CRONICA DELLE DUE SICILIE
di   C. DE STERLICH
DEI MARCHESI DI CERMIGNANO
Napoli, Tipografia di Gaetano Nobile, 1841

 

 

Il 13 ottobre 1841 tre persone decentemente vestite, giunte ieri in Piedimonte d’ Alife cercarono del signor Giovanni Salzillo: e saputo com’era in Santangelo, andarono ivi a trovarlo. Al quale, uno dei tre, annunziandosi pel signor Giuseppe de Nobile, presentò una lettera di raccomandazione scrittagli dal fratello. Accolti perciò cortesemente e invitati a pranzo, passarono con esso il rimanente della giornata, ritornandesene la sera in Piedimonte dove andarono a stare nella locanda della Vallata. Con altra lettera commendatizia si sono presentati questa mattina al signor Giuseppe d’Agnese, il quale, a sentire il desiderio che aveano di recarsi a vedere la bellissima fabbrica di coloni del signor Egg, li à fatti accompagnare da un suo famigliare e confidente perchè li raccomandasse alle gentilezze del direttore. Visitato in erffetti l’intero opificio, hanno acquistate varie specie di tessuti, pagandone l’importo che ascendeva a dugento, trenta ducati e quattro carlini,con una polizza di mille ducati, riprendendo il rimanente del danaio anche in polizze. Partiti appena dalla fabbrica, non so qual presentimento è venuto a turbare l’animo del signor Egg. 1l quale, presa in mano la polizza, è accorto che era viziata. Trattosi quindi senza porre tempo in mezzo dal signor Agnese, si è con esso accompagnato, recandosi all’albergo dove fortunatamente à ritrovati i tre, da cui fattisi restituire gli oggetti comperati e le polizze, à loro ritornata quella dei mille ducati. Avuta contenta di tutto ciò il primo tenente Jaus, comandante la gendarmeria di Piedimonte, si è recato immantinente a11’albergo, deve era pur corso l’ispettore di polizia, col quale facendo ricerche per la stanza, hanno rinvenuto di sotto alle materasse non solo la polizza dei mille ducati già riavuta dal signor Egg. ma un’altra di egual somma, ambedue messe in testa al signor Giuseppe de Nobile e sottoscritte con lo stesso nome. Interrogati finalmente tutti tre, ànno detto il loro veri nomi, non avendo niuni di essi quello con cui si erano dati a conoscere, confessando apocrife quelle lettere, false e da essi medesimi falsificate quelle fedi di credito. In quel punto medesimo sono stati menati in prigione.