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Le prime
notizie storiche su Piedimonte non vanno al di là del X secolo. Infatti prima di
quella data non esiste alcuna documentazione storica. Le prime notizie
documentate sono del 500 e sono anche quelle più accettate dagli storici.
Secondo tali teorie nei secoli IX-X, in seguito alle distruzioni di Alife
avvenute negli anni 865, 874 e 943, molti abitanti della vicina Alife si
rifugiarono sulle pendici del Monte Cila, da qui lorigine del primo nucleo
abitato di Piedimonte. Si tratta, tuttavia, di una teoria non accettata da tutti
gli storici locali. Il più antico tra essi, larciprete di Isernia G.V.
Ciarlante dice:
...Or secondo il primiero modo descritto ebber origine le terre di
Piedimonte e di Cerrito, questa dalle rovine di Telese e quella di Alife, i cui
miseri cittadini che dalle stragi restaron vivi, in quei luoghi ritornandosi, a
fabbricare cominciarono le loro abitazioni.
Secondo lo storico locale, G.F. Trutta,
Piedimonte risalirebbe al VI secolo, mentre nel IX secolo acquisterebbe la sua
autonomia: Convien dunque affermare che verso il fine del governo dei
Longobardi e nel principio di quel dei Normanni sintroducesse lassegnamento di
territorio separato a Villaggi che venian sollevati alla condizione di Terre; e
che diede occasione a tal dismembramento la rovina di Alife, avvenuta per le
armi e per le fiamme de Saraceni, allorché nellanno di G.C. 865, disfatti in
battaglia campale gli eserciti cristiani, posero a sacco e distrussero Alife; lo
perché i cittadini di lei, colla fuga scampati, avendo accresciuto oltremisura
il numero di abitanti di Piedimonte, Rupecanina ed Ailano, vollero parte di quel
campo che loro spettava come cittadini della desolata loro patria. Non voglio
però dire con questo che, dopo tal Saracinesca distruzione della città
principale, sincominciassero a costruir fortezze e castelli, che prima non vi
fossero stati..., perché le antiche mura di Piedimonte che son sopra la piazza e
la vecchia chiesa di S. Maria, come ancor quelle del suo Castello e della di lui
fortissima torre.....essere debbono duna fondazione più antica, e forse e senza
forse delluscita del secolo sesto, quando di queste nostre belle contrade
simpossessarono i Longobardi.....voglio dir solo che nel nominato secolo Nono
tutti quasi i Castelli e i Villaggi dellAlifano Campo, accresciuti di
abitatori, sinnalzarono alla condizione di Terre, e si divisero il campo
alifano.
Ma lo stesso Trutta avanza una
seconda ipotesi: Della di lei (Piedimonte) immemorabile origine come il più
rispettabile Vico Alifano, anzi Metrocomia de medesimi.....nel finire del
ridetto sesto secolo.....essendole state edificate le mura e le torri, passò
alla condizione di Castello, ma senza che si sottrasse alla subordinazione di
Alife; quindi nel secolo Nono......fecesi grossa Terra, accresciuta di abitatori
da Cittadini, avanzati alle stragi e agli incendi di Alife....., con essersi
prima i medesimi ritirati sul monte Cila e fortificatisi contro gli insulti dei
barbari nelle più volte nominate trincee, fattevi dal Dittator Fabio Massimo, o
più veramente trovatevi ab antiquo, giacché Livio dice in loco alto ac munito,
che sembra voglia dire chera munito da prima. Passata poi quella tempesta.....,
non potendo i miseri alifani tornare alle desolate loro abitazioni elessero di
restare in Piedimonte qual luogo di maggior sicurezza......
Terza ipotesi, sempre del Trutta: Distrutta Alife, a rimasi suoi cittadini
fu duopo se ne edificassero unaltra in Piedimonte non mutandole però il nome
che il sito e la natura dato le avevano da remotissimi secoli.....Che però a
questi tempi può attribuirsi la fabbrica di quellantico, magnifico edificio che
si vede vicino al sito dove fu lantica chiesa di S. Maria Maggiore di
Piedimonte.....,
che altro non fu dal tempo più antico
che un Sedile,
fabbricato da quei nobili alifani che allora nostri cittadini si fecero.
Gli storici locali non parlano mai dellorigine di Piedimonte, ma del suo
accrescimento. Per Ciarlante, Giorgio, Trutta, ecc. esisteva già un piccolo
abitato ma quale sia stata lorigine di esso nessuno ne fa menzione.
Come giustamente afferma D.B. Marrocco, ai tempi dei predetti storici non
esisteva lindagine e la critica storica iniziata solo nell800, per cui più che
storia era mito. Un mito che quasi sempre si collegava alla Grecia ed alla
splendida epopea troiana, ma che ciò nonostante era sempre favola.
La risposta lhanno data gli studiosi dell800 e del 900.
Applicazione delle teorie sulla preistoria
Lhanno data in base ad una
legge generale geo-economica che domina nella preistoria, come nel ricorso
storico medioevale. Leconomia pastorale, lassoluta mancanza di sicurezza al di
fuori della tribù, la transumanza periodica hanno reso necessario che si
abitasse, durante e dopo ogni esodo stagionale in loco alto ac munito,
come diceva Livio. Quando poi cè stato il graduale passaggio alleconomia
agricola, concomitante ad una più vasta e sicura organizzazione politica, allora
la grossa pianura finora insicura ha pigliato gradatamente la prevalenza
sulla montagna povera.
Cosicché, quando larcheologo tedesco Enrico Dressel,
scavando la necropoli sannitica di Conca doro di Alife, constatatò che la
suppellettile delle tombe non andava oltre il V secolo a.C., venne inevitabile
la domanda: e prima? Dove risiedeva la tribus alliphanorum? E evidente
che bisognava cercarla sui monti vicini. Così, dallabitato del Monte Acero sono
derivati i villaggi di Faifolae (Faicchio) nella pianura, da quello di
Civita labitato e i borghi di Bovianum (Bojano), dalla Rocca è venuta
Mucrae (Morcone), dalla neolitica Ceritum in alto, lattuale
Cerreto e Civitella, da Torrevecchia viene Saepinum (Sepino-Altilia).
Questo per constatare la teoria geo-economica solo sul Matese. Lo stesso è
avvenuto per Allifae.
Ma quale fu il posto della città preistorica? Un posto unico, determinato,
vicino, che ci parlasse non per congetture ma attraverso materiale di scavi?
Nissen,
col suo solo sguardo indagatore, fissò la città sannitica dovè ora Castello. A
questa ipotesi egli non fu portato da scavi ma dalla sola teoria generale già
detta. Castello è la collina avanzata, di facile accesso e difesa, di media
altezza, ottima per il passaggio delle greggi. Né gli argomenti oppostogli dal
Von Duhn sono decisivi.
Senonché i grandisosi resti di opere fortificate a sistema poligonale, che si
trovano scaglionati a varia altezza lungo il pendio del Monte Cila, e i non
pochi manufatti preistorici descritti dal Majuri, ivi trovati, mentre hanno confermato la teoria
generale, hanno corretto lipotesi Particolare del Nissen.
Il nostro angolo di terra è stato dunque abitato sul Cila, secondo la nuova
teoria del Majuri, appunto, e fin dal VII sec. a.C., stando solo alla grossolana
tecnica dei suoi muraglioni.
Da qui sorgono due possibilità
che definiscono: 1) di spostamento, 2) di irradiamento.
Spostamento. La tribù sannitica dei pastori del Cila si è semplicemente
trasferita in pianura ed è nata Alife, e da questa sono poi venuti tutti gli
abitati dellager alliphanus. E così ci ricolleghiamo anche alla
tradizione medioevale. Questo non è però accettabile, perché è assurdo che i
pastori del Cila, dopo conosciuta leconomia agraria in pianura, tornassero ad
uneconomia pastorale, peggiore, marginale, più misera, e cioè ad un regresso.
Irradiamento. La tribù del Cila si è irradiata in
diversi punti della collina e pianura. Fra questi rustici villaggetti uno, Alife,
per la miglior posizione topografica, e la maggior produttività della terra, è
prevalso sugli altri, più o meno contemporanei sì, ma periferici, di una
economia arretrata e magra, perciò paralizzati nello sviluppo, e rimasti
nellombra.
Fra questi villaggi
paragonabili oggi alle frazioni che compongono Gioia e Faicchio, Piedimonte
divenne lentamente metroconomia, villaggio centrale. E anche in questo ci aiuta
la geoeconomia. Lo divenne per tre cause: acque abbondanti ai suoi piedi,
posizione ottima di difesa, accesso migliore sul Matese. Sulla seconda ipotesi
si sono fermati i nostri storici, specie il Trutta, e non è da escludersi. Al
Marrocco piace fermarsi sulla terza. Limportanza del villaggio piedimontese è
data proprio dalla sua funzione di transito fra montagna e pianura, fra
pastorizia e agricoltura, fra economia povera e grassa. E una funzione di punto
dincontro del prodotto. Centro di raccolta, punto di contatto fra due epoche e
due civiltà, vertice angolare di due aperture, verso i monti e verso la pianura:
ecco Piedimonte. Irradiamento cilano e funzione di transito, sono il suo
migliore atto di nascita.
Gli avanzi preistorici del Cila
Il Majuri fa unacuta analisi dei luoghi: La posizione centrale e
frontale di sbarramento del Cila ne fece fin da tempo antichissimo un centro di
abitazione e un posto di vedetta e di difesa...... La conferma gli viene dai
grandisosi resti di opere fortificatorie a sistema poligonale..... La struttura
è di tipo primitivo, ed è ben lontana dalla tecnica del poligonale progredito; i
blocchi....sono appena rozzamente tagliati nella faccia esterna; senza piani
quadrati, conservano i piani di posa naturali..... Le dimensioni dei blocchi
variano luno dallaltro..... La base del muro poggia sempre sulla roccia.....
Stando alle Memorie del 1926, sono cinque, così disposte: 2 in basso, 2 al
centro, 1 in alto. Questi cinque semicircuiti del Cila sono lunghi in tutto
7.000 metri. Il primo, alla base del monte, è assai rovinato, ed è composto di
due muri quasi paralleli alla distanza di 7-15 metri. La seconda cinta, duplice,
è molto meglio conservata, e raggiunge in qualche punto i 7-8 metri di altezza. La terza ad un solo muro, è presso lattuale cabina dellEnel, ed è
più bassa delle precedenti. Ci si accorge della loro antichità per la grandezza
e il colore ferrugigno dei blocchi.
Il Majuri conclude dicendo che questi grandiosi resti di difesa sul monte Cila.....non
possono non riferirsi a quello che devessere il centro più importante di tutta
questa regione montana, e cioè allAlife sannitica, di cui lAlife romana, posta
a 3 km. dai piedi del M. Cila, in aperta pianura, non fu che la naturale
continuazione.
Ma se le opere difensive, stando al Majuri, non vanno al di là del VII sec. a.C.,
i manufatti trovati si spingono oltre. Tre punte di selce levigata, due con
peduncolo ad alette, si spingono allepoca neolitica, ben più lontana del VII
sec. a.C.. Vasi in bucchero e vari oggetti ci riportano alletà del bronzo,
finché una borchia bronzea di fattura greca e un mezzo obolo di Fistelia si
attestano del IV sec. a.C.. Trascurando tutto il resto, questi ritrovamenti di
epoche diverse ci danno in sintesi tutta la preistoria e la protostoria del Cila.
E cioè, lurbs Cilae esiste fin dal sec. XV a.C. (?), come primitiva
civiltà italica della pietra, propria degli antichissimi Safineis o Sanniti; è
passata in seguito attraverso letà del rame e del bronzo fino al IV secolo
(moneta di Fistelia), dimostrando con ciò che anche nel IV secolo cera ancora
gente ad abitarvi, e questa gente aveva rapporto commerciale colla Campania osca,
greca ed etrusca.
Alla fine del terzo secolo, quando il dittatore Fabio Massimo, venendo da
Casilinum (Capua) trova Alife occupata dai Cartaginesi, il Cila era
invece solo luogo alto e munito come dice Livio, che non parla più di
oppidum ma di locus. Qui si pone una questione. Se Alife in
pianura esisteva almeno dal V secolo, e sul Cila cera ancora gente nel IV e non
più nel III, dove sono andati questi pastori sanniti rimasti? Non è impossibile
pensare che anzitutto la mancanza dacqua del Cila li abbia spinti nei dintorni
collinosi, e in seguito, le feroci operazioni della seconda guerra sannitica ve
li abbia dispesi.
Era cessata da tempo leconomia soltanto pastorale, e al pastore rimaneva ormai
la montagna e la collina come campo di attività. Poco da fare nella irrigua
pianura, dove il nucleo più forte dellantico ceppo cilano, Alife, che forse
prima serviva da stazione in pianura per la transumanza, era ormai agrario.
Perciò non rimane che fissare in questepoca, dal V al IV secolo, lorigine ad
irradiamento dei nostri umili villaggi, rimasti semipastorali: S. Gregorio,
Castello, S. Potito, Calvisi, Carattano e la stessa Piedimonte (San Giovanni).
Questultima poi, data la posizione, assunse presto laltra funzione di
transito.
E questa una teoria personale del Marrocco, suffragata dal ragionamento e da
qualche indizio. In attesa che eventuali scavi possano confermarla, rimane
sottoposta al giudizio dei competenti.
La vita nel villaggio sul Cila
Il
villaggio si trovava sulla quasi spianata che sta in alto. Essa è riparata a
Nord, essendo inclinata verso Sud. Gli scavi del bacino dellEnel lhanno
affossata nel punto centrale. Qui, in umili capanne dalle pareti a secco,
vivevano i progenitori di tanti fra noi. Vi si doveva svolgere una rudimentale
vita religiosa (lidoletto neolitico lassicura), un mercato tutto fondato
sulleconomia pastorale, e qualche organizzazione giuridica almeno negli ultimi
secoli della sua vita. Progressivamente abbandonato questo villaggio, il governo
sannitico di esso, il Kombennion o assemblea, presieduto dal meddix
tuticus si sarà trasferito in Alife, come il Seggio o Consiglio comunale ad
es. di Piedimonte si trasferì da San Giovanni nel nuovo abitato in pianura,
quando divenne importante.
Tre strade vi salivano dalla pianura (da Coppetelle, Madonna delle Grazie e
Valpaterno), una dalla terrazza a Nord ed una dal vallone ad Est. La
suppellettile delle tombe (per ora sappiamo di alcune alla base del Cila), dal
vasellame e dai monili delle donne, mostra una civiltà avanzata.
Del nome non si sa niente. Una ipotesi del Marrocco è questa: nelle località
protostoriche, il luogo piglia nome dalla razza che lo abita. Così il nome del
villaggio sul Cila dové rispecchiare il nome della tribù che lo occupava o del
suo totem, o del suo capostipite o guida. Vi sono due possibilità: 1) siccome
per labitato in pianura cè il nome sannitico (sabellico) di Alipha, non è
azzardato pensare che possa essere qualcosa di simile quello dellabitato
progenitore; 2) il Trutta fa derivare il nome di Cila ad Acilia,
ma se invece di questa facile etimologia riportiamo il nome non al latino ma al
precedente sannitico, pronunziando anzitutto k con la c,
avremmo un altro nome possibile della località e del villaggio.
Stando solo ai fatti, testimoniati da scavi, possiamo dire con soddisfazione che
unindustria protostorica delle terrecotte era sviluppata nella zona pedemontana,
specialmente nel territorio di San Potito.
Scavi appena superficiali del 1926 nelle contrade Le Fate e Conca dellarena
ci hanno messo dinanzi a due abbondanti stipe, in cui a Le Fate prevalgono
temi architettonici, e nellaltra figure. Ora, che la produzione sia del posto,
non si discute. Il difficile sta nello stabilirne cronologia ed autore. Quanto
al tempo, ci si trova fra la il V ed il II sec. a.C..
Ma al ragionamento di Raffaele Marrocco (padre di Dante) si contrappongono le
pertinenti considerazioni di F. S. Finelli, teologo della Cattedrale di Alife,
nei suoi Cenni storici della città di Alife e Diocesi, Tip. Rinascimento,
Scafati 1928: "Mi astengo di parlare dl altre bellezze, opere darte ed
istituzioni, avendone parlato ampiamente nelle sue Memorie Storiche il Prof.
Raffaele Marrocco.
Su di un punto soltanto non posso convenire col prelodato Professore, ed è la
nuova opinione da lui espressa e sostenuta sullorigine preistorica di
Piedimonte. Da quanto ho detto di sopra, risulta provato che tutti i paesi
dellattuale nostra Diocesi hanno avuto origine da Alife, a cui sono appartenuti
per molti secoli, come sobborghi o casali. Da questa tradizione sembra si sia
voluto allontanare il Prof. Marrocco per assegnare a Piedimonte una diversa e
più antica origine. Egli basa tale sua opinione sulla scoperta di unacropoli
preistorica, costruita con mura ciclopiche a ridosso del Monte Cila. Vestigia
sorprendenti, egli dice, sfuggite a quanti si sono occupati della storia,
dimostrano invece che Piedimonte ha avuta una più antica origine. Queste
vestigia sorprendenti sarebbero lacropoli del Cila, con la relativa Arce
centrale, costruita in mura ciclopiche.
Dal carattere delle murazioni, continua egli, non che dal ritrovamento di
manufatti in selice (o pietra), si conchiude che il Cila era abitato da una
popolazione Osco-Sabellica, anche perchè tribù di altre stirpe Italiche non si
diramarono nelle nostre contrade.
Senza punto menomare il merito dello studio del Prof. Marrocco, mi permetto
osservare che esso sostanzialmente non modifica affatto la sentenza del Trutta e
degli altri antichi storici sullorigine di Piedimonte.
Difatti lesistenza dellacropoli sul Cila non solo era conosciuta, e quindi non
sorprendente, ma fu perfino descritta dal Trutta, il quale, dopo aver assegnato
la probabile origine di Piedimonte allepoca Longobarda, cioè alla fine del VI
secolo, parlando dellinvasione dei Saraceni aggiunge: quindi nel secolo nono
della nostra salute, vale a dire dopo lanno 865 di G. C. fecesi grossa Terra,
accresciuta essendo di abitatori dai cittadini avanzati alle stragi ed agli
incendii di Alife, ai quali era stata sottoposta da questa infedele e brutale
canaglia, con essersi prima i medesimi ritirati nel monte Cila, e fortificatisi
contro gli insulti dei barbari nelle più volte nominate trincee, fattevi dal
dittatore Fabio Massimo, o più veramente trovatevi fatte ab antiquo, giacchè
Livio (L. 22 c. 12) dice: in loco alto et munito, che sembra voglia dire
che era munito da prima (Trutta, diss. 19).
In secondo luogo il Prof. Marrocco afferma, che il villaggio del Cila fu
edificato ed abitato da una popolazione Osco Sabellica, in epoca preistorica.
Ora secondo lopinione più comune di tutti gli Storici, e particolarmente del
Trutta, gli Osci furono appunto i primi abitatori e fondatori di Alife; non reca
quindi meraviglia se fin da quellepoca remotissima, i cui avvenimenti si
sottraggono al dominio della storia, il popolo stabilitosi nella pianura Alifana
abbia costruita larce del Cila, come luogo di rifugio e di osservazione della
sottostante pianura.
E che realmente sul Cila o ai suoi piedi non esistesse allora niun Castello o
Città, diversa da Alife, apparisce dalle parole stesse di Tito Livio che dice:
Fabius quoque movit castra: transgressusque saltum super Allifas loco alto
ac munito consedit", vale a dire: anche Fabio mosse gli accampamenti, ed
uscendo dagli stretti passi, si fermò sopra Alife in luogo alto e fortificato.
Ma se sul Cila ovvero ai suoi piedi fosse esistito un altro Castello, o altra
Città, diversa da Alife, Livio non avrebbe detto sopra Alife, ma sopra il
castello o la città ivi esistente; dunque non avendo fatto allusione a nessuno
altro centro abitato, è segno che la città di Alife era la più vicina al Cila, e
larce, della quale egli parla, non era altro che una fortezza Alifana.
Questa mia affermazione appare anche più logica e ragionevole se si rifletta
alla nessuna attività evolutiva della supposta popolazione del Cila di fronte
allo sviluppo meraviglioso dei loro fratelli della pianura.
Alife, di origine Osco-Sabellica, a poco a poco si civilizza, singrandisce,
forma i suoi eserciti capaci di fronteggiare Roma, e riempie di monumenti
meravigliosi tutta la pianura, per cui scrive una pagina gloriosa nella storia;
gli Osco-Sabellici del Cila invece, che si vorrebbero quasi più antichi di
quelli della pianura, rimangono, per interi secoli, inerti, immobili,
nascosti fra le loro mura ciclopiche senza progredire di un passo nella civiltà,
nell arte e nelle conquiste, per cui la storia li considera come non esistenti.
E possibile che due popoli della stessa razza, viventi nella stessa piaga,
abbiano mostrata indole ed attività così diversa, che gli Alifani si sarebbero
levati a tanta gloria, ed i Cilani rimasti in tanta oscurità?
Si potrebbe soggiungere che anche Piedimonte fu città illustre, la quale ebbe le
sue ville coi suoi criptoportici, acquedotti, ecc.
Rispondo, che se Piedimonte fosse stata una città illustre, distinta da Alife,
la storia ne avrebbe certamente parlato; se dunque esistevano colà ville,
criptoportici e monumenti, essi appartenevano alla grandiosa città dAlife, che
come aveva le sue terme a S. Potito, così aveva le sue ville a Piedimonte.
Questo per la storia. Per la gloria poi, voler respingere lorigine dalla
gloriosa Alife, per andarla a cercare fra gli inerti ed oscuri Cilani, credo che
sarebbe una genesi troppo umiliante per la nobile ed industriosa Piedimonte."
Giovanni Vincenzo Ciarlante: Memorie Istoriche. Giovan
Francesco Trutta: Dissertazioni storiche sulle antichità alifane. Il luogo
dove sedeva il Parlamento locale. Ogni città lo aveva.
H. Dressel.
La necropoli presso Alife - Roma 1885.
H. Nissen
Italische Landeskunde Berlino, 1883.
F. Von Duhn
Italische Graberkunde - 1924 Una famiglia
plebea romana trapiantata in Alife.
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