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PIEDIMONTE MATESE        
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Piazza Roma

  DATI IDENTIFICATIVI   NOTIZIE SU.....
  Comune   in provincia di Caserta
Latitudine   41*35' N - Longitudine 14*36' E
Altitudine   172 m
Superficie   41,34 Kmq
Abitanti   11.503 (ISTAT 2010), piedimontesi
Densita'   278 Ab/Kmq
Frazioni   Sepicciano
CAP   81016
Prefisso telefonico   0823
Codice ISTAT   061057
Codice fiscale   82000790616
Codice catasto   G596
Zona climatica   C
Pericolosita' sismica   Zona 1
  PIEDIMONTE MATESE  
     
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  Segnale sismico zona del Matese  

Orario pullman e treni

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Giovanni Petella: LA LEGIONE DEL MATESE DURANTE E DOPO L'EPOPEA GARIBALDINA  http://pm2010.altervista.org/new.gif
PRODOTTI TIPICI DEL MATESE

Il Matese, di cui Piedimonte si fregia di esserne la porta di accesso del versante casertano, è terra di pascoli e di transumanza per cui le carni ovine, bovine e suine, che devono la loro genuinità agli incontaminati pascoli delle pendici matesine, come tutti i derivati del latte, recitano un ruolo da protagonista.
Tolte le consuete cotture alla brace ed allo spiedo, si possono gustare: l'agnello o capretto alla pecoraia, tagliato a pezzi e cotto con acqua, sale, cipolla e naturalmente peperoncino per essere poi servito su fette di pane abbrustolito; lo spezzatino di capretto alla cacciatora; l'agnello cace e ova del Matese, infine la pezzata, carne di agnello cotta secondo le antiche ricette della antica transumanza, cioè fatta bollire per ore in grosse caldaie con gli odori reperibili nei luoghi del bivacco.
A Piedimonte Matese la gastronomia locale, oltre a quella tipica del Matese in generale, offre una notevole varietà di piatti locali tipici, come: la pasta fatta in casa (laine e fagioli o ceci), i cavatelli sempre fatti in casa, la zuppa di sedano con baccalà, la minestra m'maritata (pezzi vari di suino farciti in un miscuglio di verdure del territorio), cardilli e fagioli, i casatelli di pasta fatta in casa ripieni prosciutto, uova, formaggi e cotti nel forno a legna; i caniscioni sempre di pasta fatta in casa ripieni di verdure del territorio e cotti nel forno a legna.
Nel supplemento ordinario n. 48 alla “Gazzetta Ufficiale” nr. 141 del 20 giugno 2014, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha pubblicato il proprio decreto, afferente la quattordicesima revisione dell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Per il Matese sono stati riconosciuti tutti i formaggi. Si tratta del “Caciocavallo del Matese”, del “Caso maturo”, del “Casu rè pècora del Matese”;, del “Formaggio morbido del Matese”, degli “Scamorzini del Matese”; della “Stracciata del Matese”.
I salumi evocano immediatamente sapori e profumi che da sempre solleticano il palato di quanti apprezzano il gusto e la qualità delle carni suine. Parlare di qualità è indispensabile quando si vogliano gustare salumi degni di questo nome e non semplici insaccati insaporiti senz’arte, perché è proprio la qualità delle carni l’elemento fondamentale per la riuscita di prodotti eccellenti. Nel Matese la macellazione e la lavorazione delle carni di maiale vantano tradizioni antichissime, spesso tramandate per generazioni. 
Negli ultimi anni molti produttori locali hanno deciso di investire nella produzione di salumi di maiali di razza casertana. Una razza che era quasi scomparsa dal territorio e quasi dimenticata, ma con carni dal sapore unico. Il recupero e l’allevamento di questa razza ha portato alla nascita di una nuova linea di prodotti. Il fiore all’occhiello è il Culatello del Matese, nato con l’aspirazione di creare, sul territorio, un prodotto dal sapore eccezionale, adatto ai palati di tutti.
Il Culatello del Matese viene ottenuto da maiali dal peso di almeno due quintali, il cui grasso sottocutaneo conferisce alle carni proprietà organolettiche apprezzatissime, soprattutto dagli intenditori. Il Culatello del Matese è un prodotto unico, stagionato in cotica e non in vescica, dalla salatura e dell’aromatizzazione con una miscela di erbe del territorio. Molto sviluppata è la produzione di salsicce e soppressate con metodi di lavorazione tradizionali, anche leggermente affumicate. Una menzione a parte merita il prosciutto di Pietraroja (versante beneventano del Matese). Il prosciutto di Pietraroja grazie all’aria fresca del paese, situato ad oltre 800 metri slm, è rinomato per la sua essiccazione naturale, che avviene solitamente all’interno di vecchie cantine nelle quali sia i paesani che gli abitanti dei paesi limitrofi portano i loro cosci da stagionare. Le prime notizie della tradizionale produzione dei rinomati prosciutti di Pietraroja, risalgono al ‘700 quando il Duca di Laurenzana di Piedimonte non faceva mai mancare nella sua mensa una buona quantità di questo prodotto.
Alife ha le sue eccellenze gastronomiche riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico, come la Cipolla Alifana e il Fagiolo Alifano, come il Cera. Nel Comune di Valle Agricola e nella fascia pedemontana del Massiccio del Matese si produce in piccole quantità una lenticchia molto pregiata, detta "lenticchia di Valle Agricola". E' un ecotipo locale di medie dimensioni e colore piuttosto scuro. La buccia sottile favorisce la cottura ed esalta il sapore intenso, caratteristico e pregiato. Le regole di coltivazione rispecchiano la tradizione colturale dell'area: infatti i campi non sono molto estesi, continuano ad essere familiari e la lenticchia viene utilizzata soprattutto per il mercato locale, conservata in sacchetti di tela grezza a trama grossolana e sfruttata soprattutto essiccata per la preparazione di piatti della cucina tradizionale locale. Nei comuni di S. Gregorio Matese, Gallo Matese e Letino si coltiva un ecotipo locale di fagiolo dal baccello di colore ocra e dimensioni piccole; i legumi sono di colore bianco, piccoli con cicatrice ilare mediamente evidente, di forma depressa, reniforme non accentuata, buccia sottile, sapore delicato, elevata digeribilità la pianta a portamento rampicante, ad accrescimento indeterminato, alta 1 metro, tradizionalmente tutorata al mais rosso locale, fiore di colore bianco.
Il bosco e la campagna del territorio offrono prodotti tutto l'anno, come i famosissimi funghi porcini (Boletus Edulis e fam.) del Matese, ma anche pioppini
(Cyclocybe aegerita), chiodini (Armillaria mellea), trombette di morto (Craterellus cornucopioides) e orecchioni (Pleurotus ostreatus).
E' possibile raccogliere e cucinare alcune tra le più interessanti piante spontanee alimentari, ricche di sapore e di benefiche proprietà. Le piante che vi propongo sono molto diffuse, facili da riconoscere e da usare, perfette per comporre piatti eleganti, profumati e colorati: l'origano, la santoreggia, gli asparagi, i germogli di luppolo e di vitalba (Clematis Vitalba).
Parlando di vini è d'obbligo citare in primis il Pallagrello (o Pallarello). E' il nome tradizionalmente attribuito ad un vitigno autoctono dei monti del Matese. Nel dialetto locale, pallarello significa infatti "rotondetto", in riferimento agli acini del grappolo, che hanno forma piccola e tonda. È uno dei pochi casi di vitigno a bacca bianca e rossa.
E' un vino storico, valorizzato da Ferdinando IV di Borbone per la bellezza della vigna, che decise di valorizzare ordinando ai sui giardinieri la creazione della Vigna del Ventaglio: «Un semicerchio – si legge in una descrizione del 1826 – diviso in dieci raggi, tanto somigliante ad un ventaglio che ne ha preso e ritenuto il nome. Ciascun raggio, che parte dal centro, ov'è il piccolo cancello d'ingresso, contiene viti d'uve di diversa specie». Nei dieci raggi, altrettante diverse qualità di uve, tutte del Regno delle Due Sicilie, ma solo due campane: il Pallagrello bianco e nero, varietà all'epoca denominate Piedimonte bianco e rosso dal luogo di provenienza.
«I vini di questa contrada – si legge in un Dizionario geografico del ‘700 – sono eccellenti così bianchi come rossi, e sono de' migliori del Regno così per loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli, e sono stimatissimi ne' pranzi».
I Borbone lo offrivano come regalo di pregio ai propri ospiti e lo includevano, con il nome di "Piedimonte rosso" (vista la provenienza dall’omonima zona del Matese), tra i vini presenti nei menu e nelle carte dei vini per le grandi occasioni, accanto ai più titolati vini francesi.
Si ricorda ad Alife anche il vino della località S.Michele, citato nell'enciclopedia dei vini del Veronelli.
L’olivicoltura di qualità sta crescendo molto nel territorio matesino, grazie all’impegno profuso di associazioni, professionisti, enti, imprenditori, e non per ultimi gli olivicoltori che stanno acquisendo la grande consapevolezza che con l’impegno l’olio buono si può fare. Fra i migliori oli extravergini del mondo c’è anche il Matese con l’azienda Antico Podere Matesino, nata da poco più di un anno e già fra le migliori realtà territoriali. L’olio del Matese, medaglie d’oro al Concorso Internazionale EVO IOOC. Ma sono già numerosi i privati e le cooperative del Matese che producono oli extravergine di oliva nel pieno rispetto delle tradizioni. La Cooperativa Colline del Matese, costituita nel 2000 da 20 soci fondatori; il Tondello del Matese coltura monovarietale autoctona, come il Koinè; La spremitura viene fatta esclusivamente mediante procedimenti meccanici a ciclo continuo e consente di mantenere nell'olio tutte quelle qualità nutrizionali che si trovano nel frutto degli ulivi.
Mediante questa lavorazione si possono ottenere un oli di oliva extra vergine di altissima qualità, dal sapore unico, con bassissima acidità e dalle indiscutibili proprietà nutritive. Sono oli ottimo sia per condire a crudo (provatelo su bruschette e insalate!) che per condire pietanze calde, apportando ad ogni piatto tutta la loro decisa fragranza.
Un grande impulso al settore oleario locale attraverso meeting, mostre-mercato e corsi ad hoc è dato dall'encomiabile associazione GastroliArt.
Quando si dice che quanto esposto “è finito tutto a tarallucci e vino”… vale a dire che “tutto è finito nel migliore dei modi”, è significativo che proprio il tarallo sia il protagonista di un detto così amichevole!
Simbolo di unione, di benevolenza e di allegria, associato da sempre a momenti piacevoli: vi era l’usanza, fino agli anni ’70, quando si festeggiavano i matrimoni nelle grandi aie di campagna, di offrire accanto ai confetti e alle pastette, una gran quantità di taralli, anche nelle varianti con le uova o con il “naspro”. Un prodotto tanto semplice quanto gustoso, che nei suoi ingredienti raccoglie alcuni tra i frutti caratteristici della terra matesina: olive e grano!
In tutti i comuni del Matese troviamo un’importante tradizione nella produzione di prodotti da forno, che trae origini dalla storia, dalla cultura e soprattutto dalla ricchezza degli ingredienti disponibili. Alla produzione del tarallo classico si è affiancata quella di altre specialità: taralli dolci, biscotti (tra cui spiccano quelli di San Gregorio Matese e Valle Agricola), freselle e dolci; tutte prelibatezze che raccontano la storia gastronomica matesina! Il sapore unico e l’alta qualità di tutti questi prodotti li rende adatti ad essere consumati in qualsiasi occasione.

Cronologia completa dei terremoti nel Sannio-Matese        -           Il terremoto del 5 giugno 1688
 

DIRITTO CANONICO
  1872, quando i monsignori della Diocesi di Alife si contendevano
la cura arcipreturale di Sant' Angelo

 
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