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Alla Solitudine si giunge attraverso un viale che
parte dallo spiazzale del complesso monastico
principale, lungo circa 150 metri., dopo aver
superato un cancello che la tiene isolata dal
resto della vita terrena.
L'edifico più importante
ebbe al primo piano chiesa, piccolo chiostro,
refettorio; sopra, il coro, quattro celle, due
officine e le
costruzioni iniziarono il 2 agosto 1678. Alla chiesa fu aggiunta una
cappella alla Vergine della Purità e, sparse nel
bosco, sorsero graziose cappelline, alcune di
discreta architettura, dedicate a S. Michele, S.
Giuseppe, S. Pietro d’Alcantara, S. Antonio,
Natività, alle quali fu poi aggiunta quella di S. Giovan Giuseppe, proprio dove cadde il masso che
stava per schiacciarlo. L'accesso alla zona fu vietata a tutti.
E, ancora oggi, una lapide chiaramente leggibile al
suo ingresso, a sinistra, impone questo divieto.
Sempre all'ingresso una poesia attribuita alla
duchessa Aurora Sanseverino Gaetani ci richiama alla
meditazione ed il silenzio:
Taciturni,
romiti, o passeggero vivon
lieti in questeremo beato,
che non senza profetico mistero
nei tempi andati il Muto fu appellato.
Qui si conversa in ciel, qui n spirto vero
da muti e morti al mondo è Dio lodato,
qui parla il Verbo al core, entri chi tace,
perché l solo silenzio è qui loquace.
Superato il cancello, per un
viale lungo 100 m..,
fiancheggiato da una Via Crucis in
maiolica, si arriva al santuario. L’interno piccolo
e decoroso (m. 5,20 x 4,25), ha di fronte l’altare
barocco, sulla cui dossale sono esposte numerose
reliquie di santi, e fra esse i corpi dei martiri
Petronio, Flaviano e Vincenzo. Nelle bacheche stanno
altre reliquie: un facsimile della Sindone di
Torino, e quanto appartenne al santo qui vissuto -
la maschera di cera, il bastone che volò nel duomo
di Napoli, etc.
Ma su tutte emerge il sangue transverberato di S.
Teresa d’Avila. Tramite i primi alcantarini
spagnuoli venuti a Napoli, la reliquia fu portata
qui. Il contenuto della fialetta è quasi sempre in
stato di liquefazione, a volte o per periodi, più
raggrumato. Occorrerebbe farne l’analisi chimica
diretta, e darle la dovuta notorietà. Due
statuette di Nicola Fumo ornano le pareti. A
sinistra c’è la cappellina di S. Maria della
Purità, un dipinto rotondo su tavola di
Nicola de Fario (1762). Il Bambino è di una riuscita
vivacità. E stato rubato nel 1977.
Fuori, una serie di archi in muratura dette alla
chiesa un po' di spiazzale. P. Ludovico di Gesù,
un Del Balzo dei duchi di Presenzano vi coltivò in basso un giardino; un
lavoro di maioliche, la Fuga i Egitto abbellì una
parete. A poco a poco il luogo perdette l’orridezza
ma non il misticismo. E in quest’oasi francescana,
non albergo passeggero e rumoroso, ma rifugio di
cuori estranei alle miserie del mondo, nacque il
fiore mistico delle “Costituzioni speciali”. Le
preparò P. Giovanni, e papa Innocenzo XI col breve <<Exponi nobis>>
del 15 giugno 1679 le approvò per quei religiosi
che segregati dal mondo, in penitenza e solitudine,
volevano servire Dio attraverso la preghiera e la
contemplazione.
Così l’eremo di Piedimonte fu noto alle anime
religiose, ai potenti, agli umili, al Papato. Per
esso il duca D.
Antonio Gaetani chiedeva alla S.
Sede che permettesse ai frati di accettare
elemosine,per esso suo figlio, D. Nicolò,
dava l’occorrente per celebrare qui il Capitolo dei
frati; il Comune di Piedimonte pagava il medico e le
confraternite, i cittadini, i nostri contadini
offrivano, e toglievano dalla loro dispensa; per
esso interveniva lo stesso Viceré marchese de los
Velez e Grande di Spagna.
L’umiltà trionfava, la non resistenza smontava gli
ostacoli, il Cristianesimo vissuto coi fatti e non a
chiacchiere, convinceva e trascinava.
Se i Domenicani erano il cervello della Chiesa in
Piedimonte, gli Alcantarini erano certamente il
cuore.
Alla scuola di S. Giovan Giuseppe vissero sul Muto:
il Ven. P. Martino della Croce, cui si attribuivano
fatti prodigiosi; il sofferente P. Atanasio di San
Giovan Battista; il Ven. P. Francesco di S. Antonio;
Il Ven. P. Luigi del Crocifisso; il Ven. P.
Modestino di Gesù e Maria, che entrava nella reggia
e nei tuguri di Napoli, predisse a Ferdinando II
l’attentato del 1857, e morì nel colera del ‘59; il
Ven. Simpliciano della Natività, morto nel 1898, che
fondò le Suore Penitenti di S. Margherita e aprì
case di riabilitazione.
Altro prodotto di questa discendenza spirituale è
stato il Ven. Berardo Atonna da Sarno, morto il 4
marzo 1917.
Da alcantarino si chiamava Berardo del Cuore di
Gesù, e di lui si raccontano fatti prodigiosi come
quello di liberare il granturco
dagli insetti, di prevedere la guerra del ‘15 e di
operare guarigioni.Ebbe spirito di orazione e di penetrazione del
pensiero. I due fatti più misteriosi e belli sono:
il fenomeno di bilocazione a Dragoni, e il suo
parlare agli uccelli a Faicchio.
Predicò sul Matese, per la Campania e il Lazio fino
all’Umbria. Assai caritatevole, fondò a Capodimonte
l’ospiziò delle vecchie “Villa Fiorillo”, e quando
l’opera cadde, conobbe anche la calunnia e
l’isolamento. |