E’
stata per 130 anni una delle maggiori industrie dell’Italia
meridionale, e senz’altro la prima nel Regno di Napoli, dove ebbe
periodi di monopolio.
I proprietari con responsabilità direttiva e giuridica sono stati:
Egg Gian Giacomo (1813-43), Egg Gian Gaspare (1843-75), Egg Gian
Giacomo (1875-88), Berner Amadeo (1889-98), Berner Guglielmo
(1898-1918), Cotoniere Meridionali (1917-43).
Il blocco continentale decretato da
Napoleone del 21 novembre 1806 contro lInghilterra aveva messo in crisi la fiorente
industria tessile elvetica, spingendo molti imprenditori a cercare
nuove possibilità di sviluppo allestero. Nel Regno delle due Sicilie
si erano ben installati militari, banchieri e commercianti svizzeri,
cosicché anche gli industriali tessili trovarono un fertile terreno.
Infatti negli ultimi decenni del XVIII secolo, furono per primi i mercenari
svizzeri, che costituivano l'esercito privato di ritorno dal servizio sotto i Borboni, a far conoscere ai
loro compatrioti le bellezze naturali dell'Italia meridionale. Nei
loro diari, nelle loro lettere, spesso anche nei loro disegni e nei
loro dipinti, venivano fuori scene pittoresche, quadri di
campagne ubertose, visione di paesaggi romantici, panorami ridenti. Il
Regno delle due Sicilie divenne, quindi, nella loro fantasia popolare
l'Eden e attirò per questo diversi emigrati elvetici in cerca di
fortuna. Non furono casi isolati, ma un rivolo continuo, che portò
operai e artigiani, ma anche imprenditori, soprattutto dai Cantoni in
lingua tedesca, a stabilirsi nel regno dei Borboni.
La fine del secolo XVIII vide per l'appunto l'avvento
dell'industria tessile a domicilio e gli Egg, agiata dinastia di
mugnai svizzeri, già nel 1630 acquistarono nella loro patria gli edifici che nel 1803 trasformarono
in un cotonificio meccanico, che cessò l'attività nel 1876; la
struttura ospitò poi, dal 1897 al 1972, una fabbrica di cartone. Nel
1850 il villaggio svizzero di Ellikon, prevalentemente rurale, contava 100
contadini e solo 16 operai di fabbrica.
Intanto nel Regno delle Due Sicilie la possibilità di coltivare in
loco canapa e cotone, le facilitazioni doganali concesse dalla
monarchia, lofferta gratuita di conventi e monasteri dove installare
la produzione e alloggiare le maestranze (come nel caso dello
stabilimento degli Egg a Piedimonte dAlife), la possibilità di avere
manodopera locale a buon mercato (e in certi casi gratuita, quando si
trattava dei ricoverati degli alberghi dei poveri), unite alle
conoscenze tecniche e alla capacità organizzativa elvetiche diedero
vita ad unavventura imprenditoriale unica nel suo genere. Nellarco
di un secolo sorsero per opera delle famiglie Egg, Wenner, Freytag,
Meyer, Escher, Zueblin, Vonwyler stabilimenti di grandi dimensioni a
Piedimonte, a Fratte, Scafati, Angri, Nocera, Poggioreale e Spoleto.
A richiamare dunque i cotonieri svizzeri in Campania non fu solo la
bellezza del paesaggio ma anche, e soprattutto, la
mancanza di cotone in patria, isolata, come il resto dell'Europa, per
effetto del blocco continentale. Tra essi ci fu anche la partenza di
gruppi organizzati come quello che, in pieno inverno 1812-13, portò un
centinaio di lavoratori a seguire l'imprenditore Giovan Giacomo Egg di
Ellikon (Zurigo), che per primo creò un impianto di filatura e
tessitura proprio a Piedimonte d'Alife. Vi è poi da dire che l'unico posto del vasto impero
francese dove il cotone attecchiva rigoglioso era proprio sulle falde del
Vesuvio, nel Regno di Napoli, allora retto dal cognato di Napoleone, Gioachino Murat.
Egg era nato a Ellikon an der Thur, il 9.6.1765. Figlio di Hans Kaspar, amministratore della giustizia e mugnaio, e di Ursula Arbenz. Fratello di Hans Kaspar e di Johann Rudolf, membro del Gran Consiglio della Repubblica elvetica. Dopo un apprendistato di commercio presso Biedermann a Winterthur, viaggiò per affari in Francia, Germania e Italia. Nel 1803 fondò un cotonificio a Ellikon. Nel 1812 introdusse l'industria tessile nel regno di Napoli con il sostegno del governo locale. L'azienda beneficiò del blocco continentale decretato da Napoleone (1805-13) e, a più lungo termine, delle materie prime prodotte a Napoli, il cotone e la robbia. Nella sua fabbrica di Piedimonte d'Alife Egg diede inizialmente lavoro a 100 operai, reclutati a Zurigo; nel 1840 occupava più di 1000 persone, molte delle quali provenivano da ospizi per i poveri e da penitenziari.Egg,
precedentemente, si trovò nel Regno di Napoli quale agente commerciale.
Fu un intelligente calcolo a farlo restare fra noi: l’assenza della
grande industria cotoniera e il blocco continentale, per l'appunto. Per giunta a Piedimonte il paesaggio gli ricordava la Svizzera, e poi c’era l’enorme
casamento del Carmine, abbandonato. Quindi Egg nel 1812 dalla Svizzera si
trasferì a Napoli ed ottenne appunto da Murat, a Piedimonte d’Alife, il convento soppresso del Carmine, dove impiantò la prima filatura
meccanica e una tessitura a mano, che dava occupazione a circa 200
persone.
Da Carolina, moglie del Murat, ne ebbe l’uso gratuito l’8 giugno 1812: «Art.
1. — E’ concesso a Giacomo Egg di Zurigo l’uso gratuito per anni 16 del
soppresso convento... Art. 4. — Sarà egli tenuto a stabilire pienamente
la sua Manifattura entro un anno.... Art. 5. — E’ intanto autorizzato a
praticare nel locale suddetto, tutte le modificazioni... ». Tornò
in Svizzera e, come già detto in precedenza, ne ritornò con oltre cento
connazionali e la «Manifattura privilegiata di cotoni» ebbe inizio.
Bambagia e robbia per tingere erano comprate a Castellammare. Gran
successo ebbero i primi prodotti: le mussoline fiorate e i fazzoletti cambric.
Tra i connazionali di Egg c'era anche tale Giovanni Giacomo Mayer, zurighese
di Regensdorf, nato nel 1792, figlio di un falegname e orfano in tenera
età. La sua infanzia fu molto travagliata, perché oltre ad aver perso i
genitori, risentiva, come il resto degli abitanti europei, delle
conseguenze delle guerre napoleoniche; tanto da costringerlo a emigrare
all’estero per trovare fortuna.
Egli giunse a Piedimonte d’Alife nel 1817 insieme alla sua futura
moglie, Rachele Wunderli, anch’essa una svizzera, figlia di un setaio
Giacomo Wunderli, morto nel 1813 dopo essere giunto in Italia insieme
alla famiglia in cerca di lavoro. Rachele si sposò con il Meyer nel
1823 a Roma.
Giovanni, giunto a Piedimonte, chiese lavoro a Egg. Il Meyer divenne
molto presto caposala del reparto tintoria e candeggio dello stabilimento. Nel 1824 Meyer si trasferì con la moglie a Scafati (SA)
per lavorare in alcune filande del luogo.
Ma Egg favorì anche la mano d’opera piedimontese, e anche quando
il governo cambiò, e l’usurpatore Murat fu scacciato, rimase in
simpatia presso la Corte borbonica. Interessante è il Regolamento di
polizia emanato da Egg nel 1815. In 21 articoli regolava l’andamento
della fabbrica, i diritti e doveri degli operai, e dava disposizioni
varie. Sanzionato con decr. reale il 16 settembre 1815, fu
letteralmente copiato da molte industrie del Regno.
Un vero monopolio la fabbrica di Piedimonte l’ebbe subito nel 1816
per fabbricare i fazzoletti Balazor o Vignette.
Nel 1818 si arrivò
addirittura ad esentare Egg da ogni dazio sul cotone importato e, nel
1826, ebbe la concessione alla bollatura dei propri manufatti: "Decreto n.501 per la
bollazione delle manifatture di cotone fabbricate nel comune di
Piedimonte di Alife dal Sig. G.G. Egg. Essa verrà eseguita con bollo
di piombo attaccato con fili di seta, nella di cui parte convessa
saravvi l'emblema del cavallo sfrenato; e nella parte concava, nel
primo giro la leggenda, Fondaco di privativa in Piedimonte d'Alife;
nel secondo giro, Fabbrica di cotoneria; ed in mezzo, di
G.G. Egg. (Napoli, 5 gennaio 1826)". Già nel 1820 la fabbrica di Egg
occupava 600 persone, oltre duecento ragazze "apprendiste".
Negli Annali civili del Regno (1833 e ‘34) è detto: « ...
Abbiamo
al presente grandi fabbriche di cotone... Antica è quella del Sig. Egg,
e assai commendata. Ricca delle più belle macchine, numerosa di
espertissimi lavoratori..., ordinata colle più lodevoli discipline,
come le migliori d’Inghilterra, di Francia e della Svizzera. Ond’è che
in Piedimonte tanta operosità regna e dovizia, che ben potremo in breve
appellarla la nostra Liverpool ».
Siamo nel 1834 e "Questo
stabilimento sono più anni che trovasi piantato dall' ingegnoso e
benemerito G. G. Egg che è stato il primo ad introdurre nel regno i
grandi stabilimenti di manifatture. In questa fabbrica vi sono
ventiquattro filande in attività, ed altre dodici sono in costruzione
nell'estero. Le macchine sono situate in un locale costruito a spesa
del fabbricante di 220 palmi lungo a quattro piani, e promettono un
prodotto di cantaia 2850 all'anno di cotone filato numeri bassi. Il
fabbricante assicura che ove aver potesse i cotoni esteri fini con
minor dazio potrebbe fare de' filati da non invidiare i più belli
d'Inghilterra. Vi è una macchina per torcere i filati, altre per
incannare i cotoni orditi. Un metodo e comodi per l'imbianchimento de'tessuti,
la calandra per apparecchiarli all' uso forestiero, il mangano per
l'apparecchio del lino, la tintoria, ed un laboratorio chimico.
Vi sono in attività cinquecento telai co' quali si lavorano in ogni
anno trentamila pezze di tessuti di cotone e di lino, ognuna di canne
nove a venti. A questo stabilimento vi sono destinati 1300 operai, di
cui mille sono femine, e fra queste 220 recluse dell'Albergo Reale, e
trenta altre ragazze povere del Distretto che tutte abitano in un
edifizio costruito appositamente dal signor Egg per contenere
quattrocento recluse" (M. Luigi Rotondo, Saggio politico
su la popolazione e le pubbliche contribuzioni del regno delle Due Sicilie,
Tip. Flautina, Napoli 1834).
Dai "Saggi delle Manifatture napolitane esposti nella solenne mostra
del 1838
(da Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, 1839) si può leggere:
"L'arte del filare e del tessere il cotone, la quale ha fra noi tanti
magnifici opifici in Salerno , Angri, Scafati, ed il magnificentissimo
di Piedimonte, dove la filatura è
giunta al numero 60 , e dove tante specie di bambagine egregiamente si
fanno, si arricchì di due novelle filande, entrambe in Salerno, e può
mostrare mussoline a stampa e coperte di mollettone che non ci
fanno punto invidiar le straniere. Grande è ancora la povertà nostra
nell'arie del lino; ma le due cospicue manifatture
che da poco in qua il filano e il tessono, l'una per cara dell'Egg,
l'altra nel Reale Albergo de' poveri, si son vedute
progredire............. Tra quelle messe in mostra, le
produzioni di due soli linifici meritarono speciale considerazione,
l'uno posto in Piedimonte , l'altro nel
Real Albergo de'poveri. Il Signor Egg ha continuato ad aggiungere le
tele line alle bambagine, né solo ci ha dato fazzoletti e dog di lino,
ma adoperando la macchina di Jacquard ha prodotto tessuti di lino all'
uso di Fiandra di svariati disegni." Altro esperimento interessante fu l’educazione a Piedimonte di 100
fanciulle,
figlie di nessuno, del
Reale Albergo dei poveri di Napoli.
La prosperità era grandissima: nel 1834 erano 1300 gli operai manifatturieri in Piedimonte! Il
Fondaco di privativa in Piedimonte — Fabbrica di cotoneria — G. G. Egg,
appariva come un imponente edificio di quattro piani, lungo 250 piedi.
Al piano terreno stavano macchinari, al 1° cardi e laminatoi, al 2° e
al 3° i filatoi. Nel cortile vi erano le ruote ad acqua, lavaggio,
imbiancatura e tintoria. Accostò officina meccanica e fonderia. I primi
170 telai Jaquard del Regno funzionarono proprio a Piedimonte. La fabbrica, coi suoi
cinquecento telai, produceva quasi quattromila quintali l'anno di
cotone filato e circa trentamila pezze di "tela bambagina". A sue spese, ben
10.000 Ducati, Egg nel 1842 fece scavare un canale, per convogliare
l’acqua di Toranello nella sua fabbrica.
L'impegno degli industriali tessili svizzeri in Campania continuò
anche con la loro seconda generazione, della quale faceva parte anche
Giacomo Filippo Buchy, nato il 18 novembre 1836 a Piedimonte d'Alife dove il
padre, in rapporti di affari con la manifattura Egg, si era stabilito
con tutta la famiglia tra la fine degli anni venti e gli inizi di
quelli trenta. Giacomo Filippo Buchy fu per qualche tempo in Irlanda
interessandosi di filatura meccanica. Poi fece ritorno nell'Italia
meridionale stabilendosi a Sarno dove, nel 1873, insieme all'irlandese
Strangman rilevò la piccola fabbrica di organdis fondata dallo
svizzero Rodolfo Glarner.
Lo stabilimento Buchy-Strangman divenne in poco tempo una rinomata
fabbrica che arrivò ad occupare fino a 1.500 operai. Lo stesso Buchy
divenne sindaco di Sarno dal 1895 al 1897 risolvendo numerosi problemi
cittadini e lasciando ai posteri l'omonimo palazzo, principesca dimora
della famiglia e raffinata testimonianza della cultura industriale del
tempo.
Quella di Piedimonte rimaneva, tuttavia, il fiore all'occhiello del
Regno di Napoli. Stentiamo quasi a credere all’autorevole ed ufficiale pubblicazione!
In poco tempo
1200 operai di cui 200 erano fanciulle bisognose del Regio Albergo dei Poveri di Napoli, che ben
presto
arrivarono a 300, tutte indolenti e ladre, furono tenute prima troppo schiave, poi dal 1841 con una relativa libertà. È qualche cosa che interessa molto le attività sociali di oggi.
Tuttavia occorreva comunque distinguere tra la retribuzione
giornaliera accordata ad un operaio fornito di una specifica
competenza, come il filatore o il tessitore, e quella di un generico,
oltre le differenze nei compensi spesso riscontrate nei vari
stabilimenti di un medesimo comparto e territorio. Nel 1840 un
filatore del cotonificio Egg, pagato a cottimo in base al peso del
cotone filato prodotto riusciva in media a spuntare un salario di
25-30 grana al giorno. Senza alcuna cura per il lavoro dei minori,
tutelato per legge in Gran Bretagna fin dai primi decenni del secolo,
nello stesso opificio lavoravano alle macchine per filare e alla
carderia rispettivamente ragazzi e ragazze di appena 6-8 anni pagati
con un salario di solo 3-6 grana al giorno, aumentabile secondo le
capacità e l'impegno dimostrati fino a 10. Gian Giacomo Egg morì a 78 anni il 18 agosto 1843, e fu sepolto
nella piramide del piccolo cimitero protestante di Piedimonte, tutt'ora
esistente.
A lui
successe il nipote Gian Gaspare Egg. Dagli Annali Civili del 1844 possiamo rilevare:
"Eravamo dolenti della perdita fatta per morte del benemerito
industrioso Cav. Gio. Giacomo Egg, al quale non solo Piedimonte di
Alife era riconoscente pel bene arrecato a quella popolazione col
gigantesco opificio ivi eretto sin dall'anno 1815, ma tutto il paese
ammirava in lui l'uomo versatissimo nella meccanica industriale, e
nelle scienze economiche commerciali. La nostra mestizia si è
temperata, quando abbiamo ravvisato nel nipote di lui Sig. Gaspare Egg
conoscenze non ordinarie di meccanica, e vedute commerciali assai
commendevoli: di talché lungi dal sospetto di potersi rallentare
l'operosità di cotesto opificio, concepiamo fondate speranze ch'esso
ingrandirassi maggiormente, e che il signor Egg nipote non mancherà
d'ingegno per darci a migliori condizioni dello straniero quelle cose
di nuovo lavorio e di svariati disegni, che la mente dell' uomo crea
per alimentare i capricci della moda. E parlando delle tele di lino,
de' dog, de' servizi di tavola e di molti altri scelti lavori che la
fabbrica di Egg ha presentato in questa esposizione, diremo che non
mai tanto ricca di produzioni di ogni genere si è mostrata quanto al
presente: e che i prezzi essendo stati trovati dal pubblico più
discreti degli altri Opifici, il sig. Egg ha smaltito nel solo
edifizio della esposizione per circa mille ducali delle sue
manifatture.
Or se il pubblico ha stimato di giovarsi del buon mercato de' prodotti
della fabbrica di Egg, spetta a voi, 0 Signori del Reale Istituto, di
premiarlo ampiamente, affinché in avvenire cotesto bene si riproduca
con maggiore effetto".
Intanto la situazione si evolveva e Don
Gaspare dovette affrontare la concorrenza dei nuovi cotonifici di
Salerno che avevano un macchinario più moderno, dov’è subire i danni
dell’alluvione del ‘57 e, cosa ben più grave, i mutamenti
politico-economici del ‘60. Garibaldi dittatore, abolì di colpo il
sistema doganale del Regno ed il protezionismo di Casa Borbone
generando il caos nell’industria meridionale.
A Piedimonte furono subito licenziati 600 operai. Sebbene non più
potente, la Ditta rimase però forte. Al 1° ottobre ‘61 si producevano
ancora 480.000 Kg. di filati e 1.700.000 di tessuti di cotone e lino
all’anno, per il valore di L. 1.000.000 oro. Non più tessuti di pregio
ma articoli correnti. Con tutto ciò ancora un primato in Italia con le
tele domestics.
Nella relazione dei giurati dell'Esposizione italiana tenuta a Firenze nel 1861 si legge che
"La ditta G. G. Egg, che
mantiene a Piedimonte d'Alife (Terra di Lavoro) un grande opificio per
la filatura e tessitura meccanica del cotone, inviò all'Esposizione
italiana dei filati, dei madapolam e dei tessuti greggi, nonché dei
tessuti damascati per tovaglie.
II Consiglio dei Giurati, esaminati i suddetti oggetti, conferì alla
medesima la medaglia di primo grado, per la precisa esecuzione dei
suoi damascati da tovaglie e per la resistenza dei suoi filati.
Questo stabilimento industriale, fondato verso il 1835 dal fu cav.
Gio. Giacomo Egg, tiene occupati 916 operai d'ambo i sessi, con salari
che variano da lire 0,25 a lire 5 al giorno; lavora annualmente
chilogrammi 540.000 cotone stoppa, del quale cinque sesti di
Castellammare e un sesto d'America, del valore complessivo di circa
lire 900,000; e produce chilogrammi 450.000 di filati dal num. 3 al 40
inclusive per un valore di lire 1,300.000. Con porzione di questi
filati si fabbricano annualmente 1.700.000 metri di tessuti diversi,
del valore approssimativo di un milione di lire. Sessanta macchine
filatrici di diversi sistemi con 15,000 fusi, e 250 telai, e tutte le
altre macchine accessorie sono poste in azione da quattro turbine
della forza complessiva di 110 cavalli."
Negli "Annali del Ministero di agricoltura,
industria e commercio vol. 103 sulle condizioni degli operai nelle
fabbriche, Roma 1877" si legge che nella provincia di Caserta non
vi erano industrie minerarie: le donne e i fanciulli venivano
impiegati nei lanifici, nei setifici e nelle cartiere.
A specifici quesiti posti dal Ministero le risposte di taluni
industriali, come G.G. Egg, accennano all'età dai dieci ai dodici anni
per limpiego dei fanciulli nelle loro fabbriche. Ma taluni sindaci
dicono dagli otto anni in su. Il sindaco di Santa Maria aggiunge che i
fanciulli cordari si vedono al lavoro addirittura dai 6 ai 12
anni.
Gli industriali di Piedimonte non ammettevano fanciulli al di sotto di
nove anni. L'orario era sempre uguale per tutti gli operai, e poteva
calcolarsi in media di 10 ore in inverno, e di 12 ore in estate, con
l'intervallo di un'ora di riposo e colazione nell'inverno, e di ore
due nell'estate.
Nel tempo stabilito pel riposo, a mezzogiorno, parte di esso in alcune
cartiere veniva impiegato per la scuola degli operai.
Nella filanda Egg a Piedimonte, quando una parte delle macchine era in
movimento anche la notte, la durata del lavoro notturno era di ore 10,
al quale attendevano gli operai che non avevano lavorato nel giorno.
Tutte le industrie erano concordi nell'affermare che l'istruzione dei
fanciulli ammessi nelle fabbriche era quasi nulla, e che appena pochi
di essi sapevano leggere e scrivere. Sulla seconda parte del quesito
stesso le opinioni però erano discordi, taluni ammettevano che la
durata o la precocità del lavoro recavano ostacolo allistruzione.
Quella del signor Gaspare Egg, fabbricante in Piedimonte d'Alife, con
varie e particolareggiate ragioni si adoperava per dimostrare le
tristi conseguenze di una limitazione di lavoro, dal lato economico,
sia pei fabbricanti, sia per la classe operaia." A Don Gaspare, morto il 17 dicembre 1875, successe il figlio
Giov.
Giacomo Egg, nato nel 1840, che però volle far cose troppo in grande. Trasferì la sede
della Ditta a Napoli, fece grandi lavori nel cotonificio, fastosi
ricevimenti a Napoli — e vi andò perfino l’allora Principe ereditario,
Vittorio Emanuele III — finanche scavi archeologici a Concadoro presso
Alife, e intanto comprava a credito con denaro prestato dallo svizzero Amadeo Berner. Questi, dopo avergli dati quasi tutti i suoi capitali,
volle garantirsi, e ipotecò l’azienda, valutata dai periti L.
1.360.684.
Berner ed Egg, precisi ma duri, arrivarono alle brutte, e lo
sventurato Egg, dopo aver perduto anche in Cassazione, finì cacciato
dal cotonificio e anche da una casa ove s’era ridotto colla famiglia.
Nel 1882 G.G. Egg, ormai in ristrettezze economiche, offriva in
vendita al Museo Nazionale di Napoli una serie di oggetti da lui
rinvenuti tra il 1880 e il 1884 nel corso degli scavi nella necropoli
alifana di Conca d'Oro dove, per l'appunto, aveva acquistato una casa con un appezzamento di terreno nel 1877. La proposta di vendita comprendeva
parti ben conservate di dodici cinturoni e vari ganci e frammenti. Morì nel 1923 a Zurich, lasciando scritto: « ... Non c’è rosa senza
spina, ma Piedimonte non cessa di essere un sito incantevole e
prediletto per chi vi è nato..., e quantunque lontano, sarà sempre
indimenticabile ».
Il Berner, nato nel 1828 a Kuln nel cantone di Argovia, s’era
trovato fra noi nel 1860 per commercio. Riaprì dunque il cotonificio dopo
tre anni di chiusura, con macchinario nuovo. Volle fra l’altro la
centralina elettrica (1898), una delle prime in Campania.
Dal 1898
affidò al figlio ing. Guglielmo Berner, «Willy», la direzione, e visse a
Napoli fra lusso e beneficenze. Morì il 2 maggio 1914.
Col nuovo macchinario automatico la mano d’opera fu ridotta a meno
di 600 operai, e per essa nel 1904 ci fu uno «spaccio» per i generi
alimentari, e nel 1906 una cooperativa. Ma nel 1911 ci fu però un lungo
sciopero e quando Guglielmo rimase solo
di famiglia a dirigere, non si sentì più di continuare, e vendette
tutto alle Cotoniere Meridionali dello svizzero Roberto Wenner per L. 800.000 (str. per Not. Dragoni,
30 luglio 1917). Il cotonificio risultò allora di 12.222 fusi per
filatura, 464 telai meccanici per tessitura e 3 piccole centrali
idroelettriche, ma perdette garzatura, aspamento, ritorcitura e tintoria, tutte
operazioni portate altrove.
In verità la
legislazione varata dal governo italiano durante la prima guerra
mondiale già aveva messo in difficoltà i soci tedeschi dei Cotonifici
riuniti di Salerno (sorti il 25 maggio 1916 dalla confluenza di due
accomandite - la Schlaepfer Wenner & C. e la Aselmeyer & C. con
stabilimenti a Fratte di Salerno, Nocera Inferiore, Angri e, dal 1917,
Piedimonte d'Alife), costringendoli ad abbandonare l'Italia. Il
decreto luogotenenziale 24 marzo 1918, n. 414 estendeva le norme in
vigore contro le aziende appartenenti a sudditi di stati nemici anche
"a quelle esercitate da sudditi italiani e di Stati alleati o
neutrali" aventi rapporti col nemico, fornendo ad "alcuni intriganti"
l'occasione per denunciare gli svizzeri come rei di alto tradimento
per commercio con il nemico.
Nel
maggio 1918 loperazione si concludeva con la nomina di Bruno Canto
(già braccio destro di Wenner e artefice delloperazione, spedito a
Napoli dal Rettore della Bocconi) a Direttore Generale e
Amministratore delegato delle Manifatture Cotoniere Meridionali (MCM),
ragione sociale da cui è cancellata la denominazione Roberto Wenner &
C.
Canto impegnava lazienda nei primi anni Venti in una larga espansione
produttiva a debito, facilitata dalla svalutazione monetaria e
dallipotesi di conquista dei mercati esteri. Tale politica prosegueva
anche quando, in seguito al fallimento della Banca italiana di sconto,
il Banco di Napoli, istituto di emissione, entrò in possesso del
pacchetto azionario di controllo dellimpresa.
Dalla fine del 1926 cominciarono
progressivamente le difficoltà del gruppo fino a quando, nellestate
del 1930, il Direttore Generale del Banco di Napoli decise di
affidarne la gestione allex Ministro del Tesoro prefascista, Giuseppe
Paratore.
La scelta di Paratore alla Presidenza delle Manifatture cotoniere
meridionali comportò il ridimensionamento della grande industria
cotoniera, ma ne consentì la sopravvivenza nella difficile congiuntura
degli anni Trenta. La nuova amministrazione si pose lobiettivo di
normalizzare le eccessive ambizioni della gestione Canto, soprattutto
ora che le scelte di politica monetaria del Fascismo imponevano un
drastico taglio allo sbocco estero.
Durante l’ultimo periodo, sotto la direzione tecnica di G.
Brioschi, la produzione ebbe forti oscillazioni, e non restò a
Piedimonte altro mercato che la Somalia Italiana e la Cecoslovacchia.
Si ripigliarono in compenso attività sociali già attuate da Don
Gaspare Egg quando nel 1849 creò la cassa di risparmio per gli operai,
la fornitura di farina e alimentari, e un premio mensile agli
infortunati sul lavoro (specie di assicurazione). Così nel 1928 si ebbe
uno « Spaccio» dove circa 600 operai compravano tutti i loro alimenti
col 20% di sconto. Sorse pure il dopolavoro femminile, l’ambulatorio e
l’asilo-nido completo, con sala di allattamento. Nel 1928 ogni operaia
lavorava sei telai automatici, e riscoteva sulle L. 250 a quindicina.
Ma arrivò la grande guerra e il martedì del 19 ottobre 1943 il cotonificio veniva raso al suolo dai
guastatori tedeschi. Terminava così un’opera che aveva avuto rinomanza
nel campo sindacale e assistenziale, e che aveva svolto una funzione
veramente storica, durante il blocco continentale di Napoleone, nel
Reame di Napoli. Nel 1948 le cotoniere volevano ricostruirlo, ma come
lanificio. Perciò costituirono una S.p.A. Manifatture Tessili
Meridionali, ma che poi fu sciolta, e da allora non s’è parlato più di
nulla, pur avendo incassati miliardi per danni di guerra. Dopo il
bombardamento della fabbrica ad opera dei tedeschi sono rimasti in
piedi per diversi anni alcuni ruderi tra cui due imponenti ciminiere.
Poi, negli anni ’70, vi è stata la sistemazione dell’intera area con la
copertura del Torano e la realizzazione di una nuova ampia piazza
(piazza Carmine), che oggi rappresenta il centro vitale di Piedimonte.
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