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Dopo l'unità nazionale Piedimonte, come tutto il
Mezzogiorno, retrocedette ad un grado inferiore. Se durante il periodo
borbonico ricopriva un posto di primo piano in Terra di Lavoro, nel nuovo
regno diventò uno dei tanti piccoli comuni del meridione italiano. A pensare
che soli pochi anni addietro era una vitale cittadina al centro degli
interessi borbonici.
Infatti la costituzione della nuova provincia di Benevento smembrava di fatto
il circondario di Piedimonte tant'é che il
Consiglio comunale, il vescovo e 180 cittadini
di Piedimonte si lagnarono della circoscrizione ottenuta dalla nuova provincia
di Benevento, decretata dalla luogotenenza di Napoli, e fondarono i loro
reclami sull'illegalità della disposizione, sul danno che ne emergeva e sulla
mancanza di compenso territoriale a cui aveva diritto quel circondario (vedi
a riguardo l'interpellanza parlamentare di Beniamino Caso). Analoghe
rimostranze si sollevarono da parte dei comuni di San Salvatore Telesino e
Guardia Sanframondi, già appartenenti la circondario di Piedimonte.
Nel 1861 Piedimonte contava 8.538 abitanti ed era sede di Mandamento o Pretura,
Collegio elettorale e capoluogo di Circondario di cui facevano parte i comuni:
Caiazzo (ab.5712), Alvignano (3470), Castello di Campagnano (1355), Dragoni
(1951), Piana di Caiazzo (2067), Ruviano (1565), Capriati a Volturno (1430),
Ciorlano (1382), Fontegreca (Fossaceca) (947), Gallo (2015), Letino (991),
Prata Sannita (1663), Ailano (1189), Alife (3265), Castello di Alife (1525),
Gioia Sannitica (3164), Raviscanina (1126), San Gregorio (1476), San Potito
Sannitico (1730), Sant'Angelo d'Alife (2255), Valle Agricola (di Prata)
(1106). Per un totale di 49921 abitanti su 22 Comuni, 3 Preture e una superf.
di 975 Kmq.
Piedimonte era la 386a Circoscrizione Elettorale, con 28 comuni, 4 sezioni per
complessivi 54.014 abitanti.
Sez.1: Piedimonte d'Alife, Ailano, Alife, Castello d'Alife, Raviscanina, San
Gregorio, San Potito Sanniico, Sant'Angelo d'Alife, Valle Agricola. Sez.2:
Capriati al Volturno, Ciorlano, Fontegreca, Gallo, Letino, Prata Sannita. Sez.3:
Castellone, Cerro al Volturno, Colli al Volturno, Pizzone, Rocchetta a
Volturno, San Vincenzo a Volturno, Scapoli (provincia di Molise). Se.4:
Venafro, Filignano, Motaquila, Pozzilli, Presenzano, Sesto Campano (provincia
di Molise).
Alle prime elezioni (1861) il collegio di
Piedimonte era composto da cinque sezioni : Piedimonte, Venafro, Capriati,
Prato, Castellone. Gli elettori inscritti erano 796; si presentarono a votare
nel primo scrutinio 712. Caso Beniamino ebbe 391 voti, Del Giudice Gaetano
269; i voti dispersi furono 82. Venne perciò proclamato deputato Caso
Beniamino, dopo un'interpellanza
parlamentare sulla regolarità delle votazioni nello stesso collegio. Caso,
eletto sia per Caserta che per Piedimonte optò per Caserta. Pertanto, per il
collegio di Piedimonte, fu necessaria una seconda votazione e, dagli Atti
parlamentari del 6 maggio 1861 risulta che "il collegio di Piedimonte consta di quattro sezioni: Piedimonte,
Venafro, Castellone e Capriati; con inscritti a votare 905 elettori; i votanti al primo scrutinio
furono 531,
dei quali 268 diedero il loro voto al signor Del Giudice Gaetano, e 215 al
signor Dorotea Leonardo; gli altri voti andarono dispersi o nulli.
Non avendo il signor Del Giudice raggiunto la
maggioranza legale, si addivenne al secondo scrutinio, nel quale sopra 454
votanti il signor Del Giudice ebbe voti 351, il signor Dorotea 296. Il signor
Del Giudice venne proclamato deputato.
Le operazioni furono
regolari, non vi furono riclami, e in nome del VII ufficio si propone la
convalidazione dell'elezione di Piedimonte.(La Camera approva.)"
Con Regio Decreto n.1078 del 14.12.1862 viene
adottato il toponimo di Piedimonte d'Alife.
L'istruzione
elementare nel circondario di Piedimonte d'Alife nell'anno scolastico 1862-63.
E' del 1868 l'istituzione della Cassa di risparmio:"MDCCCCLXXIII.
Regio Decreto col quale e
approvata listituzione di una Cassa di risparmio nel Comune di Piedimonte d'Alife.
9 febbraio 1868. VITTORIO EMANUELE II, PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA
NAZIONE, RE D'ITALIA
Vedute le deliberazioni del 27 dicembre 1861 , 21 maggio e 11 ottobre 1867,
del Consiglio comunale di Piedimonte d'Alife ; Veduta la deliberazione del 16
settembre 1867 della Deputazione provinciale di Terra di Lavoro; Sentito il
Consiglio di Stato; Sulla proposta del Ministro di Agricoltura, Industria e
Commercio; Abbiamo decretato e decretiamo: Articolo unico - È approvata
l'istituzione di una Cassa di risparmio nel Comune di Piedimonte d'Alife,
Provincia di Terra di Lavoro, in conformità dello statuto visto d'ordine
Nostro dal Ministro predetto. Ordiniamo che il presente Decreto, munito del
sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle Leggi
e dei Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e
di farlo osservare. Dato a Firenze addì 9 febbraio 1868.
VITTORIO EMANUELE . Registrato alla Corte dei conti addì 19 febbraio 1868 -
Reg. 42 Atti del Governo a c. 64. Ayres. Luogo del sigillo. V. Il
Guardasigilli DE Filippo. Broglio".
Intanto si aprivano nuovi orizzonti di partecipazione alla
vita politica che diveniva sempre più allargata a tutte le altre classi
sociali: una prerogativa che una volta era solo appannaggio della borghesia
locale ora vedeva coinvolte nuove categorie sociali fino ad arrivare al
suffragio universale del 1911. Questo significava anche un crescente
arricchimento culturale da parte degli operai e delle altre classi sociali
tenute fino ad allora estranee al dibattito politico.
Il clero non era più la classe dominante, pur mantenendo ancora posizioni di
potere. La borghesia lo ignorava, quando non lo biasimava. La partecipazione
alla vita religiosa, una volta bagaglio comune, era ora circoscritta a gruppi
di persone, ma non per questo persero di significato i riti e le varie
funzioni religiose, anzi rimase viva e più forte la partecipazione attiva di
quelli che si sentivano interiormente coinvolti.
La borghesia, comunque, manteneva il suo potere politico. Essa era costituita
prevalentemente da idealisti e da "arrivisti". In questo periodo prevalevano
ancora i primi...... Piedimonte verso la metà dell'800 era sovente luogo prescelto per i confinati
politici, come il medico filosofo Alessandro Lopiccoli (1849), il pittore
Gioacchino Toma (qui confinato dal 1857 al 1858) e il giovane
internazionalista Tito Zanardelli (qui confinato per 5 mesi nel 1870, periodo
in cui scrive anche un libro di storia su Piedimonte d'Alife ma non trova
finanziatori per pubblicarlo).
Tra le famiglie locali i
Gaetani riuscirono a
mantenere il loro potere per tutto il resto dell'800. Per quanto riguarda gli
Egg essi erano i padroni
indiscussi del lavoro a Piedimonte, e non solo: "Da Piedimonte, in data 23,
ci scrivono che quella guardia nazionale, sotto gli ordini del suo Maggiore
Cav. Egg, fece una passeggiata militare fino a S. Angelo ove fu ricevuta con
fratellevole cordialità del Municipio, dalla G. Nazionale e dall'intero paese.
I militi di Piedimonte erano circa 400, e con essi trovavasi pure quel
Sotto-Prefetto sig. Dainelli.
In occasione poi della festa Nazionale gli uffiziali della G. Nazionale, uniti
a quelli del 46° Reggimento, fecero un pranzo patriottico, e la sera fuvvi
splendida festa da ballo alla quale intervennero le più distinte famiglie
della Città e del luoghi circonvicini.
I bassi uffiziali della milizia cittadina vollero poscia anch'essi provare
all'esercito la loro affezione ed invitarono otto giorni dopo a pranzo tutti i
sotto ufficiali del detto Reggimento che ivi tiene guarnigione.
Questa festa riuscì bella e commovente, e noi non possiamo che far plauso a
tali manifestazioni di fratellevoli sentimenti."
(Il Pungolo, Anno
IV, Napoli, 27 giugno 1863)
Antonio Gaetani, cosa più unica che rara per un discendente di un casato che
per secoli era stato vicino a Re ed Imperatori, era repubblicano . Il senatore
Achille Del Giudice (1829-1907) per quasi trent'anni riuscì a controllare i
voti espressi dalle poche centinaia di elettori. Egli comandava la provincia
di Caserta ed era abbastanza influente a Roma. Amministrava i beni di Silvia
Pisacane, figlia di Carlo, che gli erano stati affidati dal Capo del Governo,
Giovanni Nicotera. Successivamente accusato di essere vicino ai briganti si
dimise il 22 aprile 1888, unico Senatore del Regno a compiere un simile gesto.
Altri rappresentanti politici locali furono Roberto Gaetani, deputato al
Parlamento per ben quattro legislature, e Angelo Scorciarini, Di Matteo, Della
Villa, E. D'Agnese, V. Caso, ecc., che si alternavano all'amministrazione
locale. Molto si fece in questo periodo: la pavimentazione della strada
principale in basalto, l'acquedotto comunale, le fognature, la piattaforma in
piazza Roma, l'acquisto della chiesa dagli Onoratelli a Sepicciano. Ma non si
preoccuparono di istituire una scuola statale a Piedimonte, forse perché i
loro figli studiavano tutti fuori, "in compenso non rubavano, il che era pur
molto" (D.B. Marrocco, op.cit.).
Nel 1872 il Regno d'Italia si divide principalmente sotto quattro aspetti: 1°
politico-amministrativo-finanziario; 2° giudiziario; 3° militare; 4°
ecclesiastico.
Sotto il primo aspetto esso si divide in 69 provincie, in 275 circondari, in
508 collegi elettorali, in 1.728 mandamenti, ed in 7.527 comuni. In ciascuna
provincia vi è un prefetto ed un intendente di finanze; in ciascun
circondario, un sottoprefetto; in ogni collegio, un deputato; ogni mandamento
elegge un consigliere provinciale; ogni comune un sindaco.
Sotto il secondo aspetto si divide in quattro giurisdizioni di Corti di
Cassazione; in 19 distretti di Corti d'Appello; in 139 distretti, nei quali
risiede un Tribunale civile e correzionale; in 21 tribunali di commercio; in
1.728 mandamenti, sedi di pretura; in 7.527 comuni, nei quali vi esiste un
conciliatore.
Sotto l'aspetto militare, in 18 Comandi generali militari; in 45 distretti
territoriali ed in 15 distretti di giustizia militare.
Sotto l'aspetto ecclesiastico, si divide in 250 diocesi, ed in parrocchie;
nelle diocesi vi siede un arcivescovo od un vescovo; in ogni parrocchia un
parroco, un prevosto od un Curato.
il Circondario-Diocesi di Piedimonte d'Alife contava una popolazione di 49.921
abitanti (Piedimonte 8.838). Deputato al Parlamento era l'avv. Achille Del
Giudice. Sotto Prefetto, cav. avv. Alfonso Masi; Segretario, Maselli Emidio;
Delegato, Antocieco Pasquale; Comandante i R. Carabinieri, Serra Giacomo,
luogotenente.
sindaco, Buontempo dott. Pietro.
Giunta comunale: Petella Pasquale, Meola Pietro, Pascale Gaetano, Pertusio
Carlo, assessori effettivi Ventriglia cav. Nicola e Da Gesso Leandro,
supplenti. Segretario comunale, D'Amore Leopoldo.
Comandante la guardia naz.. Gismondi Gennaro.
Agente delle tasse, Ciccone Gennaro.
Ricevitore del registro, Tacconi Cesare.
Ufficiale di posta, Buontempo Giuseppe.
Ufficiale telegrafico, D'Agnese Filippo.
Pretore, Gaeta Giovanni,
Cancelliere della pretura, Fortuna Carlo.
Conciliatore, Petella Pasquale.
Vescovo, De Giacomo monsignor Gennaro, senatore del regno.
Vicario, Cornelio cav. Luigi.
Notai, Caso Giuseppe Petella Pasquale Ricciardi Francesco Gismondi
Filippo.
La classe operaia si organizza e pubblica a periodi discontinui il
Risveglio Operaio con il motto:
La verità genera odio..., ma noi la diremo
sempre.
Il 19 ottobre 1884 veniva fondata la Banca Popolare Cooperativa del Matese, con sede in via Mercato 39, che nella prima metà del '900 avrà proprie succursali a Dragoni, Prata Sannita e San Potito Sannitico.
Nel 1892 nasce la Scuola popolare di disegno applicato. La scuola è maschile e
serale e dipende dalla locale Società operaia. Viene sussidiata dal Comune con
lire 200, dalla Cassa di risparmio con lire 100 e dalla Banca popolare
cooperativa del Matese con lire 60 annue. Sono materie d'insegnamento: il
disegno applicato alle arti, la plastica ed elementi di decorazione. Sono
iscritti alla scuola una trentina di alunni, dei quali 25 in media
frequentanti.
(Ministero di Agricoltura,
Industria e Commercio - Notizie sulle condizioni dell'insegnamento
industriale e commerciale - Annuario del 1907 - Roma, 1907)
(Professioni
e mestieri nel 1894)
Nel 1898, ad opera degli universitari De Lellis, Della Villa, Grillo e Di
Matteo, nasceva anche a Piedimonte il movimento socialista. Berner, intanto
successo ad Egg, non dava ascolto alle richieste fatte dai socialisti locali e
non acconsentiva a diminuire le 12 ore di lavoro degli operai del proprio
cotonificio, nemmeno per le donne. I salari, poi, erano bassi, 18 soldi agli
uomini e 14 alle donne, ai minorenni addirittura 8 soldi. Il fisico di questi
operai risentiva del lungo tempo trascorso in piedi vicino alle filande e
della mancanza di luce solare. Se è vero che Berner dava il lavoro è anche
vero che i lavoratori gli davano la ricchezza.
L'unificazione forzata dell'Italia del 1861 non era stato un buon "affare" per
il meridione, la crisi agraria dal 1880 in poi ed il successivo aggravarsi
delle imposte nelle campagne meridionali dopo l'unificazione del paese,
il declino dei vecchi mestieri artigianali,
delle industrie domestiche, la crisi della piccola proprietà e delle aziende
montane, delle manifatture rurali si fecero sentire anche a Piedimonte. Nuovi
problemi di vera e propria sopravvivenza costrinsero, tra il 1901 ed il 1921,
circa 1500 piedimontesi ad
emigrare all'estero in cerca di nuova fortuna, per quelli che rimanevano la lotta diventava dura. Da qui nascevano anche a Piedimonte, sempre grazie alla presenza del nuovo movimento socialista, come
avveniva d'altronde per il resto dell'Italia, le prime rivendicazioni
contrattuali. Per la prima volta, nel luglio 1911, si ebbe il primo sciopero
che vide circa 600 operai abbandonare il cotonificio. Berner si vendicò
licenziando 13 operai.
Quando di lì a poco i socialisti andarono al Comune fecero l'edificio
scolastico, nuovi lavatoi, l'illuminazione elettrica, diedero sussidi, ma si
anche indebitarono perché non erano proprio tutti onesti.
A contrastare l'ascesa socialista in Italia ci pensò il papa Pio X
autorizzando la partecipazione attiva da parte dei cattolici alla vita
politica. Per questo nel 1910 nacque a Piedimonte il circolo "Dio e Patria",
il secondo in Italia. In questo periodo si alternarono in Parlamento i
politici locali, T. Morisani di Formicola e
Angelo Scorciarini
di
Piedimonte.
L'associazionismo, a volte strettamente ideologico come le logge massoniche, a
volte più semplicemente culturale o ricreativo, ebbe fertile terreno a
Piedimonte. Verso il 1850 nasceva il "Café dei Signori", successivamente
denominato "Casina dei signori" e, infine, "Circolo Matese", tutt'ora
esistente in Piazza Roma. In origine era aperto solo ai ricchi del paese ma
con l'avvento della repubblica si aprì a fasce sociali sempre più ampie, oggi
è aperto a tutti. La loggia massonica i "Figli del Matese" era del 1848,
fondazione firmata da Giuseppe Garibaldi; del 1865 la terza loggia "E.
D'Agnese", furono questi a realizzare il monumento a E. D'Agnese situato
nell'omonima piazzetta. Poi ancora il "Circolo Secolo XX", fatto
prevalentemente da impiegati; la "Lega dei Cacciatori" del 1912; poi il
"Circolo Unione", "De Amicis". Il circolo "Giordano Bruno", del 1905,
organizzato da elementi massonici, raggiunse addirittura i 450 iscritti.
Associazionismo culturale, come la "Società Magistrale" del 1908, la "Dante
Alighieri" del 1909; di categoria, come "Società Agricoltori" del 1908,
"Società Operaia Cooperativa del Mutuo Soccorso" del 1877, "Lega Contadini"
del 1902, "Lega Minatori" del 1912, la "Croce Rossa Italiana" del 1916.
LE GUERRE MONDIALI
L'inizio della Prima Guerra mondiale vide molti giovani
partire per il fronte. Non si trattava più di battaglie che duravano un
giorno, come per il periodo del Risorgimento, ora la guerra durerà per anni.
L'agricoltura fu in gran parte abbandonata, le mogli lasciate sole con i
propri figlioletti da sfamare. Fu così che il "Patronato scolastico" aprì un
ricreatorio per fornire alimentazione e vestiario ai più bisognosi. Signore e
signorine confezionavano indumenti di lana per i soldati al fronte. Molti
profughi furono ospitati. "Nell'archivio della prefettura di Napoli
il professor Alosco (docente di storia contemporanea all'università di Napoli)
ha trovato i documenti che provano che nella primavera del 1918 Ida Dalser,
l'amante di Benito Mussolini, finisce come profuga, con molti suoi
corregionali trentini, nel campo di Piedimonte d'Alife (Caserta). Si porta
dietro il figlio Benito Albino. Mussolini ha da tempo rotto ogni rapporto con
lei: si è sposato con Rachele e non le invia più gli alimenti per il figlio.
Nel campo sfollati la Dalser percepisce un sussidio giornaliero decoroso:
quattro lire e mezzo.
Il piccolo Benito (che Ida chiama Benittino), però, non sta bene: vede poco da
un occhio, ha la gambetta destra paralizzata. Potrebbe essere curato a
Piedimonte, ma la mamma coglie il pretesto per trasferirsi in albergo a
Napoli. E pretende che le autorità lo paghino, o che premano su Mussolini
affinché la mantenga. A Napoli fu trasferita nell'agosto successivo da
Piedimonte."
Furono quattro anni di vera miseria. Solo chi possedeva la terra riusciva a
sfamarsi, ma per la classe operaia era veramente difficile. Prodotti non se ne
trovavano e quei pochi che si trovavano avevano prezzi esorbitanti. Per la
prima volta si conobbe veramente cosa significava fame e miseria. Le
ricorrenze festive cessarono ed un lungo periodo di cupo pessimismo
s'impadronì della popolazione. Si passò dall'esasperazione per la sconfitta di
Caporetto alla gioia incontenibile di Vittorio Veneto. I cittadini morti in
questa Grande Guerra furono 96, di cui 22 cittadini adottivi. Tranne 7
ufficiali tutti erano soldati e figli del popolo. Tra questi c'era anche Gagliardi Antonio di Piedimonte
d'Alife, affondato sul piroscafo Principe Umberto l'08.06.1916, alle ore 19.00 circa, con a bordo 2605 militari di truppa. Il piroscafo lasciava Valona ed era diretto a Taranto, insieme al piroscafo Ravenna
ed ai due piccoli piroscafi Jonio e Espero.
Come tutti i periodi dopo una guerra, anche questa portò nuove ideologie e
nuovi movimenti popolari. I due esponenti politici del territorio, seppure
sempre antagonisti per ovvi motivi di affermazione, trovavano sempre nuovi
spazi dove collocarsi, Morisani liberale e Scorciarini al Partito Popolare.
Prevalse al Parlamento il Morisani, ma i popolari presero il Comune di
Piedimonte. Tuttavia i socialisti pure aumentarono di numero e nell'estate del
1920 ci fu un nuovo sciopero al cotonificio che durò più di due mesi.
Intanto ai Berner erano succedute le Cotoniere Meridionali. Con il piano di
ampliamento delle centrali elettriche Piedimonte vide arrivare numerosi operai
settentrionali, che costituirono la Camera di Lavoro (1919). L'Italia usciva
vittoriosa dalla Grande Guerra, ma il prezzo pagato era stato altissimo. Il
malcontento serpeggiava nel Paese e le Camicie Nere si affacciavano
all'orizzonte. Il primo gruppo di questi nuovi proseliti nacque a Piedimonte
il 15 Maggio 1921, fondatori furono il Della Villa (già sindaco) e Zita. "Un
fascio a composizione particolare è quello di un grosso centro di industria
tessile della regione - con una ricca tradizione di lotte operaie e
un'amministrazione socialista - Piedimonte d'Alife (la sezione è fondata in
maggio con 125 iscritti): nel suo direttorio vi sono fin dalla costituzione,
il direttore e il capotecnico del cotonificio.
Nel dicembre del '22 un fascio di S. Maria
C.V. viene sciolto perché accusato di aver invaso la
sede del "Circolo Popolare" di Piedimonte." (Marco Bernabei,
Facismo
e nazionalismo in Campania (1919-1925), Roma 1975).
Subito si distinsero per la devastazione di tutte le sedi dei partiti
locali e per la loro partecipazione all'occupazione del porto di Napoli. Di
contro anche a Piedimonte, come nei centri più importanti di Terra di Lavoro,
i socialisti si dimostrarono in grado di dare vita ad un inizio di opposizione
organizzata al fascismo: si costituiscono sezioni di "Arditi del Popolo" che,
tra il luglio e il novembre del '21, tengono testa ai fascisti. Durante un comizio dei socialisti al Vallone i fascisti irruppero, con l'aiuto
di quelli di Capua, a colpi di rivoltella e bombe a mano; i socialisti presi
alla sprovvista si difeso a pietrate. Furono momenti di vera guerra civile!
Alla marcia su Roma parteciparono 22 piedimontesi, uno di essi, il diciottenne
Marcello D'Ambrosa, morì il 30 settembre 1922 per
l'esplosione di un sacchetto di rudimentali bombe a mano nella stazione ferroviaria di Caserta,
mentre si formava il treno che doveva condurre i fascisti campani a Roma. A
Piedimonte il passaggio al fascismo non fu cosa semplice: il 7 dicembre 1924,
alle elezioni amministrative, i fascisti furono battuti da una lista unitaria
sotto il simbolo dei combattenti. E la lista comunista raccoglie 201 voti. Il
5 gennaio successivo, i fascisti, esaltati dal famigerato discorso di
Mussolini sul delitto Matteotti, tentano una spedizione punitiva, ma sono
messi in fuga dagli operai del cotonificio. Ma alla fine, anche
l'amministrazione comunale di Piedimonte, guidata da
Giovanni Caso, passò
giocoforza al fascismo. In paese restavano pochi dissidenti, ma silenziosi e
ben nascosti. Il 18 luglio 1925 un gruppo di fascisti provenienti da S.Maria Capua Vetere irruppe nella sede del circolo
cattolico "Dio e Patria" spaccando mobili e quadri e fracassando le
vetrine dell'edificio, gettandone per sfregio dalle finestre le insegne e le
bandiere.
Con il decreto legge del 2 gennaio 1927 la Provincia di Terra di Lavoro viene
cancellata dallassetto amministrativo della nazione. Con un provvedimento del
governo Mussolini che diventerà legge soltanto il 18 gennaio del 1928 con il
n. 2584 dopo un iter alquanto ambiguo. Il confine della Campania viene
arretrato sulla linea del Garigliano. I comuni dellhinterland di Gaeta a nord
del Garigliano sono aggregati a Roma, quelli di Sora costituiscono la nuova
provincia di Frosinone, i comuni a sud del Garigliano vengono inseriti nella
provincia di Napoli. I comuni della sottoprefettura di Piedimonte Matese
insieme a sette comuni che facevano parte della provincia di Campobasso
vengono aggregati a Benevento. Scompare la provincia che aveva come capoluogo
Caserta. Era la più estesa del regno con i suoi 5.269 Kmq ed una popolazione
di 867.826 abitanti suddivisi in 192 Comuni. Sono aggregati: a) alla provincia
di Benevento i comuni di: Ailano, Alife, Alvignano, Caiazzo, Castelcampagnano,
Castello di Alife, Dragoni, Gioia Sannitica, Piana di Caiazzo, Piedimonte d'Alife,
Raviscanina, Ruviano, San Gregorio, San Potito Sannitico, S. Angelo d'Alife e
Valle Agricola; b) alla provincia di Campobasso i comuni di: Capriati a
Volturno, Ciorlano, Fontegreca, Gallo, Letino, Prata Sannita, Pratella e
Cercemaggiore; c) alla provincia di Napoli i comuni di: Carinola, Conca della
Campania, Francolise, Marzano Appio, Mondragone, Ponza, Roccamonfina, Sessa
Aurunca. Tora e Piccilli, nonchè i Comuni del circondario di Caserta e (quelli
già costituenti il soppresso circondario di Nola).
Nel 1930 la paga delle operaie del cotonificio venne ribassata del
20%.
(Professioni
e mestieri nel 1933)
Straordinariamente il 1° Maggio del 1934 si vide sventolare la
bandiera rossa sul monte Cila.
Alle grandi manovre del 1934, Piedimonte ebbe la visita del Principe Umberto,
ascoltò la messa nella chiesa di San Salvatore e pranzò presso l'albergo
Matese (oggi Penza). Tutto procedette tranquillo e senza scossoni (e come si
poteva.....) fino all'arrivo della Seconda Guerra mondiale.
Il 10 Giugno 1940 solo pochi studenti acclamarono l'ingresso dell'Italia in
guerra, il resto della popolazione già aveva conosciuto la guerra e sapeva a
cosa andava incontro. Purtroppo la realtà dei fatti superò l'immaginazione.
Ancora una volta cessò ogni festa, si ritornò alla fame, alle tessere per quel
poco di cibo, razionato, al terrore dei bombardamenti aerei.
(Arti
e mestieri nel 1939)
Su un dispaccio prefettizio si legge: "Piedimonte d'Alife [Benevento], 28
luglio 1943, ore 11.40. Il comandante la tenenza CCRR al gabinetto del
ministero dell'Interno. [...] gruppo circa cento contadini armati assalivano
oltre fascio locale anche ufficio comune, accertamenti agricoli, bruciando in
pubblica via fotografia Mussolini et carteggio ivi esistente. Medesimi
successivamente tentavano invasione municipio e sede milizia forestale senza
riuscirvi per pronto intervento arma milizia forestale che ristabilivano
ordine pubblico. Temesi altra dimostrazione per ottenere sfarinatura grano
senza prescritta carta macinazione. Disposto adeguati servizi prevenire e
reprimere altri disordini."
La S.M.E. mimetizzò le
condotte forzate sul Cila e quando la sirena del cotonificio suonava tutto
piombava nell'oscurità, mentre bagliori di luce sinistra già squarciavano il
cielo napoletano in lontananza.
Il brutto arrivò dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Il fascio sparì da
Piedimonte senza particolari ritorsioni, riprendevano respiro i partiti fino
ad allora banditi, ma iniziavano anche le rappresaglie delle truppe tedesche
sulla popolazione, che sfociarono negli
avvenimenti del 1943, ai
quali si rimanda il lettore ad un apposito capitolo.
Ecco come racconta il s. Tenente veneto, Gianni Ras, la sua esperienza
piedimontese nel 1944:
"A
Piedimonte d'Alife siamo arrivati verso la fine di settembre 1944 per cambiare
completamente il nostro vestiario e qualsiasi arma con materiale inglese in
quanto dopo nove mesi di combattimenti da Cassino a Pesaro eravamo come dei
fantasmi nel vestiario e con cannoni inservibili ( ero s.Tenente - comandante
la seconda sezione della 6^ batteria del 2° Gruppo dell'11 Reggimento
Artiglieria). Rimanemmo a Piedimonte una trentina di giorni dove tra servizi
vari ed ispezioni al deposito armi inglesi poco vidi del paese, potei solo
incontrare gente servizievole e gentile. Avevamo visto città e paesi come un
lampo a ciel sereno, con il pensiero altrove; sequenze monche di un pauroso
film.
Ma ora, rifacendo il cammino a rovescio, percorrendo la strada lentamente a
tappe, ci rendevamo conto di che rovine e di quale sangue grondasse la nostra
patria.
Piedimonte dAlife, la città a noi assegnata per il riordino, situata in
ridente posizione sulle pendici meridionali del Matese. Chiesa di San Biagio
del XV secolo e chiesa di San Tommaso eretta nel 1414, nellannesso convento
ha sede oggi il Museo Alifano. Tutti monumenti meravigliosi, ma allora non ero
entrato nellarte, passione che mi avvinse dopo, in altro periodo di vita e
subentrò in me la bramosia del conoscere.
In data 25 settembre 1944 il C.I.L. veniva disciolto nella zona di Piedimonte
dAlife. Con i reparti si costituivano i Gruppi di Combattimento: "Legnano" e
"Folgore", unitamente ai Gruppi "Cremona" e "Friuli", che avrebbero
partecipato alla campagna nel successivo inverno 44/45 e concorso allo
sfondamento della Linea Gotica.
Riserve le due divisioni "Mantova" e "Piceno" il tutto un complesso di 60.000
uomini interamente equipaggiati con vestiario, automezzi, armamento, elmetto,
tutto inglese. Era difficile individuare di che nazionalità fosse il soldato
italiano; unici segni: le mostrine del corpo di appartenenza sul bavero del
giubbetto ed un piccolo tricolore sul braccio sinistro con sullo sfondo
bianco, per me della Legnano, leffige del guerriero Alberto da
Giussano quello che dopo tanti anni divenne il simbolo del partito della Lega
di Alberto Bossi.
Io assieme a Salsilli, Agnelli, Arvat, Rizzi e Tosi alloggiavamo in casa di
una coppia di giovani sposi entrambi insegnanti alle elementari, molto gentili
ed ospitali che alla nostra partenza vollero offrirci il pranzo daddio.
In questo paese una sera mentre ero al cinema mi sento battere alla spalla. Mi
volto e chi vedo: Bepi Ceron detto Polso mio compaesano ed amico carissimo. Fu
una grossa sorpresa, non sapevo fosse nella pentola del C.I.L.
Il tenente Enrico Mauri, milanese, mi promuove capo degli acquisti per il
vettovagliamento di tutta la truppa del II Gruppo, così ogni mattina vado al
mercato a far la spesa, come una brava massaia, a procurare tutto quanto
serviva per il rancio dellartigliere.
Mauri ragioniere amante delle somme e dei bilanci perfetti vuole il resoconto
di tutto il materiale in deposito. Gli faccio notare che non è il mio
carattere far quadrare i conti in entrate ed uscite, cerco di arraffare più
che posso per portare a casa più merce che sia possibile, anche con dei
trucchi speciali, voglio che il soldato sia soddisfatto in tutto.
"Se ti aggrada questo bene... altrimenti mi dimetto da questa non facile
situazione quotidiana". Lui di rimando: "Ma non ti biasimo per quanto fai, ma
per esempio" e qui fa una serie di conti di entrate ed uscite della
voce vino... "tu oggi dovresti avere in deposito 50 litri di vino". Mi metto a
ridere e di rimando: "Vecchio ragioniere ammuffito tra le tue scartoffie, il
tuo aiutante Moro oggi ha in cantina ben 180 litri di vino e domani darà
razione doppia del nettare molto apprezzato dai miei e tuoi soldati "gatu capi
ne".
Mi sorride e dice: "Aveva ragione il capitano Alberto Mondini (mio comandante
allinizio per breve periodo) quando diceva che Moro è un cavallo da corsa con
doppio barbozzale" (Catenella che passa sotto la barbozza del cavallo e viene
fissata ai due occhi del morso).
A dicembre 1944 lasciamo Piedimonte dAlife ed arriviamo a Canale Monterano,
centro del Lazio, in provincia di Roma, sui monti Sabatini ad ovest del Lago
di Bracciano"
DOPO LA
SECONDA GUERRA MONDIALE
Con l'arrivo degli alleati la popolazione rientrò nelle proprie case, ma era
rimasto poco o nulla di tutto quello che c'era prima. C'era chi aveva perso la
casa, chi il lavoro, chi aveva perso tutte e due le cose. Come per il primo
dopoguerra anche questa volta la fame, lo sfollamento, il contrabbando, ecc..
dilagarono ovunque.
Nel 1945 dietro dimostrazioni di piazza si ricostituì la provincia di Caserta
e Piedimonte, con R.D. dell'11.6.1945 n.373, vi ritornò a fare parte: fu un pessimo affare! Il primo deputato
provinciale del dopoguerrra del rinato circondario di Piedimonte fu
Francesco Visco. Fu un
alternarsi di commissari e sindaci che nulla potevano fare se non pensare al
minimo approvvigionamento necessario per la popolazione. Tre fontanine
pubbliche al rione San Giovannni furono realizzate sotto l'amministrazione di
Antonio Gaetani d'Aragona. L'acqua ritornava in quella zona dopo ottant'anni.
Sotto l'amministrazione Caso si pensò alla sala comunale, si ricostruirono i
ponti distrutti dalla guerra, gli orologi di Piazza Roma e a Sepicciano e alla
realizzazione del Mercato coperto al Vallone. Quest'ultima opera, dopo una
sosta nel 1952, venne completata nel 1959 e divenne operante solo nel 1964.
Durante l'amministrazione Cappello, si riuscì a pagare i debiti del Comune, a
spingere avanti la strada per M. Muto, a sistemare le vie; si comprò il
terreno per il nuovo macello, il palazzo dell'ex Cassa di Risparmio. Fu
attuata la sistemazione del Vallone con briglie e due ponti, fu rifatto il
ponte di S. Arcangelo, e numerosi altri lavori.
Dal 6 ottobre 1943, giorno in cui i guastatori tedeschi fecero saltare in aria
i binari, il treno cessò la sua corso da Piedimonte a Napoli. Poco dopo il
treno, dopo alcuni restauri tornò a percorrere la linea fino alla biforcazione
di Capua, ma non giunse più a Piedimonte.
Dopo la cessazione della ferrovia il trasporto di merci e persone era affidato ad alcune ditte private,
come la Ditta Roberto Ferrazza, Michele Ferrazza, Cav. Enrico Fortuna e Manisco Itala di Fontegreca.
Finalmente, avuto il decreto del Ministero dei Trasporti per la ricostruzione
dei 36 km. da S.Maria C.V. a Piedimonte, il 4 gennaio 1955 a Triflisco
iniziarono i lavori.
A Piedimonte fu costruita una nuova stazione e una lunga
pensilina, e il 4 aprile 1963 il
treno vi entrava. Compie
il suo percorso di km. 79 + 700 in ore 1,20 e per il trasporto merci in ore
1,50. L'interessamento del ministro Giacinto Bosco fu decisivo per la
ricostruzione.
Nel 1963 le acque del
Torano venivano captate
per essere avviate verso il napoletano. L'allora Capo del governo Fanfani,
come risarcimento per l'esproprio subito dai piedimontesi, fece una solenne
promessa in Piazza Roma, quella della realizzazione di ben due fabbriche a
Piedimonte. Promessa mai mantenuta!
Nel 1963 e per alcuni anni seguenti, Piedimonte vide la presenza dei soldati
del Genio utilizzati nella costruzione della carrozzabile che da Piedimonte
porta a Santa Maria Occorrevole (San Pasquale), la strada venne aperta al
traffico delle auto nel 1971. I soldati furono alloggiati nell'edificio
parrocchiale di Piazza De Benedictis. Gli stessi soldati furono impiegati
durante l'alluvione avvenuto il 26 ottobre 1966 (pochi giorni prima di quello
tristissimo di Firenze) per arginare le acque che invadevano i piani terreni
di via D'Agnese. Dopo piogge torrenziali il Rivo, il cui alveo nel frattempo
era stato coperto, sfondò il pavimento proprio nel centro dell'ex palazzo
vescovile in piazza D'Agnese e la stessa piazza antistante le "scalelle". Una
colonna d'acqua con un getto che superava i 5 metri di altezza, con una bocca
di un metro di diametro, si riversò per via E. D'Agnese, dove in alcuni punti
raggiunse anche il mezzo metro d'altezza, e attraversando Piazza Roma e Via
Lupoli sfociava nel Torano, allora ancora scoperto.
La presenza dei soldati migliorò l'economia locale, già in fase di crescita
grazie al boom economico che attraversava l'intera nazione.
Nel 1965 nasce il quindicinale locale "Il Corriere del Matese" di
Pietrangelo Gregorio. Avrà vita breve perché saranno date alle stampe solo tre
numeri.
Dopo un lungo periodo di assenza dell'associazionismo giovanile locale, nel 1963
nasce da un'idea di Massimo D'Ambrosa, l'associazione denominata "Bontà di Piedimonte". All'inizio sono diversi i giovani piedimontesi che si avvicenderanno nell'organizzazione, tra questi Luigi Cesarini, Nicola D'Angerio, Gianni Fortuna, Francesco Gaudio, Mario Di Marco, ed altri. L'associazione si attivava ogni anno nel periodo natalizio con lo scopo di portare i regali di Natale anche nelle case di quei bambini e quelle persone anziane in stato di bisogno, attraverso le offerte spontanee dei cittadini. Solo nel 1965 l'associazione si fa conoscere in modo più significativo quando promulgherà la sua iniziativa attraverso altoparlanti che funzionavano da piazza Carmine fino a Porta Vallata. L'associazione prenderà veramente piede dal 1966, quando gli altoparlanti ormai saranno installati dalla fontana di piazza Roma fino a Porta Vallata. Ma è anche l'anno in cui molti giovani che le avevano dato vita l'abbandonano. Rimane così, dal 1966, un esiguo gruppo stabile, che sarà tale fino al 1970, che vale la pena ricordare: oltre all'ideatore Massimo D'Ambrosa e quello della prima ora, Gianni Fortuna, si affiancarono Angelo Pepe e Antonio Riselli. Inizia così il periodo più roseo dell'associazione. Un successo che andrà oltre ogni aspettativa perché i commercianti locali e tutta la cittadinanza contribuiranno in modo convinto. Il successo fu tale, che su pressante invito dell'allora Vescovo e Nunzio apostolico Vito Roberti, l'associazione diventò operativa tutto l'anno sotto il nome di "Bontà e Azione dei Giovani". Nel 1968 organizzò la "Settimana Africana", manifestazione alla quale diede un contributo importante anche Alberto Rapa. La Settimana Africana fu conosciuta in tutta Italia perché ne parlò addirittura la stampa e la TV nazionale. Ci furono sette giorni di manifestazioni che coinvolsero la stampa e tutte le autorità, anche a livello nazionale. Il culmine si ebbe con il gemellaggio, in diretta, attraverso un ponte radio, tra Butwe (Burundi) -dove erano stati inviati per l'occasione due amici di Piedimonte, Luigi De Lellis e Gennaro De Francesco - e l'associazione. Solo la vicinanze delle montagne non permise il passaggio delle Frecce Tricolori. Nacque nel 1969 anche il periodico dell'associazione: Butwe, diretto da don Domenico Iannotta. Con la partenza per il servizio militare di alcuni componenti e la chiusura della sua sede originaria l'associazione andò via via perdendo vigore per cessare l'attività presumibilmente nel 1971.
C'è da dire che durante gli anni '60 Piedimonte conobbe un notevole sviluppo
nel terziario proprio grazie all'interessamento del Ministro
Giacinto Bosco. Questo
ministro di S.Maria C.V. amava particolarmente questa terra, che frequentava
molto spesso. Come ministro della Pubblica Istruzione istituì a Piedimonte
numerosi scuole superiori sicché ci teneva a dire, avendone per altro tutte le
ragioni, che a Piedimonte mancava solo l'università. Come ministro delle PP.TT
fece aprire gli uffici di via Annunziata e di Sepicciano. Grazie al suo
impegno in quel periodo arrivarono anche i soldati del Genio a Piedimonte in
pianta stabile per realizzare la carrozzabile che da Piedimonte porta a San
Pasquale. Sempre in quel periodo furono avviati anche i lavori per la
costruzione del nuovo ospedale civile.
Già dall'anno 1956 l'amministrazione
D'Amore
si preoccupava
di cambiare il toponimo della cittadina da Piedimonte d'Alife in Piedimonte
Matese chiedendo alla locale Associazione Storica del Medio Volturno quali
motivazioni potesse addurre a suffraggio di tale richiesta. La risposta ampia
e motivata dell'ASMV non tardò ad arrivare, tant'è che già il 13 Agosto 1970
il Capo dello Stato firmava il decreto della "matesizzazione" di Piedimonte.
Nel 1970 Piedimonte d'Alife cambia nome e diventa Piedimonte Matese.
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