
del colera del 1837 e nellalluvione del 1841, che devastò gran parte di
Piedimonte, compreso lo stesso Episcopio. Morì repentinamente, colpito da
apoplessia la sera del 14 maggio 1847, all'età di anni 84, dopo aver
governata la Diocesi per 21 anni. Il suo cadavere, come egli aveva ordinato
nel suo testamento, fu trasportato nella cattedrale di Alife, ove gli furono
celebrati solenni funerali. Il P. Vesana dei Liguorini, che allora si
trovava a predicare in Piedimonte la santa missione, pronunziò un magnifico
discorso funebre. Il popolo pianse la sua morte come quella del proprio
Padre.
Gennaro Di Giacomo,
canonico della Metropolitana di Napoli e parroco di S. Maria della Rotonda,
una delle principali parrocchie dì detta Città, nacque in Napoli il 19
settembre 1796. Era assai ben viso a Ferdinando II. Re delle due Sicilie, di
cui era il Consigliere a latere, ed aveva libero accesso ai Reali Palazzi. I
torbidi del 1848 cagionarono un certo interregno alla morte di Monsignor
Puoti, e solo il 22 dicembre 1848 Mons. Di Giacomo fu nominato Vescovo di
Alife e Telese. Consacrato in Napoli il 4 marzo 1849, il 19 dello stesso
mese ed anno fece il solenne ingresso in Alife.
Fu uomo di straordinaria cultura, specialmente letteraria, ed attivo nel
governo delle Diocesi. Costatando le gravi difficoltà di governare insieme
due Diocesi, ottenne da Pio IX e da Ferdinando II che fossero nuovamente
separate, come realmente fu fatto colla Bolla Expertunj nobis del 6
luglio 1852, rimanendo egli, a sua scelta, vescovo di Alife. Utilizzando la
sua autorità e i suoi buoni rapporti, tanto col governo Borbonico, quanto,
in seguito, col Governo Italiano, liberò varie volte Alife e Piedimonte dal
saccheggio, minacciato ora dagli uni ora dagli altri, e sottrasse molti dei
compromessi politici da certi castighi e da altre vessazioni.
Colla sua carità preservò dalla colpa e dal disonore parecchie fanciulle
pericolanti, e confortò personalmente i condannati a morte.
Fu assai zelante nellosservanza delle sacre cerimonie e per il culto
divino. Provvide la Cattedrale di arredi e sacri indumenti, specialmente di
quelli occorrenti per la funzione degli oli santi, ed ottenne dal governo L.
4000 per completare i lavori del Coro maggiore. Introdusse, specialmente
nelle chiese di Piedimonte, la devozione delle Quarantore. Celebrò con
grande pompa, per circa un anno, la proclamazione del dogma dellImmacolata
ed il 25° del Pontificato di Pio IX. Nel 1861 annesse al Capitolo Cattedrale i 6 cappellani di S. Caterina, tre
dei quali colla qualifica di Canonici Diaconi e gli altri tre di suddiaconi,
con tutti i diritti ed insegne canonicali.
Concesse ai Canonici delle Collegiate di Piedimonte l'uso delle cappe, il
che fu causa di contrasti col Capitolo Cattedrale.
Fu ingiustamente accusato come oppositore dell'infallibilità Pontificia, ma
se egli non intervenne al Concilio Vaticano, quando fu definito tale dogma,
ne fu dispensato dallo stesso Pio IX, per ragione di salute¹.
Questo dotto Prelato, dice Mons. lannacchino, alla cultura non sempre
congiunse la gentilezza di modi. Amò in religione più apparire che essere;
diede prova di eccentricità di carattere, di leggerezza e pieghevolezza
allira. Nelle evoluzioni politiche del 1860 preferì ladattamento e
lopportunismo, fino a fare la ronda colla guardia nazionale, non sappiamo
se per elezione o per necessità. Fatto cavaliere della Corona dItalia e
Senatore del regno, intervenne ad una seduta del Senato, quando si discusse
la questione del matrimonio civile, in difesa del quale scrisse anche una
dissertazione. Tale condotta non poteva essere approvata dalla S. Sede,
perciò, chiamato a Roma da Pio IX, fu persuaso a scaricarsi del peso della
Diocesi, conservandone il titolo e lintera rendita, anzi il Papa vi
aggiunse anche una pensione di 200 lire mensili.
Stabilite così le cose, il 6 settembre 1873, venne in questa Diocesi, con la
qualifica di Vicario Generale cum omnimoda potestate, ma in realtà,
come Vicario Apostolico, il Sacerdote napoletano D. Luigi Barbato Pasca, il
quale il 27 dicembre 1874 consacrato Vescovo titolare di Sinopoli e
Coadiutore con futura successione di Mons. Di Giacomo. Questi, liberatosi
della cura della Diocesi, ed ottenuto dal Re il permesso di occupare un
appartamento della Reggia di Caserta, quivi si ritirò. Avendo voluto seguire
a piedi la processione del Corpus Domini, si ammalò e morì il 1° luglio 1878
all'età di 82 anni.
(1) Secondo il P.B. Gams, Series episcoporum, Ratisbonae 1886, nel
Regno delle Due Sicilie esistevano all'inizio del Concilio Vaticano 105
circoscrizioni diocesane di cui ben 31 erano vacanti. I vescovi meridionali
presenti all'inizio del Concilio erano 64, ai quali bisogna aggiungere gli
abati nullius di Monte Vergine, Cava e Montecassino. (MANSI, 50, II, p
.22-26): solo dieci erano assenti, per lo più per motivi di salute o di età
avanzata. Fra i tre o quattro che Pio IX designa con il termine forte, di
rognoso, secondo uno stile non del tutto raro in lui, rientrava un certo
Mons. Gennaro Di Giacomo, vescovo di Piedimonte di Alife (1796-1878), di
nette e ben note tendenze liberali, che gli valsero nel 1863 la nomina a
Senatore del Regno, e che, in pieno dissenso con le direttive del papa,
prese parte attiva ai lavori parlamentari. Egli addusse il pretesto della
cattiva salute per non partecipare al Concilio. (G.G. Franco, G. Martina,
Appunti Storici sopra il Concilio Vaticano, Università Gragoriana
Editrice, Roma 1972).
Luigi Barbato Pasca.
Nacque a Napoli nel 1822. Fatto sacerdote e laureatosi in diritto fu
impiegato presso la Nunziatura Apostolica di Napoli e poi Vicario Generale
di Mons. Acquaviva vescovo di Nusco. Pubblicò parecchie opere, fra cui il
Compendio del Formulario del Monacelli. Fu proposto come Vicario Generale e
poi Vescovo di Alife, ove venne il 6 settembre 1873.
Per il suo carattere nervoso si creò diverse opposizioni in diocesi,
specialmente premurando la Sacra Congregazione a scomunicare lArcidiacono
Cornelio di Alife. in conseguenza dei dispiaceri ricevuti nel 1879 si ammalò
e morì in Seminario, dove aveva sempre dimorato, l'8 dicembre, dopo lunga
malattia sopportata con cristiana rassegnazione. Fu il primo vescovo ad
essere seppellito nel cimitero di Piedimonte. Il 31 ottobre 1886 il suo
corpo fu esumato e deposto nel monumento erettogli dalla Congrega di Carità
a destra della Cappella dellArciconfraternita del Carmine. Estinse il
debito del Seminario. Restaurò la vita comune nei monasteri, ed a sue spese
fece il pavimento del Coro Maggiore della Cattedrale.
Girolamo Volpe,
nacque in Napoli da onesta famiglia il 9 agosto 1824. Fu uomo dotto, pio e
caritatevole. Nel Concistoro del 1 aprile 1876 fu nominato Vescovo titolare
di Teia e Coadiutore con futura successione di Mons. Nicola De Martino,
Vescovo di Venosa, a cui successe il 15 luglio 1878.
Nel 1880 veniva trasferito alla cattedra di Alife, ove fece il solenne
ingresso il 13 Giugno 1880. Ebbe cura del Seminario. Spese, per riattare
lEpiscopio, circa ventimila lire. Fece a proprie spese la balaustra in
marmo del Coro Maggiore della Cattedrale, che arricchì di molti arredi e
paramenti sacri, fra cui due mitre, una semplice e laltra preziosa.
Riordinò le Confraternite, eliminando parecchi abusi. Colpito da apoplessia,
morì il 9 agosto 1885 in Napoli, ove fu sepolto.
Antonio Scotti,
nacque in Napoli nel dicembre 1837. Fu Vicario Generale del Cardinale
Camillo Siciliani Di Rende, Arcivescovo di Benevento. Fu consacrato vescovo
titolare di Saretta ed ausiliare del medesimo Cardinale, la 1^ Domenica di
ottobre del 1886. Uomo pio, dotto e valente oratore, promosse in Diocesi
molte opere di apostolato, come la devozione del Mese Mariano, e la
Comunione riparatrice.
Accompagnato dal suo segretario andava ad insegnare Il catechismo nella
chiesa di S. Domenico. Istituì la Congregazione dei Missionari diocesani,
imitatori della Sacra Famiglia, con sede nella Cappella del Seminario,
stampandone il relativo Regolamento. Aprì nell Episcopio una scuola dei
Chierici poveri, e dopo 2 anni, scelti i migliori fra essi, li ammise in
Seminario, pagando egli la retta e tutte le altre spese occorrenti. Fece
costruire in Seminario un bel teatro, occupandosi egli stesso di preparare i
giovani alle recite. Ripristinò le due Colleggiate di Piedimonte, con la
fusione del legato fatto da Mons. Volpe e dei due coadiutorati lasciati da
Mons. Barbato, terminando la spiacevole questione delle insegne canonicali.
Promosse e compì con solenne funzione l' Incoronazione della Statua
dellImmacolata nella chiesa di Ave Gratia Plena.
Colpito da una leggera forma di mania di persecuzione, dovette lasciare nel
1893 il governo della diocesi, conservandone il titolo e la rendita.
Lamministrazione della Diocesi fu affidata dal Papa Leone XIII al
Metropolita, Cardinale Di Rende, il quale pur venendo diverse volte a
funzionare in cattedrale, nominò per gli affari ordinari, come suo Vicario
Generale, Mons. D. Vincenzo Lopes Abate di Padula.
Morto poi improvvisamente il Cardinale Di Rende, nel Monastero di
Montecassino, durante un suo viaggio a Roma il 16 maggio 1897, il Santo
Padre Leone XIII indusse Mons. Scotti a rinunziare alla Diocesi,
assegnandogli per pensione la metà della mensa Vescovile, e nominandolo nel
Concistoro del 24 marzo 1898 vescovo titolare di Tiberiopoli. Morì a Torre
del Greco, dove si era ritirato a vita privata.
Settimio Caracciolo
dei Marchesi di Pietravalle, dei Principi di Torchiarolo e Ripa, patrizio
napoletano, prelato domestico di S. S., dottore in Sacra Teologia ed in
ambedue le leggi. Nacque in Napoli, il 17 settembre 1862, dove rimase per
poco tempo; quindi passò a Roma per accudire, nella sua infermità, lo zio
materno, il cardinale Raffaele Monaco Lavalletta, di cui fu erede; ed in
quel frattempo, fu nominato canonico di S. Giovanni in Laterano. Nel
Concistoro del 24 maggio 1898 fu nominato da Leone XIII vescovo di Alife. Fu
consacrato in S. Giovanni in Laterano dal Cardinale Satolli, ed il 18
dicembre dello stesso anno fece il solenne ingresso in Alife.
Fu attivissimo nel governo della Diocesi, che visitò parecchie volte. Si
occupò per recuperare dagli eredi del Cardinal Di Rende quel poco che fu
possibile, del molto sottratto alla Diocesi. Donò alla Cattedrale un
magnifico parato di candelieri in bronzo dorato ed altri arredi e sacri
indumenti.
Acquistò a proprie spese il Convento dei Frati Minori in Prata Sannita, e lo
fece riattare per chiamarvi i Servi di Maria.
Costituì un fondo di rendita di L. 100 per gli esercizi pasquali da farsi un
anno a S. Maria Maggiore ed un anno nella chiesa di Ave Gratia Plena in
Vallata. Col denaro lasciato dalla Signora Teresa Greco e con poco altro
delle Monache, comprò il Monastero di S. Benedetto. Sotto il suo governo fu
ampliata la chiesa di S. Lucia al Ponte del Carmine in Piedimonte, che poi
consacrò ed arricchì, con largo legato per una cappellania, lasciata dal
Signor D. Giuseppe Scorciarini. Istituì lOpera Diocesana dei Tabernacoli.
Consacrò la restaurata chiesa arcipretale di Ailano e la Cappella di Loreto
in S. Potito. Fu uomo assai popolare e faceto, ed assai affezionato alla
città di Alife, capoluogo della diocesi.
Con decreto concistoriale del 10 aprile 1911, rimanendo Amministratore di
Alife, fu trasferito allimportante Sede Vescovile di Aversa.
Felice Del Sordo,
nacque a Nusco il 10 febbraio 1850 dalla nobile Famiglia dei Conti Del
Sordo. Ordinato Sacerdote il 20 dicembre 1873, fu segretario particolare di
Monsignor Acquaviva vescovo di Nusco. Ancora giovanissimo, nel 1879 venne
nominato Parroco di S. Maria Vetere; nel 1888 Canonico della Cattedrale e
nel 1899 arciprete della medesima. Dal 1905-6 fu Rettore del Seminario, indi
Vicario Generale dellArcivescovo di Brindisi e nel 1906 fu preconizzato
Vescovo Titolare di Claudianopoli ed Ausiliare del Vescovo di Nusco.
Il 14 luglio del 1908 fu nominato vescovo di Venosa e dopo tre anni, il 14
settembre 1911, veniva trasferito alla sede di Alife.
La principale delle sue cure è stata il Seminario, che ha cercato di far
rifiorire, procurando sempre Superiori e Professori capaci di mantenere alto
il prestigio della pietà e dello studio. Per accrescere il numero delle
buone vocazioni fondò l'Opera dei Chierici Sussidiati, i quali venivano
mantenuti in Seminario, in parte con lobolo dei benefattori. Restaurò ed
abbellì i locali del Seminario stesso arricchendolo duna magnifica sala di
ricevimento e duna grande biblioteca, messa a disposizione di tutti gli
studiosi.
Sebbene non più giovane, ed inesperto nel cavalcare, visitò senza pericoli i
paesi più in montagna della Diocesi.
Durante il suo governo sono state restaurate quasi tutte le chiese. Nella
Cattedrale fece decorare a proprie spese è contribuì per la nuova
pavimentazione in marmette, delle tre navate.
Ripopolò e restaurò il monastero di S. Benedetto in Vallata, che era in
procinto di chiudersi per mancanza di soggetti, chiamandovi le Benedettine
del SS. Sacramento da Ronco di Ghiffa, che vi hanno ristabilita la vita
regolare con tutte le opere di pietà e di apostolato che un tempo lo resero
così illustre. Non pago di aver beneficato in tal modo il Rione di Vallata,
pensò di fare altrettanto nel rione di Piedimonte e coadiuvato, specialmente
in questopera, dal suo giovane e valido collaboratore Monsignor D. Amilcare
Sarno suo segretario e Pro-Vicario Generale della Diocesi, ottenne con molti
impegni e fastidiose pratiche, dal Comune e dalla Provincia, la cessione
dellantico e storico Monastero di S. Salvatore, adibito fino a pochi anni
addietro a caserma ed a sede del museo cittadino, e, dopo averlo rimesso con
ingenti spese quasi completamente a nuovo, vi aprì un asilo ed un
laboratorio diretti dalle stesse Monache Benedettine del SS. Sacramento.
Per tener vivo lo spirito ecclesiastico nel clero volle che tutti, ed Egli
per primo, intervenissero ai corsi triennali dei santi spirituali esercizi.
NellAnno Santo 1925 organizzò e diresse un numeroso pellegrinaggio
Diocesano a Roma, e celebrò nel 1927 con grande solennità il centenario
Francescano, chiudendo la serie dei festeggiamenti con la consacrazione di
un nuovo altare di marmo eretto nella Chiesa di S. Pasquale in onore del
Santo, con linaugurazione duna lapide commemorativa e con solenne
pontificale.
Luigi Noviello,
nacque a Napoli il 10 Agosto 1875. Fu nominato vescovo di Alife il 31 Agosto
1930 nel duomo di Napoli, ma prese possesso della Diocesi solo il 26 ottobre
dello stesso anno.
Nel 31 promosse listituzione della confraternita del Sacramento a
Raviscanina e nel 1939 eresse la nuova parrocchia di S. Michele sulle
colline di Alife. A Piedimonte incoraggiò la conferenza di S. Vincenzo de
Paoli per soccorrere i poveri in casa e due volte, nel 38 e nel 45, volle
la missione dei Paolini.
Il Dilexi decorem domus tuae era il suo spirito di rinnovamento
artistico degli edifici sacri ed infatti, nel 1931, il pittore Bocchetti gli
affrescò l'Annunziata e, nel 35'-36', avviò il restauro di Santa Maria
Maggiore.
l'11 maggio 1931 ricevette nel seminario la visita del principe Umberto.
Si prodigò molto durante l'occupazione tedesca di Piedimonte nell'ottobre
del 1943 riuscendo a far fuggire 128 deportati di San Salvatore Telesino.
Morì il 18 Settembre 47, e fu sepolto allAnnunziata. Questa è la lapide
che gli è stata dedicata:
ALOYSII NOVIELLO ALLYPHANAE ECCLESIAE ANTISTITIS / PIISSIMI ATQUE OPTIME
MERITI / DUM CORPUS IN HUIUS TEMPLI YPOGEO / SUB IMMACULATAE DEIPARAE ICONE
/ TUMULATUM QUIESCIT / SPIRITUS NOBIS COELIBUS / TUTELARIS UT ANGELUS SEMPER
ADEST.
Giuseppe Della Cioppa, nacque il 2 Marzo 1886 a Bellona
(CE). Frequentò il
seminario di Capua, e il 18 Dicembre 1909 fu ordinato prete a Lanciano, dal
vescovo Angelo Della Cioppa suo prozio. Il 17 Luglio 43 fu nominato vescovo
titolare di Tiberiade e prelato palatino di Altamura e Acquaviva, e fu
consacrato il 19 Marzo 44 dallarcivescovo Baccarini di Capua.
Nella diocesi capuana si era distinto negli incarichi di curia, fra cui di
vicario generale, ma ancor più nellinsegnamento ventennale nel seminario.
Il 20 Settembre 47 fu trasferito ad Alife, e il 7 Marzo 48 prese possesso
della Diocesi.
L'infermità visiva determinò il suo ritiro nel 1952.
Si ebbe come amministratore apostolico il vescovo di Cerreto Del Bene. Mons.
Della Cioppa morì in clinica, a Napoli, il 17 Ottobre 1957.
Virginio Dondeo,
nacque a Castelverde di Zappa (CR) il 21 Settembre 1904. Compiuti gli studi nel Seminario diocesano, veniva ordinato
prete il 14 Agosto 1927. Approfondiva i suoi studi con la laurea in Teologia
a Roma, e nellAgosto 36 con laltra in Filosofia allUniversità Cattolica
di Milano.
La sua vita si svolgeva nelle scuole, alternando linsegnamento della
Religione al Magistrale e al Liceo classico, con la Teologia morale al
seminario. Dal 36 al 53 fu rettore del seminario, dal 38 al 48 preside
dellIstituto magistrale parificato «Matilde di Canossa» a Cremona. Nel 38
divenne canonico della Cattedrale cremonese. Ha viaggiato allEstero, ed ha
compiuto il pellegrinaggio in Terra Santa.
Il 29 Maggio 53 fu nominato vescovo di Alife, e consacrato il 27 Giugno.
Prese possesso il 20 Settembre. Durante otto anni di permanenza a Piedimonte
celebrò il primo congresso eucaristico diocesano nel 54; ridusse il numero
ed il percorso delle processioni (incontrando resistenze per quella di s.
Marcellino a Vallata); favorì la venuta delle Canossiane, nel 54, al posto
delle Benedettine di S. Salvatore, che andavano via; intervenne nella
ricostruzione della chiesa di S. Lucia in Piedimonte; influì
sullamministrazione comunale di Piedimonte affinché fossero conservati i
boschi di Bocca della Selva.
Fece sentire sempre la sua presenza come un fatto di controllo, per un
riordinamento delle manifestazioni religiose, che a volte incontrò il
favore, altre volte, sapendo di estraneo, «settentrionale», incontrò
resistenze.
Il 18 Aprile 61 fu trasferito ad Orvieto. Quando partì, il 28 Settembre in
S. Maria Maggiore, gli fu offerto un calice doro, e la cittadinanza
onoraria di Piedimonte il 21 Settembre.
Nella nuova diocesi divenne anche amministratore di Bagnoregio nel 67, e
vescovo di Todi nel 70. Vi è morto, dopo dolorosa malattia, il 6 Agosto
1974. (Leco della diocesi, Ottobre 1961, redatto da
Pietrangelo Gregorio).
Raffaele Pellecchia,
nacque ad Avellino l11 Febbraio 1909. Fu ordinato sacerdote il 25 Luglio
1932. Dal 35 insegnò nel seminario vescovile, e ne fu anche rettore, oltre
ad avere numerosi incarichi di curia e dinsegnamento. Dal 40 penitenziere
della cattedrale, nel 53 ne divenne arciprete. Tanta attività non glimpedì
di laurearsi in Teologia a Benevento nel 32, e nel 37 in Lettere
alluniversità di Napoli. Nel 57 fu nominato protonotario apostolico. Il 2
Giugno 1960 fu nominato vescovo titolare di Amiso con deputazione di
ausiliare del vescovo di Caiazzo, e fu consacrato nella cattedrale di
Avellino dal cardinale Mimmi, il 13 Marzo 60.
Il 1 Settembre 61 fu trasferito ad Alife dove, il 24 Ottobre, prese
possesso per procura, e il giorno seguente personalmente.
Il 9 Ottobre 82 partì per il concilio ecumenico, e l8 Dicembre 65 fu
accolto in diocesi, allo scioglimento della grande assemblea.
In diocesi promosse radicali restauri alla cattedrale, ed ottenne contributi
governativi per la costruzione di un secondo piano al seminario; pure nel
67 promosse una settimana di studi conciliari, e il 15 Marzo di quellanno
elevò a santuario la chiesa di Calvisi.
Il 19 Marzo 1967 fu trasferito alla chiesa titolare di Arpi con la
deputazione di coadiutore dellarcivescovo di Sorrento, con diritto alla
successione, e quale amministratore del vescovato di Castellammare di Stabia,
e lì si spense il 2 Maggio 1977.
Vito Roberti.
Benché non abbia portato il titolo di vescovo di alife, dev'essere qui
ricordato mons. VITO ROBERTI vescovo di Caserta, che per quasi dodici anni è
stato Amministratore apostolico della diocesi.
Nato l'11 Settembre 1911 a Matera, è stato alunno del seminario romano, si è
laureato in Filosofia e in utroque Jure, e a questi titoli ha aggiunto nel
1932 la licenza in Teologia e la pratica di quattro lingue. Il 23 Dicembre
1933 è stato ordinato sacerdote. Nella sua diocesi ha sperimentato tutte le
cariche curiali, è stato insignito della terza dignità della cattedrale,
«cantore», ed è stato preside della scuola media «S. Anna» di Matera.
Nel Gennaio 1950 è stato chiamato in Vaticano come Minutante nella Congr.
degli affari ecclesiastici straordinari, e il 13 ottobre 1962 è stato eletto
arcivescovo titolare di Tomi e inviato come Delegato apostolico nel Rwanda e
Congo, incarico mutato l'11 Febbraio 1963, in quello di Nunzio apostolico
anche nel Burundi. Nelle tre capitali ha avvicinato Re Mwambutsa IV,
Kasavubu Presidente del Congo, e Kajibanda del Rwanda.
Il 15 Agosto 1965 è stato trasferito a Caserta, e il 29 Maggio 1967 ha
ricevuto anche l'amministrazione della diocesi di Alife.
È suo il decreto del 25 Marzo 1968 per l'istituzione di un museo diocesano; a
Roma ha aperto un convitto per i chierici delle due diocesi; ha promosso la
costruzione delle chiese parrocchiali di S. Michele sulle colline di Alife e
di Carattano, la progettazione della chiesa a Tòteri e della casa parrocchiale a Castello. All'assistenza e alla
visita alle parrocchie ha aggiunto il 26 Settembre 1968 la collaborazione con
l'associazione piedimontese "Bontà e Azione dei Giovani"(1) che organizzò,
nello stesso anno, la Settimana Africana, una serie di
importantissime manifestazioni e una mostra ricca di
materiale spedito dalle tribù del Rwanda e Burundi, in occasione del
gemellaggio fra l'associazione di Piedimonte e Butwe nel Burundi attraverso
un ponte radio. E' morto il 1° agosto 1998. (Bibliografia: A Sua Eccellenza mons. Vito Roberti, ricordando il solenne
ingresso in diocesi - Caserta 1965).
(1) Si tratta della trasformazione, voluta dallo stesso vescovo, della
preesistente Associazione "Bontà di Piedimonte", che operava solo nel
periodo natalizio apportando aiuto materiale alle persone e ai bambini meno
abbienti, i cui fondatori erano D'Ambrosa Massimo, Gaudio Francesco, Fortuna
Giovanni, Pepe Angelo e Riselli Antonio.
Angelo Campagna, nacque il 20 Giugno 1923 in S. Tecla, frazione di Montecorvino Pugliano in provincia di Salerno.
Entrato a dieci anni nel seminario arcivescovile di Salerno, vi compì il
corso ginnasiale, completando la sua formazione culturale nei corsi liceale
e teologico del seminario regionale «Pio XI» di Salerno.
L8 Dicembre 1945 fu ordinato sacerdote nel duomo di Salerno
dallarcivescovo primate Demetrio Moscato. Da questi fu nominato
vicecancelliere della curia, insegnante di Matematica al corso ginnasiale
del seminario, e viceassistente diocesano degli aspiranti di Azione
cattolica. Dal 1950 al Giugno 78, insegnò Religione nelle scuole di
stato. Veniva intanto promosso cancelliere della curia e canonico del duomo,
diveniva assistente diocesano e regionale dei giovani di Azione cattolica,
consulente ecclesiastico del C.S.I. il centro sportivo italiano, e
cappellano del collegio dei mutilatini di don Gnocchi a Salerno. Dal Giugno
67, per quattro anni, diviene rettore del seminario, e vi torna ad
insegnare matematica.
Il nuovo arcivescovo di Salerno, mons. Gaetano Pollio lo volle al suo
fianco, dal 1 Maggio 1971, quale provicario generale dellarcidiocesi, e
delegato vescovile per la diocesi di Acerno, e intanto venne insignito delle
dignità di Prelato donore di S. S. e, dal 1975, di Protonotario apostolico.
L8 Aprile 1978, Papa Paolo VI lo nominò vescovo di Alife e di Caiazzo
con due bolle separate, ad indicare che le due diocesi restano autonome. Il
14 Maggio, Pentecoste, fu consacrato nella chiesa dei Salesiani a
Salerno: consacrante il card. Sebastiano Baggio Prefetto della congregazione
dei vescovi, consacratori larcivescovo primate di Salerno mons. Pollio, e
mons. Calabria arcivescovo di Benevento, con la partecipazione di numerosi
altri vescovi e sacerdoti della regione, nellentusiasmo di uno stuolo di
fedeli convenuti dalla città e diocesi di Salerno, nonché dalle diocesi di
Alife e di Caiazzo.
Il 4 Giugno prese possesso nella cattedrale di Alife, quinto prelato
oriundo del Salernitano, e il 18 Giugno prese possesso a Caiazzo, terzo
venuto da quella provincia.
Fu appassionato cultore, fra laltro, di storia locale, ed ha curato la
pubblicazione di due annuari della diocesi di Salerno, nel 1959 e nel 1975,
di una monografia sulla chiesetta della Madonna dellArco nel suo paese
natale, e di unopera di notevole importanza «Salerno sacra Ricerche
storiche», edizione curia vescovile di Salerno 1962. Nel 1990, per sostenere il peso della responsabilità, su cui gravano le sue precarie condizioni di salute, fu affiancato da Mons. Nicola Comparone come coadiutore.
Morì a Caiazzo il 10 dicembre 1990.
Pietro Farina,
nasce a Maddaloni, studia nel Seminario Minore di Caserta, in quello
Regionale di Benevento e nel Pontificio Seminario Francese di Roma,
arrivando infine alla Pontificia Università Gregoriana, deve consegue
Licenza in Teologia e il baccellierato in Scienze Sociali. Viene ordinato
sacerdote della Diocesi di Caserta il 26 giugno 1966, ed entra a far parte
dell'Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo. Svolge il
servizio di parroco della parrocchia "Santa Maria Assunta" di Mezzano di
Caserta, assistente diocesano dellAzione Cattolica, rettore del Seminario
Minore, docente dell'Istituto di Scienze Religiose, e diviene infine vicario
generale. In questi anni ricopre inoltre il ruolo di presidente
dell'Associazione Nazionale San Paolo Italia (ANSPI) e assistente del
Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC), oltre ad operare
attivamente presso la Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni,
fondata nel 1947 da don Salvatore D'Angelo.
Il 16 febbraio 1999 viene elevato alla dignità episcopale, divenendo Vescovo
dell'antica diocesi campana di Alife-Caiazzo, succedendo in quella sede al
defunto Vescovo Mons. Nicola Comparone.
Riceve l'ordinazione episcopale il 17 aprile 1999 dal cardinale Lucas
Moreira Neves (coconsacranti il cardinale Michele Giordano e il vescovo
Raffaele Nogaro) e, dopo qualche giorno, prende possesso nella Cattedrale di
Alife.
Il 25 aprile 2009 viene eletto vescovo di Caserta, sostituendo Raffaele
Nogaro, dimissionario per raggiunti limiti di età.[È
membro del Consiglio per gli Affari Economici e del Comitato per la
promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica, due organismi della
Conferenza Episcopale Italiana.
Dal 15 gennaio al 19 febbraio 2011 ricopre anche l'ufficio di amministratore apostolico di Aversa.
È fautore di un periodo di rinascita spirituale e culturale della diocesi di Caserta. Avvia importanti opere di recupero dei beni culturali appartamenti alla comunità ecclesiale, tra cui il campanile monumentale del Corpus Domini di Maddaloni, restaurato. Inoltre, dà avvio al museo diocesano di Caserta.
Il 31 agosto 2013 viene ricoverato nel reparto subintensivo di Medicina d'urgenza dell'ospedale "San Sabastiano e Sant'Anna" di Caserta per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 5 settembre viene trasferito nell'ospedale neurologico di Pozzilli, in provincia di Isernia. Si spegne nella mattinata del 24 settembre 2013 all'età di 71 anni.
Valentino Di Cerbo.
E nato a Frasso Telesino (BN) il 16.09.1943. Ha frequentato gli studi
ginnasiali presso lIstituto Salesiano di Caserta e quelli liceali presso il
Pontificio Seminario Romano Minore. Passato al Pontificio Seminario Romano
Maggiore, ha compiuto gli Studi filosofici e teologici e conseguito i
relativi Gradi Accademici presso la Pontificia Università Lateranense.
Incardinato nella Diocesi di Roma, il 30 marzo 1968 è stato ordinato
Sacerdote da S.E. Mons. Ilario Roatta, Vescovo di SantAgata deGoti, a
Frasso Telesino nella Chiesa della Madonna di Campanile.
Successivamente si è laureato in Filosofia presso lUniversità degli Studi
Federico II di Napoli.
E stato assistente presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1968
al 1974, quando è stato nominato Vice-parroco della Parrocchia di S. Luca al
Predestino, dove ha continuato a collaborare fino al 1988.
Contemporaneamente ha insegnato Religione nelle Scuole Medie Superiori di
Roma.
Nel 1980 è stato chiamato a dirigere il Centro Pastorale per
lEvangelizzazione e la Catechesi del Vicariato di Roma (con competenze per
la catechesi, linsegnamento della Religione cattolica e la Scuola
cattolica) e, subito dopo, lUfficio Catechistico Regionale del Lazio.
Nel 1982 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.
Tra il 1980 e il 1991, è stato: membro del Consiglio dellUfficio
catechistico nazionale, del Comitato nazionale per il riconoscimento degli
Istituti di Scienze Religiose e del Forum europeo per lInsegnamento della
Religione cattolica; Direttore Amministrativo dellIstituto di Scienze
Religiose Ecclesia Mater della Pontificia Università Lateranense e Direttore
dellIstituto Superiore E. Caymari per la formazione degli Insegnanti di
Religione della Scuola primaria.
In questo stesso periodo ha fondato e diretto le Riviste Insieme catechisti
e Romaierre, pubblicazioni del Vicariato di Roma.
Nel 1989, con i responsabili degli Uffici diocesani per linsegnamento
scolastico della Religione di Monaco e Madrid, ha promosso il Gruppo per lo
studio dellInsegnamento della religione cattolica nella grandi Città
europee.
Ha collaborato a vari periodici specializzati nel settore della pedagogia
della fede e dellInsegnamento scolastico della Religione cattolica.
Dal 1987 al 1991 è stato Rettore della Chiesa di Sant Eustachio a Roma,
dove, nei locali adiacenti, ha avviato un Centro studi e documentazione
sullIRC e la Catechesi nella Diocesi del Papa.
Dal 1991 al 1994 ha lavorato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Nel 1993 è stato chiamato, in qualità di professore invitato, a tenere il
corso Catechesi e inculturazione presso la Pontificia Università Urbaniana,
incarico nel quale è stato confermato ininterrottamente fino al 2007.
Il 1 ottobre 1994 è stato nominato minutante presso la Segreteria di Stato,
dove dal 2002 è Capo Ufficio della Sezione Italiana.
Dal 29 giugno 1997 è Prelato dOnore di Sua Santità e, dal 1998 al 2002, è
stato Rettore della Chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Roma.
Consigliere spirituale nelle équipes Notre Dame di Roma, è Rettore della
Chiesa della Madonna di Campanile in Frasso Telesino (BN), dove svolge il
ministero festivo e dove è presidente della Fondazione Madonna di Campanile
per la ricerca storica, culturale e religiosa sul territorio. In tale
ambito, nel 1995 ha fondato il periodico trimestrale Moifà ed ha curato
pubblicazioni di storia locale.
Nel 2007, ha dato alle stampe il libro Alfonso Maria Iannucci e la teologia
neoscolastica nella collana Nuovi saggi teologici delle Edizioni Dehoniane
di Bologna.
Dal 2006 è Chierico Prelato della Camera Apostolica e, dal 2007,
Commendatore al merito della Repubblica Italiana. Eletto alla sede vescovile di Alife-Caiazzo il 6 marzo 2010; ordinato
vescovo il 1° maggio 2010, prende possesso della Diocesi l'8 maggio 2010 con
il solenne ingresso in Cattedrale ad Alife e nell'Episcopio di Piedimonte
Matese, sede della residenza ufficiale dei Vescovi di Alife dal 1561.
Il 1 maggio 2010 riceve lordinazione episcopale dal Segreterio di Stato,
Card. Tarcisio Bertone nella Basilica di San Pietro in Vaticano e l8 maggio
fa il suo ingresso in Diocesi.
Nel 2012 riceve lincarico di Vescovo delegato della Conferenza Episcopale
Campana per la Dottrina della Fede, Evangelizzazione e Catechesi.
Il 30 aprile 2019 Papa Francesco accoglie le sue dimissioni per raggiunti
limiti di età.
Michele de'
Rossi o De Rubeis. Padre Carmelitano, nacque a Somma
Vesuviana nel 1583. A soli dodici anni entrò nellordine Carmelitano, nel
convento del Carmine Maggiore di Napoli. Fu eletto Provinciale di Abruzzo,
nel 1622 priore del Carmine Maggiore di Napoli, nel 1624 Provinciale di
Napoli e Basilicata, nel 1628 priore del convento generalizio della
Traspontina in Roma e nel 1630 Procuratore generale dellOrdine presso la S.
Sede. Come tale presiedette il capitolo generale delle provincie napolitane
delle quali fu Visitatore e Commissario. Fu anche Qualificatore
dellInquisizione nel regno partenopeo. Da Papa Urbano VIII, nel Gennaio del
1633, fu nominato vescovo di Minervino in Puglia ma già ad Aprile chiamato
fu chiamato dallo stesso papa a sostituire il suo predecessore Zambeccari
(in contrasto con il Duca di Laurenzano) nella diocesi di Alife. Tuttavia anche sotto il suo vescovado
non cessarono le contese con il Duca, anzi crebbero maggiormente per la
creazione dei chierici e per le franchigie degli stessi. Tant'é, che dopo
varie controversie, si andò addirittura ad un processo in Roma. Morì il 22
Dicembre 1638, e fu sepolto nel convento del Carmine in Piedimonte.
Filippo. Era
vescovo nel 1308-10. Forse era alifano. Il 18 Dicembre 1308, Egidio de
Villacublai barone di Prata, gli presentò per la conferma, il prete Taddeo
quale rettore di S. Pancrazio di Prata. Aveva un nipote dello stesso nome. Si ricava dalle Rationes decimarum:
Abbas Philippus nepos domini episcopi adhuc tarenos IIII, e più oltre: Abbas Philuppus pro beneficiis suis quae valent uncias II
solvit tareno II (c.s. 249). Il primo documento in cui appare è una
pergamena dellarchivio capitolare di Caiazzo, del 30 Agosto 1300.
Giovanni II Bartolo.
Arcidiacono della cattedrale, fu eletto vescovo dal Capitolo il 16 Dicembre
1482. Tuttavia gli autori non sono concordi: per l'Ughelli e il Gams è il 16
Gennaio 1483, per un manoscritto conservato in Santa Maria Maggiore è il 2,
per Iacobelli il 13 Febbraio. Morì nel 1486.
Filippo Saragli.
Nacque a Firenze da nobile famiglia. Fu monaco e abate generale della
Congregazione di M. Oliveto. Nel capitolo generale, eletto abate generale,
rinunziò. Da Papa Paolo III fu nominato vescovo di Madruz in Dalmazia, e il
22 Giugno 1548 trasferito ad Alife, ove morì nel 1444. Rinunziando a Madruz,
sera riservata una pensione annua di 60 ducati pro persona nominanda.
Paolo. Il nome
appare in tre giudicati di Pandolfo Principe di Benevento. Nella lite tra il
Vescovo Vito e il monastero di Cinglia viene citato sei volte. Il vescovo di
Alife è citato nella epistola papae Gregorii V ad Alfanum. I
documenti parlano di lui negli anni 981-85, ma le sedi suffraganee di
Benevento erano state occupate dai vescovi fin dal 969-70 e, o è stato lui
il primo vescovo della ricostituita diocesi o, meno probabile, è successore
di un altro rimasto sconosciuto.
Bertrando.
Nominato il 3 Dicembre 1348, il 28 Marzo 1350 simpegnò a pagare il
subsidium alla curia romana, come dal libro delle obbligazioni.
Laria di Alife gli fece male, e chiese di essere trasferito. Si ricava
dagli «Arcani historici» di Niccolò Alunno. Vi è scritto: «Vescovo
di Alife, Bernardo, incontrando poca bona temperie daere in questaa città e
diocesi, sincamminava con lenti passi a perdere totalmente la salute,
mentre dal tempo che vi pervenne, mai poté godersi giorno salutifero;
ricorse però ai Regi, e questi supplicarono il Pontefice a cambiarli
prelatura, con destinarlo a Diocesi di esperimentato ambiente».
Nicola Comparone.
Nacque ad Aversa nel popoloso Borgo di S. Lorenzo il 18 luglio
1924, formandosi poi al Seminario Vescovile di Aversa, al Regionale di
Salerno e allInterregionale Teologico di Posillipo. Il servizio
quarantennale svolto per la sua Diocesi dì origine l'aveva visto impegnato
in molteplici vesti: da assistente di A.C. a Direttore spirituale in
Seminario, da Cappellano delle Monache Cappuccinelle e poi dell'Istituto San
Lorenzo a Direttore dell'Ufficio Catechistico, a Decano del Capitolo
Cattedrale, a Vicario Generale, da Cancelliere Vescovile ad Amministratore
Apostolico di Aversa, a Vescovo di Alife-Caiazzo. Egli, dunque, testimoniò
sempre la fedeltà alla Chiesa, amandola con filiale tenerezza e completa
dedizione. Il grande equilibrio e saggezza di cui era dotato, frutto di
intelligenza, esperienza e ricchezza umana, contraddistingueva le sue
dedizioni. "Prete d'altri tempi", Mons. Comparone distinse per "lealtà,
rispetto, carità verso le persone per le quali si trovò a lavorare, vivendo
in pienezza il suo Sacerdozio in un servizio di umiltà e discrezione, di
silenzio e di modestia, sempre mettendo a frutto gli insegnamenti della
giovinezza, ricevuti a Posillipo da parte dei Padri Gesuiti. Con il suo
grande cuore, egli donò alla Congregazione delle Vittime Espiatrici di Gesù
Sacramentato l'Istituto ''Olimpia e Natalia", centro di accoglienza
educativa dellinfanzia.
Suoi gli Scritti Episcopali 1990-1998. Il Magistero di un vescovo,
frammento vivo di rinnovamento della società e della chiesa.
Morì a Piedimonte Matese il 5 gennaio 1998 a seguito di unimprovvisa
ischemia.
Orazio Francesco Piazza.
È nato a Solopaca (BN), nella Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-S.
Agata de Goti, il 4 ottobre 1953. Ha frequentato la Scuola media e il
Ginnasio presso il Seminario Minore di Cerreto Sannita. Ha concluso gli
studi liceali al Pontificio Seminario regionale Pio XI di Benevento e
seguito i corsi di filosofia e teologia alla Pontificia Facoltà Teologica
dellItalia Meridionale Sezione S. Luigi di Napoli, ospite del Pontificio
Seminario Interregionale Campano. Ha poi ottenuto presso la medesima Facoltà
i gradi accademici di Licenza e di Dottorato in Teologia Dogmatica.
È stato ordinato presbitero il 25 giugno 1978 ed incardinato nella Diocesi
di Cerreto Sannita-Telese-S. Agata de Goti.
È stato Vicario parrocchiale di Telese Terme (BN) (1978-1981); Rettore della
Chiesa del SS. Corpo di Cristo a Solopaca (1981-1992) e del Santuario Maria
SS. del Roseto a Solopaca (1988-1992); Assistente unitario diocesano di A.C.
(1989-2013); Vicario Episcopale per il settore Evangelizzazione e
Testimonianza (2002-2013); Assistente unitario regionale di Azione
Cattolica. (1998-2013); Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio
Presbiterale, Canonico Teologo della Cattedrale, Cappellano Magistrale del
Militare Ordine di Malta e Cavaliere con funzione di Priore dellOrdine del
Santo Sepolcro.
Fondatore e direttore nel 2004 del Centro Studi Sociali Bachelet.
Professore Ordinario di Ecclesiologia presso la Pontificia Facoltà Teologica
dellItalia Meridionale Sezione San Luigi di Napoli dal 1983 al 2013.
Dal 1996 al 2013 Docente di Etica Sociale presso la Facoltà di Economia
delluniversità del Sannio di Benevento.
Il 25 giugno 2013 è stato nominato da Papa Francesco Vescovo di Sessa
Aurunca.
Ha ricevuto lOrdinazione Episcopale il 21 settembre 2013 a Telese Terme da
S. Em.za il Card. Crescenzio Sepe.
Il 4 ottobre 2013 ha fatto il suo ingresso nella Diocesi di Sessa Aurunca.
Il 14 aprile 2018 è nominato membro della Congregazione delle Cause dei
Santi.
Il 30 aprile 2019 è stato nominato Amministratore apostolico della Diocesi
di Alife-Caiazzo |