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Il Viceregno di Napoli nel sec. XVII                                                         

di Giuseppe Coniglio

Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1955 - p. 56-57

 

 

A Piedimonte d’Alife prosperava nel sec, XVI la lavorazione del cuoio e del rame, mentre la produzione della carta e le industrie tessili avevano un respiro molto più ampio. Favorita dalla possibilità dei pascoli che offriva il vicino Matese, era notevole La produzione della lana, che veniva pulita, filata e tessuta sul posto. Nel sec. XVII si ebbe addirittura un tentativo di monopolio da parte di Alfonso Gaetani duca di Laurenzana che, nel periodo in cui fu signore di Piedimonte, dal 1626 al 1645, raccolse tutto il prodotto della zona e istituì a Napoli un magazzino per la vendita, cui arrise notevole successo. L’attività progredì al punto che fu necessario lavorare anche nei giorni festivi e si chiese ed ottenne a tale scopo un breve papale, concesso da Alessandro VII il 4 luglio 1661. Le maestranze costituite da alcune centinaia di operai avevano propri statuti, riconfermati nel 1630 da Alfonso Gaetani e, segno che l’attività continuava ancora, da Nicola Gaetani nel 1788. Si ha qualche dato sulla produzione che, nel 1684, era di 2000 canne, cioè m. 5300 circa, per una sola qualità, lo strafino rosso e, da alcuni campioni conservati ancora oggi nel Museo di Piedimonte, appare che i tipi e le qualità erano diverse, una decina circa. La produzione doveva essere di notevole quantità, se tra l’altro riforniva di tessuti la flotta. Né vi si tesseva solo lana. Lino e canapa erano prodotti e lavorati nella zona e la canapa veniva anche esportata. Si producevano polveri piriche e nel ‘600 si iniziò anche la lavorazione delle ceramiche. Queste condizioni perdurarono e nel 1730 si giustificava la concessione del titolo di città, ponendone in rilievo le floride condizioni economiche e citando particolarmente la produzione di panni, simili a quelli prodotti in Inghilterra ed in Olanda. Nel 1754 vi lavoravano 311 operai, regolarmente riuniti in cooperazione. La fabbrica della carta, già in efficienza fin dal sec. XVI, ne produceva di 18 tipi diversi. Era un notevole centro di commercio; vi si tenevano quattro fiere annuali ed un mercato bisettimanale, mentre la produzione dei cereali era non solo sufficiente ai bisogni del paese, ma oggetto di esportazione. Bisogna tener presente che il privilegio venne concesso prima che il regno passasse a Carlo di Borbone, nel terzo decennio del sec. XVIII e pur non tenendo conto dei numerosi ed espliciti riferimenti ai secoli XVI e XVII, bisogna ritenere che le condizioni esposte nel documento non dovevano essere state diverse da quelle esistenti nel sec. XVII. Non si potevano improvvisare tessitori ed addetti alla lavorazione di lana e carta, se non se ne aveva la capacità. Era ben diverso trasportare grossi carichi o vestire la livrea di un signore dallo svolgere un lavoro proficuo, che richiedeva non solo buona volontà, ma anche competenza specifica acquistata attraverso lunghi anni di apprendistato e l’iscrizione alla corporazione.

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